CAVALESE DIFENDA IL TEATRO
Cavalese voterà se ricostruire il teatro com’era un tempo oppure in chiave moderna.
Ho appreso da amici che abitano a Cavalese o che frequentano questa splendida località montana del Trentino (dove mi sono nuovamente recata questa estate) che dopodomani i cittadini saranno invitati, attraverso un referendum, a esprimere il loro parere su come ricostruire il teatro locale.
Chi voterà «Sì» esprimerà la volontà di ricostruirlo filologicamente come era in passato — così come io l’ho frequentato per anni — naturalmente con i più recenti aggiornamenti tecnologici e di sicurezza. Chi voterà «No» esprimerà la volontà di realizzare un progetto che ha nel suo profilo una struttura moderna, definita «Teatro congressuale».
Passo ai miei ricordi e desideri: ero una ragazzina quando frequentavo il Teatro comunale di Cavalese, che offriva spettacoli prestigiosi con attori molto noti, quali Franca Valeri, Adriana Asti, Nando Gazzolo, Piero Mazzarella, Paolo Villaggio, Ugo Pagliai, Paola Gassmann e molti altri.
Il ricordo che più vivo nella mia mente e nel cuore è l’elezione di miss Cavalese negli anni ’60. La giuria era composta da Gorni Kramer, dagli autori Pallavicini e Soffici e da molti altri nomi illustri, tutti villeggianti di Cavalese. Gli amici mi convinsero a partecipare e io accettai, con lo scetticismo dell’ultimo momento. Sino ad arrivare all’elezione finale: fui io la prima classificata, e proprio in quel teatro.
Non solo per questo evento il Teatro comunale di Cavalese era per me affascinante. All’ingresso e al di là del foyer, si respirava un’atmosfera Belle Époque in una magnifica sala con sedie imbottite, che emanava calore dalle mille luci dei lampadari in stile Liberty. Scale di marmo che portavano alla galleria, vetrate decorate, insomma, l’impronta di un buon gusto architettonico e d’arredo che ne faceva uno scrigno di cultura e di fascino. Il Teatro di Cavalese, insieme alla magnifica Comunità e al parco della Pieve, era uno dei simboli più concreti, unici e affascinanti di questa nota cittadina della val di Fiemme.
Ora il teatro verrà ricostruito. Io non posso partecipare al referendum, ma voterei certamente per il «Sì» e sapete perché? Perché amo e riconosco le cose belle. Sono milanese, e se mi avessero chiesto come ricostruire il Teatro alla Scala, nemmeno per un momento avrei pensato a una ricostruzione in stile moderno! Forse questa scelta si addice a una semplice sala da concerto, ma i teatri no: in quelli va salvato e salvaguardato lo spirito e l’estetica del progetto d’origine, anch’esso figlio dell’arte, che al suo interno trova espressione. Diceva Indro Montanelli: «Un popolo che ignora il proprio passato, non ha futuro». Se i cittadini di Cavalese sceglieranno di distruggere la storia e l’essenza del loro teatro, abbassandosi a sostituirlo indegnamente con una squallida sala modernista, getteranno per sempre una parte significativa dei loro ricordi e ciò non mancherà di coinvolgere anche molti dei fedeli villeggianti.
Cavalese dev’essere viva nel nostro amore e nella memoria per tutte le cose belle e notevoli che vi accadono, lasciando alle spalle gli eventi drammatici: famosa nel mondo non solo per la Marcialonga, ma anche perché sarà la sede di un bellissimo teatro storico, come non ne esisterà uno simile in tutta la valle. Vadano a votare, dunque, i cittadini di Cavalese. Colgano quest’occasione che viene loro offerta con il referendum, per sostenere la ricostruzione del teatro e scegliere la soluzione architettonica più gradita: l’importante è esserci e, magari, riflettere su quello che ho scritto. Anche noi villeggianti vogliamo veder rivivere questo gioiello unico.
Referendum
Se potessi dare la mia preferenza, voterei «Sì» in modo da ricostruire la struttura com’era all’inizio