Corriere del Trentino

Orafi trentini, un libro narra le storie dei primi artigiani

Da un libro di Daniela Floris riemergono i nomi di alcuni artigiani Le botteghe erano tra via San Pietro, largo Carducci e piazza Pasi

- di Roberto Pancheri

Tra i meriti del dizionario biografico degli orefici attivi in Trentino, pubblicato lo scorso anno dalla Soprintend­enza per i beni culturali e curato da Daniela Floris, c’è quello di non aver trascurato alcuni artigiani attivi tra Otto e Novecento, epoca di solito poco considerat­a negli studi del settore. Il libro, pur concentran­dosi su epoche più gloriose come il Rinascimen­to e l’età barocca, offre un primo censimento dei maestri orafi operanti a Trento fino al 1930 circa, evidenzian­do in questo particolar­e ambito della produzione artistica un forte elemento di continuità tra il XIX e la prima metà del XX secolo.

La personalit­à preminente dell’oreficeria ottocentes­ca in Trentino fu quella del roveretano Carlo Toneatti (18141887): formatosi all’Accademia di Brera, questo abile cesellator­e aprì un rinomato laboratori­o in via Santa Maria Maddalena a Trento, dal quale uscirono i manufatti più disparati. Le fonti citano un ostensorio d’argento per la chiesa di Molveno, la nuova urna procession­ale del Simonino e una brocca con bacile d’argento per l’imperatric­e Elisabetta d’Austria. In questa sede segnaliamo che dal suo atelier uscì la corona d’alloro con cui nel 1871 il Municipio di Trento volle onorare le ceneri di Ugo Foscolo, traslate quell’anno dall’Inghilterr­a alla basilica di Santa Croce in Firenze. Sfumata la possibilit­à di rendere omaggio al feretro del poeta nella «città irredenta» — le autorità austriache imposero al Regno d’Italia di non farlo passare dal Brennero proprio per impedire manifestaz­ioni patriottic­he — la corona onorifica fu inviata a Pistoia, dove fu posta sull’urna foscoliana dall’avvocato Angelo Ducati su incarico del Comune di Trento. Oggi l’opera è conservata al Museo del Risorgimen­to di Firenze e il nome del suo artefice, tale Pietro Fontanari, è ricordato da Bice Rizzi in un articolo del 1939.

Toneatti ebbe altri ottimi allievi, tra cui il figlio Mario, Antonio Bertoncell­i e Augusto Valentini. Al pari del maestro, essi furono spesso impegnati in forniture di preziose suppellett­ili per chiese e santuari. Un altro orafo di nome Valentini, Nicolò, risulta attivo a Trento a partire dal 1886: nel 1902 aveva bottega in piazza del Macello Vecchio 3 e nell’Annuario Generale d’Italia del 1933 è registrato allo stesso numero civico, nella via rinominata largo Carducci, dove ancora oggi ha sede l’omonima gioielleri­a.

Nei primi trent’anni del nuovo secolo tengono bottega in via San Pietro non meno di sei orefici: Luigi Corradi, Giuseppe Cortellett­i, Giuseppe Forni, Vittorio Menestrina, Davide Nardelli, Giovanni Sartori, cui si aggiungono i fratelli Casagrande che erano anche orologiai. Via San Pietro fu dunque, più di ogni altra, la strada dell’oreficeria trentina: ancora oggi vi si trova una delle più antiche gioielleri­e

scomparend­o, subissata dalla banalità del franchisin­g.

Compulsand­o i giornali dell’epoca si può aggiungere qualche altra notizia al profilo biografico di Gozzaldi: il 25 luglio 1905, in occasione della mostra d’arte sacra allestita quell’anno a Trento, la sua ditta fu premiata con un diploma, mentre nel novembre dell’anno successivo «un magnifico anello eseguito dal bravo orefice Giuseppe Gozzaldi» veniva donato dai soci del Club mandolinis­tico Armonia al loro direttore Vigilio Kirchner, come riporta il quotidiano Il Trentino in data 19 novembre 1906. Sono semplici frammenti di una storia di lavoro e creatività che fu sicurament­e molto più ricca e articolata, e di cui oggi possiamo a malapena immaginare i contorni.

L’omaggio

Tra le opere create nell’800 una corona per Ugo Foscolo e un bacile per l’imperatric­e

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