«Consulenze e appalti da rivedere» «L’
Il procuratore della Corte dei Conti: «Autonomia virtuosa, ma casi di scandalosi favoritismi»
Autonomia è virtuosa, ma ci sono casi di scandalosi favoritismi». Dopo due anni di attività come procuratore regionale della Corte dei Conti, Marcovalerio Pozzato, traccia un quadro di luci e ombre della gestione delle risorse publiche. Consulenze e appalti sono da rivedere. «Accanto ad amministratori onesti — spiega — ci sono deviazioni per gli amici degli amici».
Bene l’autonomia, «i TRENTO risultati di questi 70 anni sono positivi» commenta. Le risorse spese hanno permesso una crescita del Trentino Alto Adige sia in termini sociali, economici che culturali, ma il procuratore regionale della Corte dei Conti, Marcovalerio Pozzato, non si esime dall’evidenziare casi di «deviazione delle risorse pubbliche» dovute a «indebiti favoritismi». È un quadro a luci e ombre della realtà trentina e della gestione dei beni pubblici da parte di Provincia e Comuni quello tracciato dal procuratore regionale, a distanza di quasi due anni dall’inizio del suo mandato.
Procuratore, quando lei ha assunto l’incarico nel 2017 ha detto che «tutti devono essere in grado di lavorare e produrre, non soltanto coloro che possono godere di illegittimi favoritismi», principio a cui si ispira nel suo operato. Dopo quasi due anni di attività, può tracciare un primo bilancio? «Mi sono insediato nel 2016 e a quasi due anni dall’inizio del mio lavoro di procuratore, posso dire di aver
acquisito una maggiore conoscenza dei fenomeni che interessano la vita delle istituzioni e il sistema economico locale. Il pieno e concreto utilizzo delle ampie forme di autonomia date dallo Statuto speciale e dalle relative norme di attuazione hanno grande rilevanza per la vita delle famiglie, come delle imprese,
dell’attività delle Istituzioni.
Questa rilevanza ha quindi un doppio significato: positivo
per la Comunità, fino a quando le potenzialità dell’autonomia vengono utilizzate correttamente nell’interesse generale, ma anche negativo qualora tali prerogative siano utilizzate per finalità non rispondenti, o solo parzialmente, al medesimo interesse generale».
Il Trentino è una provincia autonoma con un bilancio importante che sfiora i 5 miliardi di euro annui. Dalla sua esperienza e da quanto ha potuto appurare in quanto procuratore regionale della Corte dei Conti, vengono spesi con oculatezza o ha ravvisato qualche spreco?
«È evidente che in una realtà così articolata e complessa non ci si può esprimere in termini genericamente positivi o negativi. In un contesto ampio i risultati di questi 70 anni di autonomia sono positivi, il Trentino e l’Alto Adige sono cresciuti molto da un punto di vista sociale, culturale e economico, tanto da porsi ai vertici in una scala nazionale di comparazione di risultati. Neppure il termine “sprechi” appare adeguato a questa realtà, in quanto spesso si valutano situazioni complesse,
Ambivalenza
Accanto alle patologie ho potuto verificare la solidità del sistema amministrativo
Le vicende che hanno originato cause risarcitorie sono legate a favoritismi e ad amministratori onesti che adottano soluzioni semplificate sbagliate
nelle quali possono essere riconosciuti aspetti positivi e coerenti con le finalità istituzionali, mentre in altri casi sono riconoscibili chiari indizi di “deviazione” (per indebiti favoritismi) delle risorse pubbliche».
Quali sono le maggiori criticità a suo avviso nella spesa pubblica?
«A tal riguardo, non posso che ricordare quanto già affermato in occasione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti di Trento e del giudizio di parificazione dei rendiconti generali della Regione e della Provincia di Trento. In particolare mi riferisco ai richiami a troppo disinvolti affidamenti di incarichi di consulenze o aggiudicazione di appalti. Una specifica sottolineatura meritano le questioni relative all’articolato panorama delle società e degli enti che ruotano attorno alle istituzioni dell’autonomia: si tratta di un sistema molto significativo per la vita di questo territorio e di questa comunità, perché gran parte dell’intervento pubblico passa attraverso gli organi istituzionali provinciali e locali, nonché le società partecipate».
