Specialità: Volkspartei mai sazia, Trento spiazzata
«Insistere, persistere e mai desistere»: questo aforisma potrebbe essere a buon diritto il programma politico della Svp nei confronti dell’Italia e dei suoi vari governi, qualsiasi colore abbiano. Ora pure con il governo giallo verde il partito è tornato a presentare le sue quattro leggi di riforma costituzionale per portare il Südtirol-Sudtirolo (termine quest’ultimo altamente preferito ad Alto Adige) verso l’autonomia integrale, qualsiasi cosa voglia dire tale parola. Insomma, la Svp mai sazia e mai completamente soddisfatta della vastissima autonomia che pur amministra e di cui formalmente a ogni piè sospinto tesse le lodi, vuole andare oltre. Non molla l’osso e insiste chiedendo ancor di più. Niente di nuovo in realtà, vista l’esperienza del passato. Un passo alla volta, magari anche con qualche piccolo inciampo, la Svp si è sempre comportata così nei confronti di Roma. Pressare dunque senza mai mollare e prima o poi, a volte magari per convinzione ma molto più spesso per opportunismo e necessità politica, ci sarà un governo che avrà bisogno dei voti sudtirolesi in Parlamento e in cambio sarà pronto ad assecondarla. La prima vittima di questa autonomia integrale si chiama — è evidente — Regione e con essa l’autonomia del Trentino, con buona pace dei Trentino-tirolesi. Ma il prezzo da pagare , in una Europa al centro di una tempesta imminente, potrebbe essere molto più alto per tutti.
Non è una novità che l’autonomia in stile Svp viva da sempre nell’ombra dell’ambiguità. Si tratta di una Specialità ai cui padri Degasperi e Gruber non è intitolato neppure un vicolo di un qualche paesino, e già questo la dice lunga. Da sempre poi è un’autonomia di cui mai essere pienamente contenti, considerata piuttosto un surrogato, una tappa intermedia verso tempi migliori, con l’autodeterminazione che scatterà quando il partito lo riterrà opportuno. Mai però era successo che il partito lanciasse tanti segnali univocamente allarmanti come in questi ultimi tempi. È accaduto con i lavori della Convenzione in cui, all’unisono con la destra nazionalista sudtirolese, la Svp ha avuto la sfacciataggine di volere inserire l’autodeterminazione proprio nel nuovo statuto di autonomia, scambiato evidentemente per quello del partito. Poi c’è stata la questione del doppio passaporto. A Roma, dove anche questo governo lo considera un «atto ostile», sanno bene che siamo davanti a un’invenzione Svp, ancora una volta unita alla destra sudtirolese, e non a un parto del «cattivo» governo austriaco come si è cercato di far credere. Tutto ciò ha dato una brutta botta alla credibilità politica della Stella alpina. Tanto più in tempi di secessionismo catalano a cui la Volkspartei, forse scambiandolo per autonomia integrale, ha dato pieno appoggio. Ha dovuto intervenire la Ue a spiegare ai capi Svp che la strada catalana è assolutamente impraticabile e soprattutto molto pericolosa, una scossa di terremoto alle fondamenta della casa europea già indebolite dalla Brexit. Del resto è proprio l’Europa il bersaglio principale dei suoi nemici dichiarati Putin e Trump che la stringono in una morsa e che danno apertamente anche il loro sostegno ai governi sovranisti-nazionalisti di mezzo continente. In questa strategia anti Ue le elezioni europee del prossimo anno potrebbero segnare un vero punto di svolta per il vecchio continente. E in un simile contesto pure le ambiguità alla catalana della Svp, la sua rinnovata anima etnico-identitaria testimoniata anche dal neo gruppo «Heimat» e la sua voglia di andare sempre oltre verso territori inesplorati potrebbero, volenti o nolenti, far giocare un ruolo molto negativo alla nostra terra.