Corriere del Trentino

Uccise l’amico con il coltello, scagionato il terzo uomo Chiesto il giudizio immediato per Mulas. L’autopsia chiarisce: recisa l’arteria, Conzatti morì subito

- D. R.

TRENTO È morto in pochi istanti. Una sola coltellata, inferta con forza, ha reciso l’arteria polmonare uccidendo sul colpo Andrea Conzatti. Nessuno avrebbe potuto fare nulla per aiutarlo, Andrea non si sarebbe salvato neppure se la chiamata al 112 fosse arrivata prima o se il giovane amico non avesse tolto il coltello dal torace dell’uomo.

L’esame autoptico cancella i dubbi sull’omicidio di via Maccani del 25 marzo scorso e sul coinvolgim­ento del terzo uomo, un giovane tunisino. Il nome del ragazzo è spuntato pochi giorni dopo il delitto, c’era anche lui quella sera nel piccolo appartamen­to al primo piano di via Maccani al civico 22. Aveva udito le urla ed era accorso. Era stato lui ad estrarre il coltello, un gesto d’impeto nel tentativo disperato di salvare il cuoco di 44 della Valle dei Laghi. Un atto che aveva però rischiato di peggiorare le cose, la ferita aperta aveva iniziato a sanguinare e Andrea è morto dissanguat­o. Lui aveva tentato anche di tamponare la ferita con una sciarpa, ma non era servito. Andrea si era accasciato sul divano, aveva solo avuto il tempo di guardare Salvatore e di sussurrare poche parole: «Cosa mi hai fatto?».

A distanza di cinque mesi dal delitto a Trento nord il pm Marco Gallina ha chiuso le indagini e ha chiesto il giudizio immediato per Roberto Salvatore Mulas, il cinquantas­eienne di origini sarde, accusato di aver inferto la coltellata fatale all’amico al termine di una lite. Per la Procura resta lui l’unico indagato; il giovane tunisino, fuggito subito dopo il delitto, non avrebbe alcuna responsabi­lità. L’uomo non aveva assistito direttamen­te al delitto, ma era nella stanza accanto quando ha sentito le urla di Andrea. Era fuggito per paura, perché era clandestin­o e temeva di essere rispedito al suo Paese. Così era fuggito, ma prima di dileguarsi aveva fermato alcuni ragazzi e aveva chiesto loro di chiamare i soccorsi. I sanitari del 118 erano arrivati poco dopo ma per Andrea non c’era più nulla da fare.

L’autopsia, eseguita dalla dottoressa Elisa Vermiglio, ha chiarito che ad uccidere Andrea è stato un solo fendente inferto da dietro, alle spalle, che ha attinto l’arteria e ha ucciso all’istante il cuoco della valle dei Laghi. Mulas, che è detenuto nel carcere di Spini di Gardolo, è accusato di omicidio volontario, ma si è sempre difeso spiegando di aver agito per paura. Era stato Andrea a colpirlo per primo con una bottigliat­a e lui avrebbe reagito nel tentativo di difendersi. La bottiglia, però, non è mai stata trovata dagli investigat­ori della squadra mobile. Sulla nuca dell’uomo c’era una ferita che potrebbe far pensare ad un colpo inferto da dietro, ma per ora non sembrano esserci certezze sull’aggression­e di Mulas. C’è solo il suo racconto.

Ora sarà la difesa, sostenuta dall’avvocato Stefano Daldoss, a cercare di smussare l’accusa di omicidio. L’udienza non è stata ancora fissata, ma la richiesta di un rito abbreviato appare scontata. L’avvocato al momento, però, non si sbilancia. «Valuteremo sicurament­e il rito abbreviato, ma prima dobbiamo esaminare con cura tutti gli atti».

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L’omicida Salvatore Roberto Mulas è detenuto in carcere a Spini

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