Ghezzi tende la mano «Un contributo di chiarezza» Pinter: dobbiamo riflettere sul nome più convincente
Il primo incontro, ricorda, era stato un mese fa: «Avevamo aperto una finestra di dialogo. Ma allora non avevo capito dove l’assessore volesse andare a parare». Ora Paolo Ghezzi l’ha capito. E, non a caso, ieri ha cercato al telefono Carlo Daldoss per una chiacchierata in vista della conferenza di oggi a Maso Franch. «Devo dire — sottolinea il giornalista, candidato presidente delle forze politiche e dei movimenti di sinistra — che questa mossa contribuisce a fare chiarezza. Di sicuro accelera la questione della definizione del candidato presidente. E non rafforza la posizione di Rossi, vista la tempistica scelta per la presentazione della candidatura». Gli occhi, oggi, sono puntati dunque sulle mosse dell’ormai ex assessore. «Attendiamo — prosegue l’ex direttore dell’Adige — le dichiarazioni di Daldoss. Immagino che domani (oggi, ndr) darà indicazioni anche sul programma: vedremo se sarà interessante per le forze politiche che mi sostengono». Un possibile avvicinamento Ghezzi lo abbozza: «Il polo Daldoss-civici è attraente per l’elettorato centrista. Noi ci rivolgiamo a un altro tipo di elettorato e su questo una riflessione si può anche fare». Anche se, per ora, gli scenari sono in movimento: giovedì il giornalista incontrerà infatti la coalizione. «Non so — osserva Ghezzi — se il Patt verrà al confronto. Personalmente, spero che Pd e Upt si esprimano in modo chiaro sul candidato presidente, perché bisogna iniziare la campagna elettorale contro la destra a trazione leghista. In ogni caso, la decisione di Daldoss conferma la nostra richiesta di discontinuità: il problema, dunque, non era della sinistra, ma della coalizione».
«Il tema della conferma di Rossi — commenta invece Roberto Pinter, ex vicepresidente della Provincia e membro dei garanti del Pd — non nasce da un dissenso programmatico: avendo la coalizione sostenuto l’azione di governo del presidente risulterebbe una sfiducia verso se stessa. Piuttosto dall’esigenza nata con il voto del 4 marzo di una rigenerazione della coalizione e un rilancio nelle motivazioni che risulterebbero più efficaci se accompagnate dal cambiamento delle persone». Poi aggiunge: «La conferma di Rossi nasce viceversa dal bisogno di rivendicare l’azione di governo che ha permesso al Trentino di raggiungere risultati positivi e dalla convinzione che la propensione del voto a destra può essere meglio ostacolata da una guida moderata e autonomista». Ma l’abbandono di Daldoss «quando ancora è possibile la riconferma di Rossi», avverte l’esponente del Pd, manifesta un problema: «Che il disagio espresso dal voto di marzo si proietta verso il voto di ottobre e tocca anche la componente autonomista e popolare-civica. Se Rossi non convince solo buona parte del Pd e dell’Upt ma finisce per allontanare anche la componente “civica” sulla quale si era investito con la nomina di Daldoss, dobbiamo riflettere su quale sia la guida più convincente e capace di maggior attrazione e mobilitazione. Dobbiamo riflettere se una competizione elettorale tutta rivolta a una stessa area politica che ha accompagnato il governo di questo territorio negli ultimi decenni sia la cosa migliore, perché c’e il rischio di lasciare scoperta quella parte di Trentino che vorrebbe un cambiamento pur nella continuità, e obbliga il Pd a una ulteriore riflessione riaprendo il confronto con la coalizione uscente».
Si limita a poche parole Franco Panizza: «A me — spiega il segretario del Patt — Daldoss ha sempre assicurato che non si sarebbe mai candidato in alternativa a Rossi. Confido sia ancora così».
Il giornalista «Attendiamo le priorità del programma Vedremo se potranno esserci convergenze»
L’esponente dem Il disagio espresso il 4 marzo tocca anche la componente popolare e autonomista
Franco Panizza «Carlo mi ha sempre assicurato che non si sarebbe mai candidato contro Ugo»