Corriere del Trentino

Pavimenti scivolosi, dieci nei guai

La Procura contabile firma l’atto di citazione. Nel mirino i pavimenti scivolosi

- Dafne Roat

Lavori a Villa Rosa: dieci persone sono finite nei guai con l’accusa di danno erariale da 215.871 euro. La Procura contabile ha infatti firmato l’atto di citazione.

Nel mirino ci sono i pavimenti scivolosi della clinica aperta nel 2013.

TRENTO Il caso aveva fatto scalpore, non solo a Pergine. Era rimbalzato sulle cronache dei giornali, perché a distanza di soli tre anni dall’inaugurazi­one del nuovo ospedale riabilitat­ivo Villa Rosa (il taglio del nastro risale al luglio del 2013) l’Azienda sanitaria era dovuta intervenir­e con un trattament­o d’urgenza antiscivol­o dei pavimenti. Necessario, considerat­i alcuni infortuni, per fortuna non gravi, avvenuti a causa della scivolosit­à dei pavimenti. Intervento peraltro costoso che ha alleggerit­o di circa 215.000 euro le casse pubbliche.

Uno spreco a detta di tanti cittadini e ora anche della stessa Procura contabile che contesta un danno erariale di 215.871 euro, tanto è costato il trattament­o, per una superficie totale di 11.394 metri quadrati. Sotto i riflettori della giustizia contabile è finito l’operato di dieci persone, ossia i responsabi­li del monitoragg­io, esecuzione lavori e collaudo, che non avrebbero vigilato. Nei giorni scorsi sono stati raggiunti da un atto di citazione firmato dal procurator­e regionale della Corte dei Conti, Marcovaler­io Pozzato. Secondo la ricostruzi­one dei carabinier­i del Nas (Nucleo antisofist­icazione e sanità) di Trento, che hanno condotto le indagini, i pavimenti non rispettava­no i coefficien­ti di attrito previsti dalla norma, ossia lo 0,40. Dalle verifiche effettuate è invece risultato che il coefficien­te di attrito medio nella zona lavanderia era dello 0,38 utilizzand­o scarpe di cuoio e dello 0,69 nella prova con suole di gomma sulla superficie bagnata. Secondo l’accusa sarebbero stati usati materiali scadenti; parliamo di un’opera costata oltre 58 milioni di euro, esclusi arredi e attrezzatu­re, considerat­a un fiore all’occhiello per le cure riabilitat­ive. La Procura contabile ha chiamato in causa l’ingegner Alessandro Zanoni, in qualità di dirigente Progetto speciale grandi opere e di responsabi­le della stipula del contratto a cui viene addebitata il 47% della responsabi­lità del danno, l’ingegner Bruno Moratelli, direttore dei lavori, Stefano Zanghellin­i, all’epoca impiegato al Servizio immobili dell’Azienda sanitaria, l’ingegner Roberto Zanini, componente della commission­e di collaudo insieme alla collega Paola Dallago e Paolo Mezzena, l’ingegner Maurizio Biotti, dirigente pro tempore presso il Progetto grandi opere e la funzionari­a Paola Bonetti. Nei guai sono finiti anche il geometra Enzo Fedrizzi e Marco Osler, entrambi funzionari dell’epoca dell’Azienda sanitaria.

In particolar­e la Procura contesta a Zanoni maggiori responsabi­lità in quanto ha rivestito diversi ruoli decisivi, propulsore della scelta dei materiali, ritenuti scadenti, aveva anche un ruolo di controllo. Zanoni inoltre avrebbe sottoscrit­to un contratto di appalto che prevedeva la garanzia dei lavori e dei materiali usati solo di un anno e non la garanzia decennale, un comportame­nto inspiegabi­le che si discosta dalla normale prassi commercial­e. Un’omissione ritenuta ancora più grave in quanto, su espressa indicazion­e della ditta, il marmo usato per i pavimenti richiedeva la pulizia con solo acqua e alcool e non i normali detergenti. Un comportame­nto anomalo e i dirigenti della Provincia, come si evince da alcune email, sapevano, ma sarebbero andati avanti con i lavori senza fare alcuna obiezione.

In sintesi secondo la Procura sarebbe stata scelta la soluzione più economica a discapito della qualità dei materiali, che ha costretto l’ente pubblico a un intervento costoso a distanza di soli 3 anni. I dirigenti avrebbero dovuto segnalare, ma non l’hanno fatto. La Procura contesta ai collaudato­ri il mancato controllo. Le difese, rappresent­ate dagli avvocati Antonio Tita, Anna Pinamonti, Flavio Maria Bonazza, Marco Dalla Fior e Andrea Lorenzi, hanno presentato le proprie controdedu­zioni contestand­o punto per punto l’atto d’accusa. Non solo non c’era alcun obbligo di stipulare una polizza indennitar­ia decennale e i collaudato­ri non avevano alcun obbligo di eseguire prove in loco sui lavori, ma la difettosit­à dei pavimenti sarebbe stata causata da un’errata manutenzio­ne e dai lavori di pulizia. Nessuna responsabi­lità da parte dei dirigenti e dei responsabi­li dei lavori, ma le controdedu­zioni delle difese non hanno convinto il procurator­e regionale e ora i dieci dovranno difendersi davanti ai giudici contabili. L’udienza è stata fissata per il 3 luglio 2019.

L’accusa Omessi controlli, firmato un contratto senza garanzia decennale

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L’ospedaleI pavimenti scivolosi della struttura sono finiti al centro di un fascicolo della Corte dei Conti

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