Parliamo di consulenze esterne. Da anni Comuni e Province sono nel mirino della Corte dei Conti, più volte bacchettati dai giudici contabili. Dietro all’uso di-
sinvolto di consulenti esterni c’è un sistema di “favoritismi” o è un problema di leggi poco chiare?
«In primo luogo non si devono fare generalizzazioni. Dagli atti che ho potuto esaminare e dalle vicende che hanno portato a richieste risarcitorie ci sono casi molto differenti: accanto a dimostrati favoritismi ( in un deprecabile contesto di scandalose agevolazioni per gli “amici degli amici”), spesso anche in palese conflitto di interesse, si presentano casi di amministratori onesti che adottano soluzioni «semplificate», ma non corrette, per mancata conoscenza delle leggi o per pigrizia. Le leggi provinciali sono pregevoli anche tecnicamente e hanno come sfondo l’efficienza dell’azione amministrativa; in questo contesto è opportuno puntare alla semplificazione che va a vantaggio della chiarezza e dell’imparzialità e valorizzare pienamente i dipendenti pubblici trentini (in generale efficienti e validi, dal punto di vista della mia esperienza su differenti contesti territoriali). È necessario definire linee di azione coerenti anche in materia di corretto utilizzo del personale dipendente, della sua professionalità, della sua formazione e aggiornamento. Qualora si debba ricorrere a professionalità esterne, gli affidamenti di consulenze devono essere agganciati a specifiche garanzie di imparzialità, non discriminazione e piena trasparenza dei procedimenti, dall’inizio alla fine, compresi risultati e costi».
Un altro capitolo delicato per la pubblica amministrazione riguarda gli affidamenti diretti, basta pensare alle contestazioni mosse all’università. C’è forse troppa leggerezza da parte degli enti pubblici nell’utilizzo di queste procedure “semplificate”?
«Ho rilevato, in relazione a specifiche incolpazioni operate da questa Procura e grazie alla capillare informazione offerta dalla stampa e alle denunce di numerosi cittadini, l’interpretazione, non solo semplificata, ma distorta, delle regole della contrattualistica pubblica, che ha sullo sfondo l’aggressione delle risorse pubbliche (quindi dei cittadini), la cui integrità sono chiamato a mantenere, e l’odiosa preferenza verso gli amici e i solidali di turno. Accanto ad alcuni fenomeni patologici (da me portati innanzi al giudice) ho potuto verificare la solidità e la compattezza di un sistema amministrativo fondamentalmente sano, basato sull’onesto lavoro degli amministratori, dei funzionari e degli impiegati pubblici trentini».
Nella penultima inaugurazione dell’anno giudiziario l’allora presidente Maurizio Zappatori, ricordando la vicenda dell’associazione Trentini nel mondo, per cui sono state pronunciate dodici sentenze di inammissibilità, ha rilevato la fragilità del regolamento della Provincia, in materia di rendicontazione. Cosa ne pensa?
«Non posso che concordare. La circostanza che in determinate situazioni sia oggettivamente impossibile o eccessivamente oneroso documentare le spese sostenute non esime dal dovere di individuare formule sostitutive efficaci per la tutela della risorse pubbliche. In ogni caso deve emergere l’effettiva impossibilità di dare dimostrazione documentale delle spese effettuate, individuando a livello normativo modalità alternative, adeguate, idonee a certificare la correttezza dell’intervento realizzato rispetto agli obiettivi assegnati (e quindi dell’uso del denaro pubblico)».
Il mondo dell’associazionismo è molto importante per il Trentino, ma anche questi enti talvolta sono finiti nel mirino della giustizia contabile. Senza entrare nel merito della recente indagine sul Soccorso alpino, secondo lei qual è il problema di base: le regole o l’eccessiva leggerezza da parte dei direttivi o comunque dei responsabili nell’interpretazione dei regolamenti?
