L’ASSENZA D’INIZIATIVA
Tanti errori hanno segnato il cammino del Pd.
Tanti errori hanno segnato il percorso del Partito democratico dal 4 marzo ad oggi. Il più rilevante è stato quello di non chiudere il discorso sulla leadership della coalizione in tempo utile per improntare un rilancio politico e contenutistico. Ad ogni modo, dopo la defenestrazione del governatore uscente, era logico attendersi una proposta agli alleati per riallestire l’alleanza e valutare come colmare l’uscita del Patt, peraltro alle prese con una corsa velleitaria e dagli esiti incerti. Invece i dem sono apparsi disorientati tanto da rinviare il coordinamento e l’assemblea di ieri che avrebbero dovuto indicare un orizzonte politico.
Il Pd è all’angolo e continua a guardare altrove (la candidatura realistica di Paolo Ghezzi o quella dell’umiliazione di Carlo Daldoss, sopravvalutando il peso dei civici) o ad attendere le scelte altrui, dimostrando di essere subalterno a qualsiasi forma di vita politica. Il partito di maggioranza relativa dovrebbe formalizzare un suo candidato e aprire una serie di consultazioni con gli alleati. Giocoforza a fine agosto e a venti giorni dal deposito delle liste non sarà il massimo dell’espressione possibile, ma una carta per tenere insieme le anime del centrosinistra uscente e, nella peggiore delle ipotesi, costruire una sconfitta accettabile dalla quale ripartire per allestire un nuovo progetto politico.
Tra i nomi d’esperienza era avanzato il nome di Giorgio Tonini perché poteva essere l’elemento di equilibrio per aggregare l’Upt — che non ha mai celato l’apprezzamento per l’ex senatore e che nell’alleanza civica rischia di dissolversi — e l’area più critica rinvigorita dalla presenza di Ghezzi. Intorno alle tre gambe, anche se con un margine assai ristretto, si poteva studiare la possibilità di una lista che contemplasse una rappresentanza meno convenzionale, recuperando quei tanti segmenti di esclusione, o che interloquisse con le titubanze affiorate nell’area autonomista.
Insomma, non un disegno da Richelieu ma il minimo del manuale di grammatica politica per affrontare la fase più delicata degli ultimi vent’anni senza consegnarsi a disegni di emarginazione. Invece il Pd sembra affidarsi alla cabala con la certezza che prima o poi qualcosa accadrà. Ma non sarà stato lui a determinarla.