Corriere del Trentino

Cgil e Asgb stanno col ministro, la grande distribuzi­one frena Hillebrand: indietro non si torna

- Di Enzo Coco

BOLZANO I sindacati stanno con il ministro. La grande distribuzi­one invece farebbe di tutto pur di stoppare il progetto di Di Maio.

«Secondo recenti statistich­e il 38% degli altoatesin­i lavora di domenica» avverte il manager di Aspiag Robert Hillebrand, secondo vui tenere gli esercizi commercial­i aperti la domenica è diventato irrinuncia­bile. Specialmen­te in una terra di confine come la provincia di Bolzano. «Dopo 6 anni e con 20 milioni di italiani che fanno la spesa la domenica è difficile tornare indietro. A questo aggiungere­i che l’apertura è un importante deterrente per l’avanzata del commercio on line, anche se questo riguarda meno il settore alimentare. La chiusura avrebbe anche un effetto negativo sull’indotto – continua Hillebrand — e, soprattutt­o in Alto Adige, favorirebb­e gli acquisti oltre confine». Per una zona turistica come la nostra, secondo Hillebrand, il problema sarebbe ancora più grave. «Il villeggian­te non guarda che giorno è quando è in vacanza e la domenica è un giorno buono per gli acquisti» sostiene. «Per la maggior parte dei nostri dipendenti — aggiunge il dirigente di Aspiag — il lavoro domenicale non è un problema anche perché abbiamo inserito personale che lavora ad esempio solo di sabato e domenica e abbiamo un valido sistema di turni a rotazione».

Sul versante sindacale Antonella Costanzo di Filcams Cgil non è molto convinta della proposta Di Maio ma riconosce il merito di aver riportato la questione al centro del dibattito.

«La proposta di Di Maio mi sembra di difficile applicazio­ne anche se — riconosce — devo ammettere che ha il vantaggio di aver riportato il problema al centro dell’attenzione. Secondo noi la regolament­azione che aveva dato il Governo Bersani con un massimo di aperture garantite, poteva essere una buona mediazione. Le domeniche — sostiene la sindacalis­ta Cgil — non danno fatturato aggiunto ma si limitano a spostare al settimo giorno un fatturato che sarebbe stato fatto comunque durante la settimana. Non siamo per la chiusura tout court, ma ci pare che le percentual­i del 70-80% di lavoro domenicale che si sono raggiunte oggi, siano eccessive. Una quota del 30% di aperture sarebbe senz’altro più congrua».

Sulla questione prende posizione anche il sindacato Asgb che in una nota saluta con favore la proposta del governo di fare marcia indietro sulla liberalizz­azione degli orari di apertura dei negozi: «Lavoratori e aziende ne guadagnere­bbero in qualità della vita» dichiara il vicepresid­ente Alexander Piras secondo cui le aperture domenicali «sono tagliata esclusivam­ente sugli interessi della lobby delle grandi catene commercial­i».

A contestare decisament­e la prima affermazio­ne di Costanzo è Diego Andolfato di Federdistr­ibuzione: «Non è assolutame­nte vero che si tratti di semplice ridistribu­zione del fatturato degli altri giorni della settimana. La domenica — avverte — è un giorno in più a tutti gli effetti, in cui molti lavoratori che durante la settimana dovrebbero fare la spesa di corsa, possono dedicarsi con calma agli acquisti per la settimana. Ipotizzare la chiusura sarebbe un suicidio commercial­e e occupazion­ale senza contare la ripercussi­one che avrebbe anche sull’industria alimentare in termini di fatturato e calo della produzione. Non è questione di liberalizz­azione selvaggia ma — conclude Andolfato — di attuare l’apertura là dove serve e quando serve. In fondo resta sempre una facoltà non un obbligo».

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Clienti in un supermerca­to. Nelle foto piccole: Robert Hillebrand di Aspiag e Antonella Costanzo della Filcams Cgil Spesa
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