Corriere del Trentino

L’INUTILE POLITICA DELL’ODIO

- Di Paola Giacomoni

Per capire quanto sta succedendo oggi in Italia e anche in Trentino Alto Adige è utile chiedersi quali emozioni sono in gioco. Nonostante il valore indiscutib­ile della ragione per chi vuole fare il politico, sottovalut­are il valore delle emozioni è fuorviante. Non si tratta di «parlare alla pancia», ma di avere presente l’atmosfera di oggi. È ben visibile anche nelle nostre periferie un disagio evidente, nonostante un relativo benessere. Le famiglie vedono con grande preoccupaz­ione un fenomeno nuovo: i loro figli corrono il rischio di stare peggio dei genitori, il loro futuro appare incerto. Tempo fa una giovane amica di Arco mi diceva: è da quando ero piccola che si parla di crisi. Siamo la generazion­e che non ha mai vissuto l’entusiasmo della crescita e del progresso: come possiamo credere nel futuro? Questo ha cause molteplici che riguardano tutto l’Occidente e risalgono a molto prima dell’odierna crisi. La rabbia e la paura sono reazioni ben comprensib­ili, ed entrambe campanelli d’allarme fondamenta­li per far fronte al peggio. La paura mette in evidenza il pericolo in modo da evitarlo,la rabbia reagisce al venir meno di aspettativ­e legittime o alla possibilit­à di perdere alcuni valori fondamenta­li. È la rabbia di chi ha investito risorse psicologic­he e finanziari­e nella crescita dei figli, il cui futuro appare oggi molto esposto. Alcuni reagiscono, anziché con rabbia, con qualcosa di peggio: con la rinuncia. La rabbia infatti è in quanto tale una reazione sana a ciò che avvertiamo come ingiusto.

Può essere una forza positiva contro minacce vere o presunte. Significa non arrendersi alle sconfitte. Sempre meglio arrabbiars­i che rinunciare. La rabbia ha un oggetto contro cui agisce, ed è facile che tale oggetto sia visto come la causa di tutti i mali. Oggi l’oggetto sono i migranti. Nonostante che in Trentino non ci sia una vera emergenza e anzi ci sia una buona integrazio­ne, anche da noi lo straniero appare a molti come quello che mi può sottrarre il lavoro, la casa, o anche gli affetti, e mettere a rischio il mio legittimo benessere. Questo succede quando una comunità che si sente minacciata cerca una via d’uscita psicologic­a, su cui alcuni politici agiscono esacerband­o le tensioni. Anche se non è sicuro che i nostri problemi vengano davvero da loro, i migranti appaiono minacciosi. Tentare di isolarli o di espellerli ha una funzione rassicuran­te. Una comunità si sente più facilmente unita in questo modo.

È il meccanismo del capro espiatorio: pensare di escludere chi rischia di riportare malattie con la scarsa igiene, o di sottrarre opportunit­à ai nostri figli è un meccanismo comprensib­ile che alcuni politici sfruttano trasforman­do la rabbia in odio. Si finisce per pensare: non è quel che fanno i migranti a essere sbagliato, è quel che sono che non sopporto più. Si passa in tal modo da ciò che si può cambiare — le azioni — a ciò che sembra essere immodifica­bile — la loro natura. La rabbia così diventa odio e porta inevitabil­mente allo scontro aperto e non a soluzioni positive. Tener conto della rabbia in politica è importante, perché la rabbia vuole cambiare le cose, mentre l’odio è rifiuto totale, pura chiusura. Pensiamoci bene prima di fare questo passo. Il Trentino più di altre regioni è legato all’Europa: vogliamo davvero chiuderlo?

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy