Confindustria, Boccia: «Bene l’autonomia se porta efficienza»
BOLOGNA Era l’ospite d’onore dell’assemblea pubblica di Confindustria Emilia, con il suo ex sfidante Alberto Vacchi per la poltrona di viale dell’Astronomia, al passo d’addio come guida degli industriali emiliani. E il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia non ha deluso le attese e ha parlato chiaro alla platea dei duemila imprenditori arrivati alla Fiera di Bologna, chiarendo prima di tutto che le parole del vicepremier Matteo Salvini (che ha rassicurato sulla tenuta dei conti pubblici) hanno riportato un po’ di sereno nel mondo imprenditoriale dopo «il grande malessere delle settimane precedenti». Alla fine del suo intervento il leader degli industriali italiani accetta un’intervista per il Corriere di Bologna, il Corriere del Veneto e il Corriere del Trentino e Alto Adige, il perimetro del Nord-Est che insieme a Milano costituisce per gli imprenditori italiani il nuovo triangolo industriale italiano.
L’opposizione al decreto Dignità di Di Maio del mondo confindustriale è partita da una lettera aperta di 400 imprenditori del Veneto alla quale sono seguite le proteste degli industriali dell’Emilia. Quali sono i sentimenti degli imprenditori di queste zone del Paese e soprattutto: alla fine andrete in piazza a protestare contro il governo?
«Non vogliamo passare alla storia come quelli che per la prima volta portano in piazza gli imprenditori insieme ai lavoratori. Il confronto con il governo è partito in salita perché con il decreto Dignità nel migliore dei casi si aumenta il costo del lavoro e soprattutto in certi territori, c’era malessere. Purtroppo c’è una tendenza del nuovo governo: fa fatica ad accettare le critiche. Noi valutiamo i provvedimenti, punto e basta. Le parole di Salvini delle ultime ore però rasserenano un po’ il quadro. Noi invitiamo il governo ad un confronto sulle idee e sulle proposte».
Nel suo intervento pubblico davanti agli industriali emiliani lei ha detto che «è inaccettabile» che il governo attacchi direttamente i vostri presidenti delle associazioni territoriali rei di aver solo espresso opinioni. Si riferiva al caso degli attacchi subiti dal presidente di Confindustria Veneto, Matteo Zoppas da un parlamentare dei Cinque Stelle che lo accusava di organizzare la marcia degli imprenditori contro il governo solo perché vuole difendere le concessioni sulle acque minerali?
«Certamente, anche se non voglio parlare di casi personali. Dico solo che se arriviamo alle critiche con nome e cognome entriamo in un terreno irrituale da evitare, così si alza solo la tensione. Noi vogliamo aprire momenti di confronto con il governo».
A giugno c’è stata la fusione tra le organizzazioni degli industriali di Padova e di Treviso, un modello che ha seguito l’aggregazione già sperimentata dagli industriali emiliani. Che ne pensa?
Autostrade, per noi non ci sono impostazioni ideologiche che dicono «lo Stato sì e i privati no»
Qual è l’assetto finale che deve avere la macchina confindustriale nei territori?
«La valuto come una cosa molto positiva e come un elemento di valore. L’obiettivo finale come previsto dalla commissione Pesenti è quello di arrivare ad una convergenza regionale delle Confindustrie, dobbiamo avere delle organizzazioni più forti, radicate sul territori regionale».
I governatori del Nord-Est dopo la tragedia di Genova e dopo il ripensamento del governo sulle concessioni ad Autostrade della rete autostradale hanno proposto una holding a maggioranza pubblica con l’ingresso di capitali privati. Trento e Bolzano hanno appena ricevuto l’ok di Bruxelles per la gestione in house dell’autostrada del Brennero e manca solo l’ok del governo. Come valuta questi processi?
«Non voglio entrare nel merito delle singole questioni ma posso dire che per Construtturale,
findustria non ci sono impostazioni ideologiche che dicono lo Stato sì e i privati no. In questa fase dobbiamo evitare confusioni dei ruoli in campo, ad esempio lasciamo alla Magistratura l’accertamento delle responsabilità del disastro di Genova».
Nel suo intervento lei ha detto che Confindustria contrasta l’idea delle nazionalizzazioni decise dal punto di vista ideologico. Non sembra particolarmente entusiasta all’idea che siano le Regioni a gestire le Autostrade: è così?
«No, io dico che in generale noi ci aspettiamo che siano fatte le cose e siano fatte bene. Invito tutti a non cavalcare la protesta ma ad individuare soluzioni, a noi interessa che il ponte di Genova venga rifatto e venga rifatto in fretta. Poi per Autostrade c’è una concessione in essere che scadrà e verranno fatte le scelte che devono essere fatte».
A Bologna il governo ha bloccato la realizzazione del Passante autostradale, un’opera che riguarda tutto il Paese. E anche in Veneto ci sono opere che devono essere sbloccate.
«Queste infrastrutture non sono locali, servono al Paese. Serve un grande piano infra- ci sono 150 miliardi da spendere in dote. Da Bologna voglio lanciare un grande messaggio: evitiamo pregiudiziali ideologiche sulle infrastrutture: sblocchiamo almeno i cantieri che sono pronti. Siamo la seconda manifattura d’Europa con tutti i ritardi sulla competitività che abbiamo: mi chiedo che cosa potremmo essere senza questi problemi? Noi facciamo un discorso per il Paese, altrimenti ci limiteremmo a chiedere meno tasse per le imprese e invece chiediamo che il costo del lavoro sia abbassato e che si facciano finalmente le infrastrutture».
Il Veneto, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, pur con sostanziali differenze di metodo e di sostanza, hanno avviato richieste di autonomia al governo. Pensa che sia un processo virtuoso?
«Bisogna fare attenzione ad evitare che ad un centralismo italiano si sovrappongano altri centralismi ma se ci sono ragioni per chiedere maggiore efficienza allora ben vengano questi processi: ci saranno maggiori oneri e responsabilità».
Quanto conta per il sistema Confindustria e che prospettive vede per il triangolo industriale che collega Milano, Bologna e Venezia?
«Il triangolo industriale è una questione dirimente, di interesse nazionale ma deve ripartire anche il Sud a partire dalla questione dell’Ilva».
Dal palco nella parte centrale del suo intervento aveva riconosciuto l’onore delle armi al presidente uscente degli industriali dell’Emilia, Alberto Vacchi, sconfitta nella corsa a Confindustria nazionale. Ha citato una massima di Luigi Pirandello che ricordava che «è più facile essere eroi che gentiluomini perché eroi lo si è per un giorno e gentiluomini per tutta la vita». Inutile dire che per Boccia, Alberto Vacchi è stato un gentiluomo sia come uomo che come presidente degli industriali d’Emilia.