Corriere del Trentino

DALLA PARTE DEL CITTADINO

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COMUNE Presidente garante

Non comprendo l’acredine che ho avuto modo leggere nei giorni scorsi nei miei confronti. Sono una consiglier­a comunale di Trento che nel 2015 il Consiglio ha votato praticamen­te all’unanimità come presidente, ritenendom­i evidenteme­nte degna di ricoprire tale ruolo. È stato un grande onore ed è anche un grande onere. Ogni giorno, con fatica e senso di responsabi­lità, cerco di rendermi degna di questo ruolo istituzion­ale che mi impegna in molteplici mansioni. Non ho mai occupato poltrone se non quella di consiglier­e comunale e sempre con l’impegno e la serietà che mi sono stati unanimemen­te riconosciu­ti, da destra a sinistra. E di questo vado molto fiera. Stupisce allora un certo astio proprio nei miei confronti, posto che come garante super partes delle minoranze e di tutto il Consiglio metto in atto modalità relazional­i e istituzion­ali tali da far sentire tutti e ciascuno parimenti valorizzat­i e tutelati, a prescinder­e ovviamente dalla collocazio­ne politica. Come del resto deve essere. Per quanto riguarda la mia candidatur­a, non esiste nulla a livello

regolament­are comunale che entri in rotta di collisione con il mio ruolo politico istituzion­ale. Il presidente di un Consiglio comunale può essere certo sfiduciato, e quindi costretto a dimettersi, ma solo a seguito di mancanze, errori correlate al mandato. Tra queste fattispeci­e non vi è certo la candidatur­a alle elezioni. Da parte mia non è

mai mancato e mai mancherà il rispetto per idee, posizioni, ideologie anche molto diverse dal mio personale sentire. Lucia Coppola, presidente Consiglio comunale, TRENTO

POLITICA

Difendo gli 80 euro

Tra le varie voci che circolano

riguardo la prossima manovra c’è quella secondo la quale i fondi per finanziare il reddito di cittadinan­za sarebbero ottenuti abolendo gli 80 euro in busta paga introdotti nel 2014 dal governo di centrosini­stra.

A me pare una prospettiv­a assai poco equa, visto che si toglierebb­e un importante aiuto ai poco abbienti (chi

prende il bonus in questione non è certo ricco) per dare ai poveri. Inoltre nutro dubbi sul fatto che il reddito di cittadinan­za vada a chi effettivam­ente ne ha bisogno, anche tenendo conto degli squilibri territoria­li che riguardano altre forme di erogazione di aiuti statali, quali ad esempio le pensioni di invalidità.

Stefano Mattei, TRENTO

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