«Raccolgo il suo invito a non entrare nel merito delle recenti indagini sul Soccorso alpino (che sono plurime e articolate), ma le regole sono in realtà chiare e coerenti, ma sono state talvolta oggetto di interpretazione scriteriatamente grossolana da parte di consigli direttivi e da parte di determinati amministratori. Parlo, ad esempio, di auto attribuzione di benefici economici vietati, di amministratori (in marchiano conflitto di interessi) che indossano contemporaneamente le vesti di consulenti ben pagati o di aggiudicatari di appalti e così via».
Sul Soccorso alpino
Le regole sono state oggetto di interpretazioni scriteriatamente grossolane da parte dei consigli direttivi
Mafia bianca Il fenomeno denunciato da Borgonovo Re? Va fronteggiata facendo ricorso alla corretta interpretazione delle norme
Lei a febbraio ha stigmatizzato l’utilizzo da parte dell’ente pubblico di avvocati esterni anziché affidarsi all’Avvocatura dello Stato. Ha un’idea del motivo che spinge l’ente pubblico a guardare fuori dall’Avvocatura dello Stato? Questo è un problema solo trentino?
«A scanso equivoci ribadisco il mio apprezzamento per l’alta professionalità espressa dal Foro Trentino. Preciso poi che il fenomeno riguarda solo il Trentino Alto Adige per il quale esiste una specifica norma (mi riferisco al Dpr 49 del ‘73) che prevede che la Regione, le Province autonome, i Comuni e gli altri locali possano avvalersi dell’Avvocatura dello Stato. Ciò premesso, non si può non rilevare che il mancato utilizzo dell’Avvocatura dello Stato è una spesa (a volte molto rilevante)per l’ente. Per ricorrere a soluzioni alternative all’Avvocatura interna o dello Stato serve una specifica oggettiva motivazione sull’impossibilità di utilizzare queste strutture. Gli enti sono dotati di funzionari e dirigenti con un elevato profilo professionale e per gli enti locali c’è un apposito Servizio, che tra le sue funzioni ha proprio il compito di fornire consulenza legale».
In passato l’ex difensore civico Donata Borgonovo Re, poi diventata assessore e consigliere provinciale, disse che la mafia esiste anche in Trentino, la mafia “bianca”, riferendosi a un sistema di favori e amicizie. Cosa ne pensa?
«Non si può negare che l’espressione dell’onorevole Borgonovo Re sia particolarmente suggestiva e, allo stesso tempo efficace. Sul punto, come procuratore regionale, non posso commentare. Vorrei trarre spunto dalla domanda per evidenziare che l’affermazione dell’Autonomia — da me peraltro pienamente auspicata nel contesto trentino, in quanto ha fornito un risultato virtuoso in tema di gestione della cosa pubblica — deve essere congiunta a un sistema che garantisca a tutti gli operatori economici di lavorare senza discriminazioni, sulla base delle migliori competenze e capacità. La suggestiva ipotesi di “Mafia bianca” (utilizzando la terminologia dell’onorevole Borgonovo Re) va fronteggiata sia facendo ricorso alla corretta interpretazione delle norme basata su imparzialità e rispetto delle risorse pubbliche, sia tenendo presente criteri etici di giustizia sociale. In sostanza la promozione e valorizzazione delle forze e delle energie trentine (quindi a favore di tutti e non solo dei “favoriti” di turno) sono talora strumentalmente interpretate allo scopo di consentire una discrezionalità confinate con l’arbitrio e la discriminazione, posto che tutti i cittadini devono essere considerati come attori partecipi della “res publica” e non sudditi. Promuovere le imprese e i professionisti trentini non può significare escludere altre imprese trentine o altri professionisti (quelli facenti capo ai non-amici), ma agevolare, attraverso le procedure di evidenza pubblica e la concorrenza, previa applicazione del principio generale di rotazione, tutti gli operatori economici che presentino offerte tecnicamente valide».