Appello, Quici condannata a 16 anni «Colpevole di omicidio volontario»
Pena aggravata. Marchesini: «La sentenza rende giustizia». Migliucci: «È illogica»
BOLZANO Ester Quici, meranese di 37 anni, è stata condannata ieri sera nel processo di secondo grado ad una pena di 16 anni, per l’omicidio volontario del suo compagno convivente Alessandro Heuschreck, 50 anni. In primo grado, l’imputata era stata condannata ad una pena inferiore: 14 anni per omicidio preterintenzionale. I giudici della Corte d’assise d’appello di Trento, sezione distaccata di Bolzano, hanno dunque accolto la tesi dell’accusa, che aveva chiesto un inasprimento della pena, qualificando il reato come omicidio volontario. La procuratrice Donatella Marchesini, martedì al termine della sua requisitoria, aveva infatti chiesto la condanna a 24 anni di reclusione, negando le attenuanti generiche. La corte ha accolto l’impianto accusatorio, ma ha riconosciuto le attenuanti ad Ester Quici, stabilendo quindi una condanna a 16 anni di reclusione.
La lettura del dispositivo della sentenza da parte del presidente della corte, giudice Manfred Klammer (a latere Silvia Monaco), è avvenuta dopo le 20, al termine di una giornata in tribunale durata oltre dieci ore, prima con le arringhe della difesa e poi con la camera di consiglio.
«Esprimo soddisfazione dal punto di vista giuridico — ha commentato a caldo la procuratrice Marchesini — perché l’impianto accusatorio della procura di primo grado e della procura generale ha retto. Sono state concesse le attenuanti generiche, e questa è una prerogativa della corte. Rispetto assolutamente la sentenza, che rende giustizia: significa che Ester Quici ha ucciso volontariamente Alessandro Heuschreck».
Grande delusione, invece, per gli avvocati difensori Beniamino Migliucci ed Enrico Lofoco, che avevano chiesto l’assoluzione. «Una sentenza profondamente sbagliata — ha commentato Migliucci — Non esiste un movente e c’è la dimostrazione pacifica che tutti i colpi rinvenuti sul corpo di Heuschreck potessero venire auto-inferti, dal primo all’ultimo. Mancava la prova dell’ attri bui bilitàdelf atto alla Quici. La sentenza, che cambia poco in termini di pena rispetto a quella di primo grado, è quindi sbagliata. Era sbagliata già quella precedente, che ritenevasi fosse tratta todi un omicidio preterintenzionale. Diventa difficile immaginare un omicidio volontario, commesso con queste modalità e addirittura che sarebbe, secondo la procura, un omicidio bifasico: cioè prima l’imputata avrebbe tentato di uccidere Heuschreck col coltello e poi, dato che questo tentativo non era stato portato a termine, avrebbe poi deciso di lasciarlo morire dissanguato. Si tratta di un’ipotesi che sconfina nell’illogicità — ha concluso l’avvocato Migliucci — e adesso leggeremo le motivazioni. Poi presenteremo comunque ricorso per cassazione».
I fatti risalgono alla sera del 21 marzo 2015, quando Alessandro Heuschreck venne trovato morto in un lago di sangue e con numerose ferite da taglio, nella casa di Corso Libertà a Bolzano in cui si era da poco trasferito con la sua compagna, la meranese Ester Quici, ed i figli di lei. La strategia difensiva si era basata sulla tesi di un gesto di autolesionismo da parte di Heuschreck, e sulla mancanza di un movente: l’uomo si sarebbe cioè ferito da solo dopo una lite con la compagna. Un gesto che, secondo questa versione, sarebbe stato dettato da un raptus a causa dell’instabilità dell’uomo, che già un anno prima si era ferito volontariamente con un oggetto appuntito. Una tesi alla quale non ha però creduto la corte d’assise d’appello.