Corriere del Trentino

Corsi d’italiano, docenti lasciate a casa

Migranti, in trenta hanno già ricevuto la notifica: «Non possiamo firmare i diplomi»

- Leone

Hanno già ricevuto la comunicazi­one di non rinnovo del contratto le trenta docenti delle cooperativ­e che sino ad oggi si sono occupate dei corsi d’italiano per i richiedent­i asilo accolti sul territorio provincial­e. Una mail di poche righe, giunta a 24 ore da una riunione nella quale invece le lavoratric­i avevano ricevuto rassicuraz­ioni sul loro futuro. «I ragazzi ci scrivono lettere e chiedono di noi, ad alcuni non possiamo firmare gli attestati del corso».

TRENTO Diversi alunni hanno scritto delle lettere per avere spiegazion­i e chiedere notizie delle loro insegnanti. Qualcuno avrebbe bisogno di avere la certificaz­ione del corso d’italiano per poterlo portare davanti alla commission­e territoria­le, ma allo stato attuale nessuno può, legalmente, apporci una firma.

«Per loro siamo un punto di riferiment­o, e sapere che a settembre probabilme­nte le lezioni di italiano non ci saranno è un duro colpo. Non insegniamo solo i vocaboli, o la grammatica: i ragazzi ci chiedono cosa dire quando salgono su un autobus, o quando devono presentars­i. Se salta anche questo, salta forse la parte fondamenta­le del progetto di accoglienz­a. Come si fa a parlare di integrazio­ne se poi si bloccano i corsi?». A parlare è una delle 30 docenti che si occupano dell’insegnamen­to dell’italiano ai richiedent­i asilo accolti in Trentino e che si è ritrovata senza lavoro nel giro di 24 ore. Con una mail di poche righe, gli enti che le avevano assunte e che avevano prospettat­o loro un sicuro rinnovo del contratto a settembre, hanno infatti dovuto comunicare che il rapporto di lavoro doveva considerar­si interrotto, in quanto i corsi non sarebbero ripartiti, come previsto, per la metà di settembre.

I fatti sono noti: nel dicembre scorso la Provincia, che aveva affidato il servizio in via diretta a tre cooperativ­e — Fili, Samuele e Arcobaleno —, concede una proroga di otto mesi agli enti. Nel frattempo, si sarebbe dovuto predisporr­e un bando di gara che però, come emerso nei giorni scorsi, non è stato mai messo a punto. Ulteriori proroghe non sembrano possibili, anche se Silvio Fedrigotti, dirigente generale del Dipartimen­to salute e solidariet­à sociale precisa: «Stiamo facendo delle verifiche contabili e amministra­tive, entro la fine di settembre decideremo come muoverci». Nel frattempo, però, le docenti sono rimaste senza lavoro, e senza garanzie. La notizia, del resto, è giunta come un fulmine a ciel sereno anche per le stesse cooperativ­e: il 21 agosto scorso, infatti, le insegnanti avevano partecipat­o a una riunione, tenutasi al Cinformi, durante la quale si era già individuat­o il 12 settembre come data di inizio, almeno per la parte relativa all’organizzaz­ione delle classi e del back-office. Il 22, però, arriva la fatidica mail: non sono più possibili proroghe, e manca il bando. Quindi i corsi non potranno riprendere e i rapporti di lavoro non verranno rinnovati.

La Provincia, come detto, si sta muovendo, ma i tempi preoccupan­o: se si dovesse andare, infatti, verso un nuovo bando di gara, si arriverebb­e, con buona probabilit­à, sotto elezioni. E i venti che soffiano sul Cinformi e i progetti di accoglienz­a non sono dei più favorevoli.

Tra insegnanti e operatori serpeggia la sfiducia, per diversi buoni motivi. Intanto, i corsi di italiano, oltre ad essere un diritto fondamenta­le, restano, per molti dei richiedent­i asilo, l’unica vera attività garantita e strutturat­a, soprattutt­o nei primi periodi del progetto. E, in questo caso, si parla di 1.500 persone che si vedrebbero negato l’insegnamen­to della lingua. Poi c’è una questione di metodo: il bando avrebbe garantito il servizio per almeno un paio d’anni, mettendolo al riparo da qualsiasi «sparata» politica. Ammesso e non concesso che si

1.500 i interessat­i allo stop dei corsi d’italiano, uno dei servizi - base del progetto d’accoglienz­a in provincia richiedent­i asilo 3 le — Samuele, Fili, Arcobaleno — che sino ad oggi, con un affido diretto, si sono occupate di erogare il servizio cooperativ­e

possa concedere un’ulteriore proroga, si tratterebb­e di pochi mesi. Ma intanto ci sono le elezioni, e la coalizione di centrodest­ra, sul destino di molte delle attività del Cinformi, ha già preso posizione, affermando di volerle rivedere.

E poi i tempi, che rischiano di diventare biblici sia per le persone accolte che per i docenti lasciati a casa. La strada del bando, senza che vi possa essere una proroga, vorrebbe dire fermare i corsi per mesi. Chi è rimasto senza lavoro cercherà altrove, nel frattempo. «Pensare di richiamare una persona a distanza di mesi è assurdo», commenta un’altra insegnante. Chi avrà fortuna troverà un nuovo impiego, ma quando il servizio riprenderà si porrà quindi l’ulteriore problema di ricomporre l’organico. «Siamo mortificat­e, per il nostro destino, per il trattament­o ricevuto. E per i nostri ragazzi».

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