Pd, si riparte da Ianeselli Il Patt: «Partita chiusa»
Tra i democratici cresce l’area che guarda al segretario della Cgil
Dopo la bocciatura del Rossi bis, il Patt non dà segnali di voler tornare al tavolo del centrosinistra autonomista. Intanto nel Pd cresce l’area che guarda al segretario generale della Cgil Franco Ianeselli. Intanto i civici, con Valduga, ribadiscono: «Niente simboli».
TRENTO Per il momento, i tentativi di ricomposizione del quadro messi in atto dal Pd si concludono con un nulla di fatto. Il Patt risponde negativamente alla richiesta di tornare al tavolo della coalizione e i civici, questa volta per bocca di Francesco Valduga, chiariscono per l’ennesima volta di non volere «né simboli nazionali», «né vecchie classi dirigenti». Chi vorrà, potrà singolarmente decidere di sostenere Carlo Daldoss come candidato presidente, l’altro punto su cui i civici non hanno intenzione di trattare.
I democratici
Nella confusione che regna sovrana in casa Pd, un nome è tornato a circolare con una certa insistenza, quello di Franco Ianeselli. Su di lui, da un paio di giorni, si sono riorientati gli ormai ex sostenitori del Rossi bis, con una novità: il nome pare raccogliere consensi anche nelle fila dei sostenitori della discontinuità.
Nel tentativo di uscire dall’angolo in cui il partito è finito, al segretario della Cgil guardano Giuliano Muzio, Luca Zeni, Luigi Olivieri, Alessandro Olivi, Lucia Maestri, Bruno Dorigatti e un po’ tutti coloro che avevano giudicato prioritaria la salvaguardia della coalizione. Il nome di Ianeselli viene valutato per due schemi di gioco diversi. Il primo, in linea con i ragionamenti fatti per Tonini, mira a riallacciare il rapporto con il Patt. Quando, mesi fa, una parte del Pd gli aveva chiesto la disponibilità a candidarsi, Ianeselli aveva declinato spiegando che la sua non poteva essere una candidatura di rottura. In linea con questa idea, si era successivamente espresso per la conferma di Rossi. In casa Patt non lo hanno dimenticato e di lui il governatore si fida. Un eventuale patto con gli autonomisti, traditi da Carlo Daldoss e scaricati dal Pd, potrebbe poggiare solo su un rapporto fiduciario. Certo, per quanto il segretario della Cgil trentina appartenga all’ala riformista del sindacato, la sua non sarebbe una candidatura centrista. Per questo, il suo nome viene indicato anche come ultima ratio nel caso in cui il Pd si trovasse costretto alla corsa solitaria.
Per il momento, però, da via Muredei sarebbe arrivata una sola risposta: la Cgil è una cosa seria, fateci sapere se fate sul serio. E mentre Piergiorgio Cattani, a nome dei sostenitori di Ghezzi, invita «tutte le forze che hanno sottoscritto il patto di coalizione» a sostenere senza ulteriori indugi l’ex direttore de l’Adige, ieri il Pd ha chiesto al Patt di tornare al tavolo, considerandola la priorità. Dopo, cercherà di capire quali sono i margini di manovra con i civici. In enl’esponente trambi e casi, la strada appare in salita, se non inagibile.
Gli autonomisti
Mentre gli Sherpa tentano di ricondurre il centrosinistra sul sentiero dell’unità, Franco Panizza dice che il tempo è scaduto e che per il Patt il vincolo dell’alleanza è definitivamente saltato. «Il nostro partito — sostiene il segretario delle Stelle Alpine — sta già costruendo la propria lista a supporto di Rossi. Porteremo i risultati di questi anni di governo, la cultura politica dell’Autonomia, il percorso comune con l’Svp nel rappresentare un territorio prima di una parte politica». Non tutte le bocce sono ancora ferme. «Certo — ribatte Panizza — ma il Pd ha la responsabilità di aver rotto la coalizione, con l’avallo dell’Upt. I documenti approvati dai due partiti fanno pensare all’esistenza di un tavolo trasversale che va da Ghezzi a Daldoss. Bene, noi a quel tavolo non abbiamo alcuna intenzione di sederci. Discorso chiuso». Viceversa, se qualcuno volesse allargare la base a sostegno di Rossi, c’è disponibilità al dialogo. Ma se non vi fosse anima a bussare alla porta, problemi zero. «Non si governa a tutti i costi — rilancia Panizza — anche dall’opposizione potremo portare avanti la nostra linea. Comunque andrà, le nostre scelte saranno guidate anzitutto dalla responsabilità verso il territorio».
I civici
Disinteressato al tavolo del centrosinistra si dice pure il Polo civico e territoriale che corre a supporto di Daldoss. Di più. C’è assoluta indisponibilità a schierarsi in alleanze che comprendano nel proprio perimetro simboli nazionali.
«Servono modelli nuovi per tempi nuovi — taglia corto Francesco Valduga, sindaco di Rovereto e tra gli ispiratori del movimento — e questi si strutturano a partire dai territori e dalla loro rappresentazione civica che vengono prima delle collocazioni tradizionali». Un ragionamento che pare consonante con quello del Patt. Ma anche a loro Valduga chiude la porta. «Abbiamo grande rispetto per l’elettorato autonomista — assicura — ma non troviamo condivisione con dirigenti che, pur richiamandosi a valori condivisibili, hanno anteposto i tragitti personali al resto. Rispettiamo le scelte di tutti, ma non ci interessa sedere a tavoli inconcludenti, né essere accostati alle coalizioni tradizionali».
Con l’obiettivo di scendere in pista per vincere, sospinti da un’originalità rivendicata come tratto distintivo. «Crediamo che lo spazio per il successo ci sia — dice con ottimismo Valduga — e che la nostra determinazione autonomista potrà essere premiata». E come il Patt apre a eventuali aspiranti sostenitori di Rossi, il Polo civico e territoriale fa altrettanto verso chi volesse allargare la base a supporto di Daldoss, nome rispetto a cui indietro non si torna. In questo senso, il primo pensiero è verso Geremia Gios. Ma quest’ultimo, al solito, resta abbottonato e conferma di non avere ancora sciolto le riserve rispetto a un’effettiva discesa in campo di Rivoluzione Felice. «Qualunque sarà la scelta, sarà assunta collegialmente» si limita a dire il docente universitario che domani dovrebbe incontrare i propri sostenitori per decidere il da farsi.
Il sindaco di Rovereto «Rispettiamo le scelte di tutti, ma non ci interessa sedere a tavoli inconcludenti, né essere accostati alle coalizioni tradizionali»