Ferragosto, addio ferie Viaggio nelle tradizioni
Due millenni di tradizione tra religiosità popolare e condivisione a tavola Feriae Augusti
Con oggi, domenica 19 agosto, hanno ufficialmente fine le ferie d’agosto. Il termine Ferragosto deriva dalla locuzione latina Feriae
Augusti (riposo di Augusto) indicante una festività istituita dall’imperatore Augusto nel 18 a.C. che si aggiungeva alle già esistenti festività cadenti nello stesso mese, come i Vinalia
rustica,i Nemoralia o i Consualia.
Era un periodo di riposo e di festeggiamenti che traeva origine dalla tradizione dei Consualia, feste che celebravano la fine dei lavori agricoli, dedicate a Conso, nella religione romana, il dio della terra e della fertilità. Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, buoi, asini e muli, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori.
Tali antiche tradizioni rivivono oggi, pressoché immutate, nella forma e nella partecipazione, durante il Palio dell’Assunta che si svolge a Siena il 16 agosto. La stessa denominazione Palio deriva dal pallium, il drappo di stoffa pregiata che era il consueto premio per i vincitori delle corse di cavalli nell’Antica Roma. Inoltre, era usanza che, in questi giorni, a chi si incontrava per strada si scambiassero gli auguri di Buone Feste d’Agosto. La grande festa, originariamente, cadeva il primo agosto.
Lo spostamento si deve alla Chiesa Cattolica, che volle far coincidere la ricorrenza laica con la festa religiosa dell’Assunzione di Maria, festività che fu fissata il 15 agosto. Il dogma dell’Assunzione (riconosciuto come tale solo nel 1950) stabilisce che la Vergine Maria sia stata assunta, cioè accolta, in cielo sia con l’anima sia con il corpo.
La Festa di Santa Maria Maggiore o Panagia, tutta santa, come si dice in Grecia, è una delle festività religiose più sentite dalla cristianità. Si celebrano, messe, processioni e dedicazioni particolari come quella dei primi
I cibi delle feste
In questi giorni c’è la festa del canederlo (versione trentina dei Knödl) ma ci sono tante specialità come fortaes, (Strauben in Sudtirolo), ciajoncíe e i dolci tra cui Krapfen, Turtres, crostoli.
frutti del raccolto. Oltre però alla grandezza dei festeggiamenti religiosi, ci sono anche quelli pagani conditi di fuochi di artificio e fiere e mercati.
Questo come cappello storico o quasi. Il Ferragosto è dunque da sempre celebrato come tempo di ferie, di vacanza. La cosa che mi spaventa un po’ è che la celebrazione delle feste, della vacanza, anche nel senso di fare vuoto dagli impegni, si celebra oggi, principalmente, con grandi abbuffate. È pur vero che in
vacanza si tende a stare assieme a con-dividere, perciò il con-vivio ci sta. L’etimologia evidente di convivio è cum vivere, vivere assieme. La parola propone un’identità fra l’atto di mangiare e quello di vivere. Il cibo è la sostanza della vita, ciò che la rende materialmente possibile. I due livelli che connotano il cibo: il materiale e il metaforico – si intrecciano in modo inestricabile. I due termini cibo e vita si con- fondano uno nell’altro.
Siamo quello che mangiamo? O, vista la festa, anche in senso di rievocazione di tempi passati, cerchiamo di rievocare quello che mangiavamo? Se torniamo un po’ indietro, la festa era davvero il momento in cui, finalmente, si poteva mangiare. Nelle nostre valli trentine, fuori dalle feste, erano tempi davvero molto magri. Tempi di polenta e unghie o patate e sogni. Nelle valli tirolesi andava un po’ meglio. Si potevano fare Knödl da magro, ma sempre Knödl erano, con uova e latte e pane e farina. In questi giorni, in Val di Fassa c’è la festa del canederlo (versione trentina dei Knödl), ma ci sono tante specialità come le fortaes, (Strauben in Sudtirolo), ciajoncíe ( tipo di ravioli) sia salati che dolci con un ripieno di erbe o di fichi, e c’è la pria, spezzatino alla fassana di carne di maiale e vitello con un erba magica, il saor, che le da un certo saporino fra il piccante e l’aroma di limone. In tutte le località ladine si trovano dolci particolari, da noi vanno i Krapfen, Turtres, crostoli e, in molte case si allestiscono ancora i grandi spiedi, e, tempo permettendo, le grigliate all’aperto.
Ma non parlo solo per le nostre valli. Feste del cibo profumano montagne e pianure e mari. Mangiare: non c’è trasmissione televisiva che non inneggi a questo o a quel cibo. Che sia una specie di tentativo di sedare la voglia di nuovo, di addormentare la testa riempiendo le pance? Una volta era così, perché non anche oggi?