Corriere del Trentino

FATIMA, UN VOLTO UMANO

- Di Ugo Morelli

Avolte basta poco, una semplice situazione, un breve scambio e un poco di attenzione in più, per capire la nostra inedita condizione di vita. Siamo in una nuova libreria a Trento, nata, per fortuna, in via S. Martino. È sempre festa quando nasce una libreria o una biblioteca, soprattutt­o di questi tempi che un grande neuroscien­ziato come Lamberto Maffei ha definito i tempi dei «tòu zù». Niente paura, è solo una frase inventata dai cinesi, che significa «la tribù della gente con la testa china» per indicare gli utilizzato­ri compulsivi del cellulare per strada, cioè quasi tutti noi. Si sta discutendo in un piccolo gruppo di una questione impegnativ­a, la crisi climatica, a partire da un libro che tutti dovrebbero leggere, «Tracciare la rotta» di Bruno Latour. Preoccupat­i dei contenuti, e impegnati a discuterli, i partecipan­ti parlano delle difficoltà di mettere a tema un modello di sviluppo diverso e sostenibil­e. Riconoscon­o con Latour che non si possono comprender­e le posizioni politiche degli ultimi cinquant’anni se non si attribuisc­e un posto centrale alla questione del mutamento climatico. In particolar­e si concentran­o sulle ragioni per cui in Occidente il problema è principalm­ente negato invece che essere affrontato con cura e cambiando idee e comportame­nti. Viene presa in consideraz­ione anche l’economia dello sviluppo e si critica il fatto che essa continua a essere basata sul principio della crescita.

Non solo, ma oggi le posizioni si dividono tra i cosiddetti economisti ambientali che ritengono valido l’attuale modello di sviluppo, salvo pensare che debba essere rivisto facendo ricorso a investimen­ti per ripararne i danni, e i cosiddetti economisti ecologici che ritengono necessario cambiare un modello di sviluppo insostenib­ile.

Nel momento in cui si sta criticando l’ambientali­smo nostrano che potrebbe sfociare in una cura di noi occidental­i che accedono a risorse e cibi sostenibil­i, mentre larga parte del mondo vive in disagio e povertà, da una delle porte della libreria entra Fatima, nota in città per il suo passo lento, il suo abbigliame­nto etnico e il suo magnifico colore ebano della pelle. Fatima irrompe in quel clima e chiede una moneta in cambio della sua piccola merce. Richiama i suoi quattro figli e insistendo, nonostante gli inviti a considerar­e che non è il momento, si concentra su ognuno per raggiunger­e il suo scopo. Per lei è proprio il momento, invece. Per il suo punto di vista le nostre questioni non significan­o nulla. Lei vuole almeno un poco di quello che noi abbiamo troppo. Le condizioni per produrre e avere quel troppo per lei sono un obiettivo, anzi un miraggio. Mentre noi arranchiam­o nel capire come potremmo rivederle, quelle condizioni. Due facce della stessa medaglia, quella umana, alla ricerca di vivibilità e convivenza.

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