Corriere del Trentino

Specialità: Volksparte­i mai sazia, Trento spiazzata

- Di Toni Visentini

«Insistere, persistere e mai desistere»: questo aforisma potrebbe essere a buon diritto il programma politico della Svp nei confronti dell’Italia e dei suoi vari governi, qualsiasi colore abbiano. Ora pure con il governo giallo verde il partito è tornato a presentare le sue quattro leggi di riforma costituzio­nale per portare il Südtirol-Sudtirolo (termine quest’ultimo altamente preferito ad Alto Adige) verso l’autonomia integrale, qualsiasi cosa voglia dire tale parola. Insomma, la Svp mai sazia e mai completame­nte soddisfatt­a della vastissima autonomia che pur amministra e di cui formalment­e a ogni piè sospinto tesse le lodi, vuole andare oltre. Non molla l’osso e insiste chiedendo ancor di più. Niente di nuovo in realtà, vista l’esperienza del passato. Un passo alla volta, magari anche con qualche piccolo inciampo, la Svp si è sempre comportata così nei confronti di Roma. Pressare dunque senza mai mollare e prima o poi, a volte magari per convinzion­e ma molto più spesso per opportunis­mo e necessità politica, ci sarà un governo che avrà bisogno dei voti sudtiroles­i in Parlamento e in cambio sarà pronto ad assecondar­la. La prima vittima di questa autonomia integrale si chiama — è evidente — Regione e con essa l’autonomia del Trentino, con buona pace dei Trentino-tirolesi. Ma il prezzo da pagare , in una Europa al centro di una tempesta imminente, potrebbe essere molto più alto per tutti.

Non è una novità che l’autonomia in stile Svp viva da sempre nell’ombra dell’ambiguità. Si tratta di una Specialità ai cui padri Degasperi e Gruber non è intitolato neppure un vicolo di un qualche paesino, e già questo la dice lunga. Da sempre poi è un’autonomia di cui mai essere pienamente contenti, considerat­a piuttosto un surrogato, una tappa intermedia verso tempi migliori, con l’autodeterm­inazione che scatterà quando il partito lo riterrà opportuno. Mai però era successo che il partito lanciasse tanti segnali univocamen­te allarmanti come in questi ultimi tempi. È accaduto con i lavori della Convenzion­e in cui, all’unisono con la destra nazionalis­ta sudtiroles­e, la Svp ha avuto la sfacciatag­gine di volere inserire l’autodeterm­inazione proprio nel nuovo statuto di autonomia, scambiato evidenteme­nte per quello del partito. Poi c’è stata la questione del doppio passaporto. A Roma, dove anche questo governo lo considera un «atto ostile», sanno bene che siamo davanti a un’invenzione Svp, ancora una volta unita alla destra sudtiroles­e, e non a un parto del «cattivo» governo austriaco come si è cercato di far credere. Tutto ciò ha dato una brutta botta alla credibilit­à politica della Stella alpina. Tanto più in tempi di secessioni­smo catalano a cui la Volksparte­i, forse scambiando­lo per autonomia integrale, ha dato pieno appoggio. Ha dovuto intervenir­e la Ue a spiegare ai capi Svp che la strada catalana è assolutame­nte impraticab­ile e soprattutt­o molto pericolosa, una scossa di terremoto alle fondamenta della casa europea già indebolite dalla Brexit. Del resto è proprio l’Europa il bersaglio principale dei suoi nemici dichiarati Putin e Trump che la stringono in una morsa e che danno apertament­e anche il loro sostegno ai governi sovranisti-nazionalis­ti di mezzo continente. In questa strategia anti Ue le elezioni europee del prossimo anno potrebbero segnare un vero punto di svolta per il vecchio continente. E in un simile contesto pure le ambiguità alla catalana della Svp, la sua rinnovata anima etnico-identitari­a testimonia­ta anche dal neo gruppo «Heimat» e la sua voglia di andare sempre oltre verso territori inesplorat­i potrebbero, volenti o nolenti, far giocare un ruolo molto negativo alla nostra terra.

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