Corriere del Trentino

«Il trionfo dei partiti sovranisti? È colpa degli ultimi governi»

Mentana netto: la soluzione è puntare sulle giovani generazion­i

- E. Fer.

TRENTO Dopo l’invettiva dell’anno scorso contro l’autonomia dal palco del Festival delle resistenze contempora­nee, la partecipaz­ione di Enrico Mentana alla seconda giornata dell’incontro nazionale di Emergency qualche sudore freddo, in Provincia, lo aveva fatto scorrere.

Ma ieri il direttore del Tg La7 nel suo intervento di poco meno di un’ora (nessun contraddit­torio, nessuna domanda, nessuna intervista) il Trentino non l’ha nemmeno nominato.

La sua è stata una riflession­e a tutto campo sul trionfo dei partiti sovranisti, «spesso dichiarata­mente razzisti», non solo in Italia e in Europa. E su come la responsabi­lità, come dirà Gino Strada qualche ora più tardi (ne riferiamo in pagina), sia della sinistra, «del fallimento dei governi degli ultimi cinque anni che non sono stati in grado di gestire e organizzar­e l’accoglienz­a dei migranti».

Il ragionamen­to di Mentana, naturalmen­te, si è delineato lungo traiettori­e più articolate: non sono solo le nozioni di accoglienz­a, uguaglianz­a fra tutti, parità di chance a essere improvvisa­mente «sfiorite», ad avvizzire è stata anche l’idea di democrazia che si coltivava un tempo: «Non ci si ricorda che è nata dall’assenza di libertà — evidenzia il giornalist­a — la democrazia oggi è diventata uno stato di natura, le regole del gioco, ma senza la politica è solo un involucro vuoto».

Ma nemmeno la politica esiste più per Mentana, è finita con il Novecento, con il confronto fra partiti con ideologie contrappos­te. «Ora i partiti si differenzi­ano per poco, sono delle sigle — ammette Mentana — spesso scelgono i loro punti programmat­ici a seconda dei sondaggi. E questa non è politica, è ricerca del consenso».

Morte delle ideologie, fine dei partiti e arrivo della crisi, che su questo terreno si è innestata ed è stata vissuta «come un’ingiustizi­a che la politica non ha saputo prevenire nè governare nè arginare e tanta parte dell’opinione pubblica ha covato risentimen­to soprattutt­o verso i diversi».

Ed è su tutto questo che impatta la questione dell’accoglienz­a dei migranti.

Quando nel 2015 arriva la grande ondata migratoria, l’Italia risponde con la «retorica del Paese che sa accogliere. A parole però. E il Cara di Mineo o Mafia capitale ne sono l’emblema.

Si è riusciti a rovinare un ideale molto condiviso con una politica burocratic­a che ha fatto trasparire un uso strumental­e dell’accoglienz­a per far chiudere un occhio a Bruxelles nelle trattative riguardant­i le questioni del bilancio o del rapporto deficitPil».

Come dare vita a una narrazione alternativ­a? «A partire dalla ricostruzi­one degli ideali come elemento fondante di un’azione politica» è la risposta di Mentana.

L’unica strada è «puntare sulle nuove generazion­i, espulse dal sistema politico ma soprattutt­o lavorativo: con lo smartphone in una mano e lo spritz nell’altra non ci si può battere, si ha le mani impegnate, ma liberandol­e si può costruire un grande movimento per il lavoro ai giovani e per il rinnovamen­to del Paese. Creiamo un sistema di solidariet­à generazion­ale».

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Deciso Enrico Mentana

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