L’UNIVERSITÀ, LA PROVINCIA E IL NUOVO PRESIDENTE
Lo statuto dell’Università di Trento prevede che sia Il rettore, in vacanza del presidente, ad assumere le funzioni di quest’ultimo. Il venir meno della nomina del sostituto di Innocenzo Cipolletta alla guida del Consiglio di amministrazione dell’ateneo non rappresenta, a un mese dalle elezioni, un danno particolarmente grave. Rispetto allo spirito della 590, la legge istitutiva dell’università, la figura del presidente è andata perdendo la sua funzione originaria, quella di essere, per il mondo accademico e per il potere territoriale, garante del rispetto della reciproche autonomie. Consiglierei al governatore Rossi, cui spetta la nomina, di pazientare il tempo necessario a far sì che si costituisca il nuovo governo provinciale, provvedendo nel contempo a riaprire i termini per la presentazione delle candidature, visto l’esito deludente del bando scaduto (risulterebbero solo due domande). Sarebbe questo un atto opportuno, visto che la discrezionalità della giunta, a cui lo statuto lascia il diritto di nominare un presidente al di fuori della rosa dei candidati, non aiuta a ridare al nominato il peso istituzionale originario.
Un suggerimento finale: la ricerca a tutti i costi di un presidente proveniente da sistemi planetari lontani da quello in cui ci troviamo e il cui centro gravitazionale è dato dal sistema delle autonomie, potrebbe alla lunga rivelarsi controproducente, come già alcuni recenti segnali lasciano intendere. L’universalità della scienza e della cultura va garantita dal potere accademico, alla comunità territoriale l’assunzione a tempo debito delle responsabilità politiche. Vincenzo Calì, TRENTO
Caro professor Calì,
Lei meglio di me conosce i meccanismi che portano alla nomina del presidente dell’università. Attorno a questa figura, a quanto pare, si stanno consumando piccole vendette. Il decisionismo del governatore Rossi che avrebbe «tagliato fuori» l’assessora competente in materia di università, Sara Ferrari, rende l’intera operazione una prova di forza di cui non si sentiva certo il bisogno. Nessuno toglie il potere di scelta dalle mani del presidente della Provincia, sarebbe però consigliabile giungere a una decisione se non condivisa, almeno dibattuta. A poche settimane dal voto, è giusto che sia Rossi a pilotare tale nomina? Devo dirle che per come si sono messe le cose sarebbe meglio passare la mano evitando così di inasprire ancora di più il rapporto tra Patt e Pd. Non mi scandalizzerei però se il governatore domani mattina indicasse il nome del futuro presidente dell’ateneo esercitando, di fatto, un suo diritto. La cosa importante, come dice anche lei, è chi sarà chiamato a occupare quella poltrona. Per quanto il ruolo possa essere circoscritto, rimane pur sempre il presidente di un’università che sta ottenendo importanti risultati anche fuori dai confini nazionali. La necessità quindi di avere una figura di alto profilo appare imprescindibile.