Materia e forme di Stimmungsvoll
Stimmungsvoll è un termine della lingua tedesca che non trova un esatto corrispettivo in italiano e solitamente si riferisce al suono degli strumenti, al loro timbro e accordatura. A volte però questa parola viene utilizzata metaforicamente in riferimento ad un particolare stato mentale e psicologico, per esprimere cioè l’atteggiamento mentale ed emotivo di una persona nei confronti dell’esistente. Ed è in questa seconda accezione che Stimmungsvoll viene utilizzato per il titolo della mostra che, a partire da venerdì 21 settembre, aprirà la stagione autunnale alla galleria Antonella Cattani contemporary art di Bolzano. L’evento espositivo accosta le opere e il sentire di due artisti, Giuseppe Spagnulo e Gianni Dessì. A unire i due diversi percorsi artistici è il sincero confronto con la materia, un atteggiamento umile nei confronti dei materiali utilizzati, che ha sempre contraddistinto la ricerca di entrambi. Un atteggiamento mentale e un procedimento reso evidente dalle opere dei due artisti, realizzate all’insegna dell’impegno nella testimonianza di ognuno dei gesti e dei procedimenti che le hanno portate a compimento, e nell’esaltazione dei materiali dei quali sono composte.
La ricerca di Gianni Dessì (Roma 1955), viene presentata dalla mostra che proseguirà fino al 22 ottobre, attraverso una serie di opere scultoree e dipinti, che permettono all’osLa servatore di apprezzare ogni gesto attraverso il quale è stato steso il colore o realizzata la stratificazione del supporto. Ogni singola azione appare chiaramente indirizzata a rappresentare il complesso rapporto con l’esistente, sia dell’opera che di chi la osserva. Diversi livelli di significato si stratificano come la materia, manifestando la complessità del reale e il suo eterno sfuggire ad ogni definizione. Così nel dipinto Gemma la centralità è riservata alla sagoma di un diamante, materiale indefinito per sua stessa natura, date le molteplici forme che può assumere.
scultura è una tecnica alla quale Dessì, partito dalla scenografia (si è diplomato all’Accademia Belle Arti di Roma nel 1976 con Toti Scialoja) arriva come ad un approdo naturale nel 2006. In realtà, tutta la sua attività precedente, è contraddistinta da uno strettissimo rapporto con lo spazio, come dimostrano alcuni suoi lavori già a partire dal 1979. Esemplare in questo senso l’intervento in una casa abbandonata in Slovenia, volto ad alterare la percezione dello spazio. In mostra questa tecnica viene rappresentata da una serie di opere in argilla con figure arcaiche e ceramiche dipinte di giallo «il colore più impertinente che esista» come afferma l’artista.
Tra le numerose esposizioni in Italia ed Europa alle quali ha partecipato Gianni Dessì, ricordiamo Ateliers, organizzata da Achille Bonito Oliva nel 1984, nella quale insieme a Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Giuseppe Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Marco Tirelli, apre il proprio studio al pubblico. Ha esposto a Ravenna, nella mostra Italiana. Nuova Immagine, sempre a cura di Bonito Oliva, alla Biennale di San Paolo, a quella di Parigi, al Moma, alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Milano, mentre è del 1995 la grande mostra antologica a cura di Danilo Eccher, che viene ospitata alla galleria civica di Trento, e del 2006 quella al Macro di Roma.
Anche le opere Giuseppe Spagnulo (Grottaglie, Taranto 1936 — Milano 2016), portano evidenti tutte le tracce del processo di produzione, come avviene in Sole Nero, scultura in acciaio del 2011, che mostra chiaramente i segni impressi dal fuoco, mentre in alcuni lavori come Sole Rosso, pittura e scultura convivono.
Artista internazionalmente riconosciuto e apprezzato, Spagnulo ha saputo declinare l’ispirazione arcaica, con i mezzi tecnologici più innovativi a sua disposizione. Formatosi inizialmente nel laboratorio ceramico del padre e presso la Scuola d’Arte della sua città, si trasferisce a Faenza dove studia all’Istituto di Ceramica. Gli anni a Faenza sono fondamentali, qui tra le altre cose può studiare le opere che Picasso ha donato al Museo delle Ceramiche e realizza i primi lavori in gres. A Milano, negli anni Sessanta, sarà assistente di Lucio Fontana e Arnaldo Pomodoro, qui conoscerà Tancredi e Piero Manzoni.
Tra i numerosi riconoscimenti, ricordiamo la cattedra di scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Stoccarda, il Premio Faenza alla carriera, le innumerevoli esposizioni e le installazioni pubbliche, come quelle davanti al Teatro Arcimboldi di Milano, e il monumento ai caduti di Nassyria a Roma.