LA SOCIETÀ DEL TURPILOQUIO E IL RITORNO AL RISPETTO
Questi sono tempi in cui il turpiloquio la fa da padrone nella vita di tutti i giorni. C’è un evidente mancanza di rispetto che fa presagire nulla di buono. Da cittadina la cosa mi preoccupa, soprattutto in vista di una campagna elettorale che si preannuncia molto calda.
Mai come in questo momento abbiamo bisogno di ritrovare una forma di rispetto, verso le persone e le cose. I social mi fanno paura, riescono a tirare fuori dalle persone il peggio del peggio. Dietro l’anonimato, ci si sente forti e liberi di scrivere ogni nefandezza. Ormai la parola più in uso è «odio». Non si discute più, ci si odia: nella politica, nello sport, nella vita di tutti i giorni. Forse potrò apparire fuori moda, ma faccio fatica a riconoscermi in questa società aggressiva, dove se non la pensi come la maggioranza finisci per essere emarginata. Troveremo mai un modo per confrontarci rispettando le varie idee?
Gentile signora Sandri,
Il suo interrogativo è destinato purtroppo a rimanere aperto. Se mi permette lei non è certo fuori moda. Proprio su quanto descritto nella lettera si è soffermata la riflessione della professoressa Paola Giacomoni che abbiamo pubblicato sul Corriere del Trentino di ieri. Il conflitto, quello inerente alle idee, è il sale della democrazia, va però gestito. Giacomoni scrive che un «buon uso del conflitto è possibile in primo luogo se si considerano in modo paritario le diverse voci. Tutti hanno il diritto di esprimere la propria opinione e il proprio dissenso, non ci sono punti di vista che non contano giusti o sbagliati che siano. Sarà la discussione a far prevalere la soluzione migliore...». Trovo questo passaggio pienamente condivisibile. Dobbiamo essere allora noi cittadini, in primis, a prendere le distanze da una società aggressiva. Mai come in questo caso la politica è lo specchio di ciò che ci circonda.
Ho sempre trovato un errore, ad esempio, usare la parola odio nel tifo calcistico. Una cosa che mette i brividi. Si dovrebbe tifare per la propria squadra e non odiare l’avversario. Si dovrebbe usare una sano e auspicabile sfottò e non intonare cori che richiamano tragedie tipo Superga e Heysel. Ma contro l’imbecillità mi rendo conto che ci sia ben poco da fare. Insomma, stiamo vivendo tempi difficili, è innegabile. Non farei però l’ennesima tirata anti-social. Non sono il male assoluto se usati con giudizio; possono anzi essere un arricchimento, un modo per guardare e conoscere il mondo. Bisogna educare, quindi, i giovani a un uso consapevole, mettendo in mostra le potenzialità ma anche i pericoli che non sono di poco conto.