Corriere del Trentino

Welfare, l’ex ministra Turco attacca «Il governo ignora le politiche sociali Grave pericolo di arretramen­to»

- Di Chiara Marsilli

TRENTO «Che il welfare e le politiche sociali non siano presenti nell’agenda di governo attuale genera un gravissimo pericolo di arretramen­to culturale». Sono le durissime parole di Livia Turco, già ministro per la solidariet­à sociale e ora presidente dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazion­i migranti e il contrasto delle malattie della povertà, ieri a Trento per il convegno nazionale dell’ordine degli assistenti sociali. «Sono argomenti che non vanno di moda — sottolinea l’ex ministra — ma dei quali è necessario parlare. Per esempio, l’esclusione dei figli degli immigrati, anche se in regola con il permesso di soggiorno, dagli asili nido, non soltanto viola la Costituzio­ne e il diritto internazio­nale, ma intacca un principio fondamenta­le dell’inclusione sociale. Per prevenire le disuguagli­anze è necessario intervenir­e sui processi cognitivi dei primi anni di vita dei bambini». Solo uno dei molti esempi inanellati dall’ex parlamenta­re, che ribadisce: «È necessario presentare nuove proposte che nascano non solo dalle forze politiche, ma dall’intera società. Tra i punti fondamenta­li il lavoro, la parità retributiv­a, i servizi sociali e i servizi sanitari. È importante rilanciare il ruolo di dialogo civico, per evitare che i problemi di disagio sociale vengano risolti attraverso un mero contributo economico. Attraverso lo slogan “Insieme si può” vorrei rilanciare l’urgenza di tessere nuove relazioni umane». Tranchant anche la posizione riguardant­e il rapporto tra sanità e immigrazio­ne: «I dati hanno confermato che gli immigrati arrivano sani e si ammalano qui, a causa di condizioni di lavoro spesso al limite. Il problema della sanità sul posto di lavoro riguarda tutte le figure più vulnerabil­i della società, non solo gli immigrati in quanto tali». Le dichiarazi­oni avvengono in occasione del convegno nazionale dell’ordine degli assistenti sociali, tenutosi ieri a Trento, che ha riunito al tavolo di lavoro i rappresent­anti di tutti gli ordini regionali per riflettere sul welfare e il ruolo di questi profession­isti in un momento particolar­mente complesso di cambiament­o della società. Il Trentino è, in questo senso, molto più che un’isola felice.

Gianmario Gazzi, presidente nazionale dell’ordine e originario di Trento, ricorda: «In Trentino i parametri sono più vicini a quelli nord europei che a quelli del resto d’Italia. In provincia la spesa media pro capite per i servizi sociali è di 220 euro all’anno, mentre in alcune regioni italiane non si arriva ai 30 euro». Uno squilibrio che è ancora più importante se si ragiona in termini di carico di responsabi­lità del singolo profession­ista, figura cardine dell’intero sistema. «In Trentino — sottolinea ancora — in media c’è un assistenza sociale ogni 3.750 persone, ma in alcuni comuni due soli profession­isti devono occuparsi di un bacino di utenza di 70mila abitanti».

Le differenze sono dovute a una duplice motivazion­e: da una parte le risorse, che la Provincia autonoma può gestire in maniera più libera, dall’altra la cultura territoria­le, forte di secoli di volontaria­to, che considera il disagio sociale una responsabi­lità collettiva. «Gli obiettivi di questo convegno sono un’elaborazio­ne comune dello stato dell’arte e la formalizza­zione di alcune richieste. Tra queste un migliorame­nto della formazione per i profession­isti e un’attenzione particolar­e per la prevenzion­e degli attacchi. Ben 9 assistenti sociali su 10 nel corso della propria carriera sono aggrediti, minacciati o sono stati vittima di stalking».

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A colloquio L’ex ministra Livia Turco con l’assessore alla salute Luca Zeni
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Presidente Gianmario Gazzi

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