Corriere del Trentino

La ricca varietà della dalia il fiore amato da Goethe

- Di Martha Canestrini

Vorrei continuare la chiacchier­ata sulle dalie iniziata la scorsa settimana: hanno sempre bisogno di un sostegno efficace, se non sono varietà nane. I violenti temporali di luglio ne fanno strage, abbattendo­le al suolo. È meglio pensarci in tempo, cioè appena interrati i tuberi. I sostegni col tempo dovranno essere nascosti dal fogliame, restando invisibili. Gli inglesi, grandi giardinier­i, fissano attorno alle piante diversi paletti alti circa un metro e venti, e creano una ragnatela di fili che s’incrociano sopra le piante future: reggeranno la massa di gambi senza essere un disturbo visivo. Nei centri di giardinagg­io si trovano solo varietà standard. Ci sono pochi vivaisti che le producono. I cataloghi li troviamo ormai anche in rete, (Floriana Bulbose, per esempio) con bellissime varietà nuove - si spera resistenti alle malattie. L’unica è provarle. Coltivarle è facile; il poco lavoro vien ripagato ampiamente dalla loro lunga e copiosa fioritura. In primavera, dopo le gelate, s’interrano i tuberi in terra ricca — se per una notte li mettete in acqua a temperatur­a ambiente prima di interrarli, cacciano prima. Se il terreno contiene troppo azoto, la pianta produce quasi solo foglie e pochissimi fiori. Il buon vecchio concime vaccino (si trova in sacchi ai consorzi in qualità biologica) è sempre il migliore: va sparso sul terreno già in autunno, in modo che si decomponga in inverno e primavera. Dopodiché non dovrete più pensarci, se non per fornire alle piante leggera umidità costante e dei tutori, come già detto. Solo le lumache possono diventare un problema serio. In piena estate il ragnetto rosso potrebbe rovinare le foglie; l’olio di Neem è un rimedio efficace e si trova con facilità. In autunno, dopo la prima gelata che distrugge il fogliame, si estraggono i tuberi. Si ripongono così come sono, con della terra ancora attaccata. Si portano in cantina, al fresco e al buio. Il nome botanico è Dahlia pinnata o variabilis, in onore di Andreas Dahl (1751-1789), un discepolo di Linneo. Come già detto la scorsa settimana, portava prima il nome di un altro botanico di Pietroburg­o, un certo Georgij.È in origine un’americana; cresceva nelle vallette riparate delle montagne del Messico e del Guatemala. Allora portava il nome di Cocoxochti­l, un susseguirs­i di sillabe che al nostro orecchio europeo suona, scusate la battuta, come una chiassata da pollaio. Goethe le amava molto. Sia nel giardino della casa al Frauenplan, sia nel Gartenhaus, poco fuori città, ne coltivava diverse varietà. Le conobbe quando era già in avanti negli anni; gli furono donate da uno dei fratelli von Humboldt. Le prime dalie a fiore doppio furono coltivate a Karlsruhe, verso il 1810.

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 ??  ?? Le visioni Le note di Dodicianni e Candirù (in foto) sono accompagna­te dai disegni dal vivo di Giorgia Pallaoro
Le visioni Le note di Dodicianni e Candirù (in foto) sono accompagna­te dai disegni dal vivo di Giorgia Pallaoro
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Il maestro L’orchestra Giovani in sinfonia è diretta da Giancarlo Guarino e coinvolge vari profession­isti

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