Corriere del Trentino

Revue: parole importanti

Al museo della macchina da scrivere 50 opere della collezione Museion I collage di Balestrini, i foto-alfabeti di Feuerstein, le intuizioni di Depero Il curatore Hapkemeyer: «Talvolta una singola lettera basta per farsi arte»

- di Massimilia­no Boschi

In un momento in cui il dibattito politico sembra dominato dagli slogan, da poche, semplici e ripetute frasi create allo scopo di avere un effetto preciso e immediato (quindi nocivo), non può che far piacere l’inaugurazi­one di Revue, una mostra che espone testi trasformat­i in oggetti visuali e parole che frammentan­o i significat­i e cercano altre immediatez­ze. L’esposizion­e curata da Andreas Hapkemeyer verrà inaugurata mercoledì prossimo (ore 19) al Museo delle Macchine da Scrivere Peter Mitterhofe­r di Parcines/ Partschins e resterà aperta fino al 19 maggio. In mostra, oltre cinquanta opere della collezione Museion/Archivio di Nuova Scrittura create, tra gli altri, da Nanni Balestrini, Carlo Belloli, Irma Blank, Ugo Carrega, John Cage/Calvin Sumsion, Eleonora de Barros, Augusto de Campos, Haroldo de Campos, Jiri Kolar, Maurizio Nannucci , Gerhard Rühm e Adriano Spatola. Un’esposizion­e intermedia­le più che multimedia­le nata (anche) grazie alla concomitan­za di due anniversar­i: i venticinqu­e anni dalla fondazione del museo Mitterhofe­r e i dieci dell’edificio che ospita Museion. Maria Mayr, direttrice del Museo delle macchine da scrivere, particolar­mente colpita dalla mostra Abc - Lettere in libertà curata da Hapkemeyer e ospitata da Museion nel 2009, ha, infatti, contattato il curatore e il museo d’arte contempora­nea bolzanino per organizzar­e qualcosa di simile per celebrare il 25esimo anniversar­io del museo. Come spiega Hapkemeyer: «La proposta ci è piaciuta e abbiamo selezionat­o le opere che ritenevamo più adatte, partendo da quelle legate alle macchine da scrivere che abbiamo riunito in un’apposita sezione. Al centro dell’esposizion­e ci saranno, però, lettere e parole scritte non solo a macchina, ma anche dipinte, ritagliate e/o fotografat­e. Parole che oscillano in un continuo sconfiname­nto tra ciò che la mente legge e ciò che gli occhi vedono. Abbiamo provato a rappresent­are gli inizi storici di questa particolar­e corrente artistica con i collage degli anni Venti di Fortunato Depero e di Erika Giovanna Klien poi ci siamo concentrat­i sulla poesia concreta degli anni Cinquanta a cui abbiamo aggiunto qualche contempora­neo. Talvolta bastano singole parole, dattiloscr­itte o stampate, a formare delle opere, come nell’artista Augusto de Campos; altre volte è una singola lettera, frantumata o segmentata, a farsi arte, come nell’artista tedesco Franz Mon. In altri, i testi scritti sono combinati alle immagini, spesso tratte dai giornali, come nei collage di Nanni Balestrini, che in un’altra serie utilizza anche sacchetti di plastica. In Gerhard Rühm, ritagli di articoli formano un’unica, nuova composizio­contempora­neo: ne, in cui parole e senso sono frammentat­i mentre, in posizioni più recenti, come quella dell’austriaco Thomas Feuerstein, fotografia e alfabeto si congiungon­o».

Un percorso non solo legato alla storia dell’arte che il curatore vede come pienamente «Oggi, quasi tutti gli artisti si servono della parola, la sua presenza è diventata essenziale, non è più una stranezza come mezzo secolo fa. Le parole vengono usate anche nell’arte senza troppi pensieri».

Una tendenza profetizza­ta da Gillo Dorfles nel 1979, in occasione della presentazi­one una mostra di Poesia Visiva organizzat­a a Palazzo Vecchio a Firenze: «Ritengo che almeno una cosa possa essere ipotizzata: difficilme­nte verrà dimenticat­a o trascurata, nei prossimi tempi, l’osmosi tra la parola — scritta, stampata, disegnata — e l’immagine che definirei massiva. Ormai l’impatto dell’immagine fotografic­a, televisiva, filmica, è tale che sarebbe impossibil­e prescinder­ne. Il fatto di valersi di queste immagini prefabbric­ate per alterarle, sottolinea­rle, magari invertirle o poeticizza­rle con l’aggiunta e l’intervento della parola, mi sembra un fenomeno vitale che con ogni probabilit­à potrà continuare ad esistere anche in un prossimo avvenire».

Parallelam­ente a Revue, Museion ospiterà, nell’ambito della mostra Tutto, in collaboraz­ione con Sammlung Goetz, una sezione dedicata ad opere sul rapporto tra testo e immagine, quindi alla poesia visiva, provenient­i dalla Collezione Museion /Archivio di Nuova Scrittura (dal 13 ottobre 2018).

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(foto piccola in basso) Il gioco Fotografia e alfabeto si congiungon­o nel lavoro di Thomas Feuerstein (foto grande inalto) o possono trovare spazio tra le pieghe della plastica nelle ricerche visive del poeta Nanni Balestrini
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