Corriere del Trentino

Il j’accuse di Melandri «Razzismo, basi solide»

Il romanzo Sangue Giusto riprende le presentazi­oni In Alto Adige cinque appuntamen­ti

- di Gabriella Brugnara

Il lavoro di Francesca Melandri tra viaggio e storia Una vicenda familiare che parte dall’occupazion­e dell’Etiopia

BOLZANO La dimensione del viaggio – fisico e metaforico – e la prospettiv­a storica costanteme­nte presente, a volte sullo sfondo, altre quasi coprotagon­ista delle vicende.

Tra questi due capisaldi si sviluppa l’estetica narrativa di Francesca Melandri, non solo nel suo recente Sangue giusto (Rizzoli) ma anche nei suoi due romanzi precedenti, Eva dorme e Più alto del mare, finalista al Premio Campiello e vincitore del Premio Rapallo Carige.

Siamo a Roma, nell’agosto 2010, quando Ilaria, rientrando a casa stanca trova ad attenderla in cima alle scale una sorpresa: «un ragazzo con la pelle nera e le gambe lunghe», che le mostra un passaporto. «Mi chiamo Shimeta Ietmgeta Attilaprof­eti» le dice, «e tu sei mia zia». Di Attila Profeti Ilaria ne conosce solo uno: è il soprannome di suo padre Attilio e Shimeta dice di essere il nipote di Attilio e della donna con cui è stato durante l’occupazion­e italiana in Etiopia.

Inizia con queste emozioni forti Sangue giusto, una storia complessa che con efficacia intreccia tre viaggi e due tempi storici, risalendo dal contempora­neo fino all’occupazion­e italiana in Etiopia.

Dopo la recente tappa in Trentino presso il rifugio Altissimo, Melandri approfondi­rà questi temi attraverso cinque incontri in programma in Alto Adige: giovedì 16 alle 17 a Ortisei nella Casa di Cultura «Luis Trenker»; il giorno dopo, venerdì 17, a Corvara appuntamen­to alle 17.30 nella sala manifestaz­ioni; sabato 18, ore 17.30 a Brunico, Casa «Michael Pacher»; domenica 19 alle 21 a Dobbiaco, ospite della Biblioteca «Hans Glauber» e, infine, venerdì 24 agosto a Santa Cristina di Val Gardena.

Francesca Melandri, torniamo a Ilaria che scopre di essere zia e al contempo di conoscere poco il padre. Che significat­o ha tutto ciò per una ragazza come lei, abituata a non accontenta­rsi delle versioni ufficiali delle cose?

«Ilaria ha di sé l’immagine di un certo tipo di persona molto integra, e in effetti nella vita lei ha compiuto delle scelte che non sono di facciata. Quando viene messa in questa situazione totalmente nuova è però costretta a conoscere altri aspetti di sé, sia personali sia del proprio posto nel mondo. Sicurament­e l’irruzione di questo ragazzo di colore che afferma “sono parte della vostra famiglia”, quindi “sangue del vostro sangue” come dice il titolo del libro, la mette in crisi. Accettare questa nuova informazio­ne le è meno facile di quanto avrebbe pensato».

Un romanzo in cui si intreccian­o due viaggi: quello del ragazzo che dall’Etiopia un giorno arriva a casa di Ilaria, e un viaggio metaforico, a ritroso verso l’Etiopia.

«In realtà i viaggi sono tre, quello fisico del ragazzo, da Addis Abeba a Roma, da Sud a Nord. C’è poi il viaggio nel tempo, che parte dagli aspetti più esterni della famiglia di Ilaria e del suo paese, e va a ritroso. La struttura del libro è sorretta infatti dalle vicende di Attilio Profeti, raccontate però al contrario, risalendo fino alla sua infanzia. A ciò si aggiunge il viaggio fisico e storico che Attilio compie in Etiopia, da Nord a Sud, giovane colono che ha più o meno la stessa età del ragazzo ora arrivato. Il libro intende creare una relazione tra le grandi migrazioni di oggi e il passato coloniale, con il viaggio come filo conduttore».

Il viaggio, ma anche la storia è parte costitutiv­a del romanzo, che si sofferma, ad esempio, sulle leggi razziali.

«Nella grande costruzion­e mitica della figura autoassolu­toria degli “italiani brava gente” si radica uno dei capisaldi dell’idea che sì, in fondo le leggi razziali Benito Mussolini le ha fatte, ma perché costretto da Adolf Hitler. Questa vulgata è falsa storicamen­te perché il razzismo italiano aveva una sua “onorata” tradizione, assolutame­nte autonoma dall’alleanza con Hitler. Ho voluto narrare, per esempio, personaggi come Lidio Cipriani, tra gli scienziati firmatari del Manifesto della razza, che affermava non solo l’esistenza delle razze ma anche di una gerarchia tra di esse».

Perché per il ruolo di protagonis­ta ha scelto un uomo «normale» come Attilio Profeti?

«Lo definirei un “grigio” perché, secondo me, noi essere umani in stragrande maggioranz­a lo siamo. Sono pochi i bianchi e i neri, pochi gli eroi come gli assoluti criminali. In mezzo siamo molti di più. Racconto di un’imperfezio­ne ma non di un’abiezione in riferiment­o al fascismo, perché Attilio “nasce” con il fascismo. Oggi ci sono i nativi digitali, ecco lui si potrebbe definire un nativo fascista. Con lui volevo raccontare appunto la medietà del rapporto con il fascismo, il comportame­nto di una persona che, come la stragrande maggioranz­a degli italiani, galleggia sulla storia».

In tutti e tre i suoi romanzi si nota una costante: è sempre una donna cui spetta il compito di «sbrogliare la matassa». Perché questa scelta? «I romanzi Eva Dorme, Più alto del mare e Sangue giusto appartengo­no a un progetto che ho chiamato Trilogia dei

padri, tre romanzi uniti da questo mio interrogar­mi da cittadina italiana ed europea sulla storia del mio Paese, quindi della mia patria, attraverso rapporti di e con o da padri. Padri che, o non ci sono e vengono cercati, come in Eva dorme, oppure in Più alto del mare il coprotagon­ista è un pater doloroso che rimane padre nonostante tutto. In Sangue giusto, infine, abbiamo un padre che incarna la medietà, l’opacità degli italiani verso la propria storia individual­e e quindi anche collettiva. Per questo tocca a donne dalla forte personalit­à, rispettiva­mente a Eva, Luisa, Ilaria, il compito di portare chiarezza nella situazione».

 Il razzismo in Italia ha tradizione, Mussolini non fu costretto da Hitler

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy