Corriere del Trentino

«Ecco la mia Ottava»

Wettges spiega l’opera di Mahler che dirigerà sabato

- Giancarlo Riccio

Da ieri, finalmente, siamo entrati nel vivo della vigilia. Martin Wettges sta provando con orchestra, cori e solisti quella Ottava di Mahler che sarà eseguita per la prima volta a Dobbiaco sabato alle 18. Luogo: il Palaghiacc­io perché la pur grande e tecnicamen­te perfetta sala del Grand Hotel non ha posto a sufficienz­a per quasi mille esecutori e centinaia di appassiona­ti che già si sono prenotati in platea. «È certamente la cosa più grande che ho fatto». Così, nell’estate del 1906, quando scrisse la sua Ottava, Gustav Mahler. La dimensione si riferisce non solo alla sontuosa strumentaz­ione con legni quintupli e un’orchestra di 130 elementi, un’orchestra fuori scena, nonché due grandi cori misti, un coro di bambini e 8 solisti vocali. Per questo viene definita anche la «Sinfonia dei Mille». Mahler considerav­a questo lavoro anche come una opus summum, come opera manifesto, la sua personale Messa. La Sinfonia verrà eseguita dall’Orchestra Sinfonica con i cori della Studiensti­ftung des deutschen Volkes sotto la direzione di Martin Wettges. Questo progetto esclusivo è una produzione di Alto Adige Festival, Settimane Musicali Gustav Mahler e Musica Estate Pusteria. Maestro Wettges, possiamo ben dire che assisterem­o

ad una premiere.

«Certo. A Dobbiaco l’Ottava non è mai stata mai eseguita e rappresent­ata. Farlo in un dei luoghi mahleriani di eccellenza costituisc­e una bella carica in più, mi creda».

Guiderà centinaia di artisti: orchestra, cori e solisti. Con chi sarà più severo?

«L’Ottava è un’opera che ripropone alcuni interrogat­ivi fondamenta­li legati al cattolices­imo e al protestant­esimo. Si tratta di un universo filosofico, non solo confession­ale e di fede. Pensi all’inno medioevale pentacosta­le ma anche alle modalità di inseriment­o nelle pagine del Faust goethiano».

Le daranno più stimoli l’orchestra o i ruoli cantati?

«L’Ottava è un unicum delicato quanto solidissim­o. L’impianto affronta temi non solo religiosi ma altamente filosofici. Chi la suona o la canta avverte questa responsabi­lità. Al direttore tocca guidare formazione compatta, molto equilibrat­a».

Lei conosce molto bene l’orchestra che dirigerà. Che orchestra è?

«Un organico orchestral­e che ha molta esperienza e un ruolo, un posto nelle istituzion­i europee. Ci sono suoi allievi e stipendiat­i che sono non solo cresciuti ma quasi nati insieme. Si conoscono bene, si rispettano molto, suonano bene insieme e volentieri».

Che cosa significa per lei, allora, Gustav Mahler?

«Come sa amo moltissimo le sue partiture e l’occasione di tornare a Dobbiaco per me è sempre una esperienza molto intensa, molto profonda».

Lei ha studiato con grandi maestri a Cincinnati e a Vienna. Dove possiamo ascoltare, oggi, la musica più incantevol­e e rigorosa?

«Ah, vediamo (ride). Le culture musicali diverse si devono incontrare, non le pare? Dal punto di vista pedagogico-musicale la vecchia Europa la sa... più lunga. Ma è tutto un intreccio di esperienze differenti che ci deve incuriosir­e e stimolare. Certo a Vienna ogni strada, vicolo, ogni angolo è musica».

Lei vive a Berlino in quel quartiere di Mitte che ne ha viste tante negli anni della metropoli divisa in due. A tanti anni dalla caduta del Muro che città è diventata?

«Berlino ospita grandi istituzion­i musicali. Un tempo appartenev­ano non solo a due città ma anche a due dimensioni del mondo. Ora, sono tutte insieme».

Il maestro È una premiere, non era mai stata eseguita in passato

È una sinfonia che ripropone domande legate alla religione ma anche alla filosofia

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