LA VISIONE DI FUTURO È DECISIVA
Non credo che la dicotomia destrasinistra sia superata, come spesso sostengono voci talvolta interessate a proporre una nuova geografia politica per mero calcolo elettoralistico. Oggi, tuttavia, il voto è evidentemente sempre meno condizionato dalle ideologie del Novecento. La crescente ostilità verso le élite e verso la conoscenza testimonia come la scelta della propria rappresentanza sia dettata principalmente dal fatto di sentirsi pienamente inseriti nel sistema dominante, oppure di esserne in qualche misura vittima. Detta in altri termini, il punto è se si pensa che i vantaggi del vivere nel mondo attuale siano superiori agli svantaggi.
Al netto degli errori con cui la globalizzazione è stata portata avanti, l’adesione o l’avversione nei confronti del fenomeno dipende da questo mero calcolo, egoistico quanto comprensibile e del tutto legittimo. Tradotto su scala locale, il discorso include anche l’autonomia di cui godono il Trentino e l’Alto Adige/Südtirol: chi è convinto che la specialità istituzionale abbia tutelato il nostro benessere, tenendoci al riparo dai marosi nazionali e internazionali, ha ancora fiducia nelle attuali forze di governo, mentre chi non si sente più «protetto» è attratto dal vento nazionale.
In fin dei conti, a ben vedere, lo spirito autonomista è stato animato per taluni versi da un sovranismo ante litteram, seppur generalmente privo degli odierni eccessi beceri.
Oggi mostra di essere in difficoltà appunto perché molti ritengono non sia più «conveniente».
La difficoltà con cui il centrosinistra autonomista trentino si prepara all’imminente appuntamento con le urne provinciali e i sondaggi che prevedono a nord di Salorno una batosta sia per la Svp sia per il Pd, perciò, sono solo parzialmente la conseguenza di scelte amministrative sbagliate. Ha pesato di più l’incapacità di mantenere vivo un senso di comunità e di far sentire tutti partecipi vittoriosi di un progetto comune. La contrapposizione tra città e valli, ad esempio, è sempre esistita, ma la politica fino a poco tempo fa era riuscita a condurla entro binari paralleli. Impresa più ardua in un quadro di risorse pubbliche calanti, però non impossibile, purché si rinunci alla logica del facile consenso e della demagogia, alla brutalità immediata dei tweet e all’inseguimento degli slogan altrui nella vana difesa del proprio bacino di voti, ignorando che alla copia chiunque preferisce l’originale.
Illudersi di poter rimanere in sella grazie alle divisioni delle opposizioni è assai pericoloso: Roma insegna come il potere possa alleare soggetti assai diversi tra loro. Anche se a Bolzano comunque bisognerà fare i conti con la Volkspartei, la prospettiva in tutta la regione è di un’autentica rivoluzione politica. Chi vuole evitarla, anziché decantare il passato dovrebbe indicare un futuro coerente con la storia locale ma sufficientemente diverso.