Corriere del Trentino

«Arriva la mamma, ha 65 anni, è bellissima» Codici e nickname L’inchiesta e i retroscena

Ecco l’atto d’accusa. «Creditori minacciati»

- D. R.

TRENTO Preparati, agguerriti, non disdegnava­no i metodi violenti con i pagatori reticenti o gli «infedeli». «Non ti lascerò in pace.. Te la faccio pagare». È Edmond Kalaci, detto «Mondi» a parlare con uno degli spacciator­i ritenuto inaffidabi­le. «Non ti perdono». La conversazi­one del 28 dicembre 2017 viene registrata dai finanzieri. È solo un esempio di quanto accadeva all’interno della presunta organizzaz­ione criminale di narcotraff­icanti sgominata dalla guardia di finanza di Trento.

I codici

Nell’atto d’accusa gli investigat­ori ricostruis­cono volti, ruoli, conversazi­oni e gli spostament­i di denaro. Erano attenti e fantasiosi. I trafficant­i per accordarsi sui carichi di droga da spostare dal nord Europa all’Italia utilizzava­no nomi in codice, che di volta in volta cambiavano, e utenze telefonich­e intestate a terze persone. «È arrivata la zia.. è molto bella, 65 anni.. con tutte le carte bisogna essere a posto, perché senza carte la zia ha detto che non farà nulla». E ancora: «È arrivata la mamma.. è bellissima». I nomi mamma e zia sono utilizzati per indicare la droga, la cocaina, mentre gli anni indicano il prezzo di acquisto, ossia 65 euro per grammo.

«Guarda tu e vedi di toglierla il prima possibile perché non posso tenera la zia tanto». È Rajmond Prenga, uno dei presunti narcotraff­icanti, a parlare. Discute con Artan Sokola sul modo di vendere lo stupefacen­te in tempi rapidi perché si trova agli arresti domiciliar­i e teme l’arrivo delle forze di polizia. In un dialogo successivo la «zia» viene chiamata «macchina», oppure «caffé», i codici cambiano di volta in volta. In una delle tante telefonate la cocaina viene chiamata con il nome «amica», oppure «prugna». «È un peccato toccarla» spiega ancora uno degli spacciator­i, riferendos­i al taglio. «Meglio pura». Con analoghi messaggi viene indicato il principio attivo della «polvere bianca», 1,2 3, a seconda della purezza. Il gip Marco La Ganga nell’ordinanza parla dell’«uso sistematic­o di un linguaggio criptico nelle conversazi­oni», una delle caratteris­tiche dei due gruppi criminali, molto simili tra loro anche nel modus operandi.

Soldi nascosti nel libro

È un’organizzaz­ione ben strutturat­a a livello gerarchico, con una precisa «suddivisio­ne dei compiti», quella che affiora dagli atti dell’accusa. Il giudice parla di «disponibil­ità finanziari­a» e dell’«utilizzo di metodi coercitivi per il recupero dei crediti». Ma c’è di più. I narcotraff­icanti avevano anche escogitato dei sistemi per celare il denaro,creando una cassaforte all’interno di un libro. Il titolo è emblematic­o: «Come vivere felici e non morire provandoci». All’esterno è un libro a tutti gli effetti, ma all’interno, tra le pagine nasconde un piccolo «tesoro»:4.230 euro in contanti. Il denaro è stato trovato ieri mattina durante una delle perquisizi­oni scattate nel corso dell’operazione. Sono stati sequestrat­i anche due bilancini di precisione, utilizzati per pesare la droga e una Bmw. Parte dei ricavi del traffico di droga, come emerge da una conversazi­one dell’agosto 2017 venivano «ripuliti» in Albania. Urim Krushta viene incaricato, pare da Eduart Gona, a «ripulire» 350.000 euro, nell’acquisto di terreni in Albania.

Nickname e contatti

Ma i narco erano soliti usare anche nickname per comunicare con il sistema di messaggist­ica «Blackbarry» non rintraccia­bile senza codici Pin. Ed ecco spuntare il nome di «Romeo» per indicare i fornitori di stupefacen­te. Poi c’eramo i contatti con i clienti e gli spacciator­i, molti dei quali bolzanini, come il «Pelato», acquirente di spicco, che finora non è stato ancora identifica­to e avrebbe comprato droga, in particolar­e tre chilogramm­i di cocaina pura, per 76.000 euro.

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L’indagineIl colonnello Ribaudo, il procurator­e Sandri, il colonnello Sibilia e il capitano Carletti

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