Profumata e curativa I mille usi della monarda
TRENTO La monarda, della grande famiglia delle Labiatae, è un’amante del sole, ma vuole terra leggermente umida: la sua origine è nel Nordest americano, nella terra degli indiano Oswego, dove cresce sulle rive dei fiumi. Gli appassionati ne conoscono diversi incroci, discendenti da due specie perenni, la Monarda didyma e la Monarda fistulosa. La fistulosa ha foglie e steli che profumano gradevolmente di bergamotto. È arrivata in Europa verso la metà del 1700. Durante la guerra di indipendenza americana, i ribelli che non volevano più pagare tasse per il Tè alla terra madre, l’Inghilterra, bevevano l’infuso di foglie di monarda, chiamato Oswego Tea. Per gli indiani Oswego è una pianta medicinale. Nei vivai è ritornata in voga da poco, ed era ora. È stato l’olandese Piet Oudolf che ne ha decretato il rinascimento, usando la pianta in grande stile. Questo geniale giardiniere voleva varietà resistenti all’oidio — le varietà fino allora in vendita nei vivai erano molto poco affidabili — e diede ad un contadino l’ordine di seminarne un campo intero. Scelse e moltiplicò gli esemplari senza malattia e quelli che gli piacevano di più per il colore; diede il via ad una scelta di ibridi, selezionando volta per volta quelli con fiori più grandi, più colorati e anche con colori nuovi. Ne uscirono due grandi gruppi di monarde: una, datata 1988, ebbe nomi tolti dal cielo stellato, Skorpion, Aquarius, Libra. La seconda selezione, di alcuni anni dopo, ha avuto nomi delle tribù indiane, Comanche, Mohawks, Squaw e così via. Sono tutti ibridi con fiori bellissimi. Ma anche altri vivai hanno selezionato varietà ottime come la Tom Sawyer e la Huckleberry Finn. Non esiste pianta meno complicata della monarda, e che fiorisce così a lungo, da giugno a settembre, se si ha l’accortezza di reciderne diligentemente gli steli fino a terra appena i fiori sono appassiti. Così ricaccia altri boccioli e rifiorisce copiosamente. Si moltiplica da sola attraverso propaggini radicali, se trova il terreno giusto. Alcune varietà tendono a spogliarsi al centro, perciò vanno ripiantate ogni tre, quattro anni, dopo aver arricchito il substrato con compost. Bisogna tener presente che del concime le farebbe crescere velocemente, ma con pochi fiori e molte foglie. Nella loro terra d’origine, come già dicevo, gli indiani ne usavano le proprietà curative in caso di ustioni o contro crampi, febbri e dolori al capo. Le contadine sudtirolesi con i fiori fanno uno sciroppo color rosso rubino, un dissetante: raccolgono i fiori, li coprono con uno sciroppo bollente (1:1 di zucchero e acqua),e lasciano macerare il tutto per una settimana. Va filtrato e allungato con acqua: buonissimo.