Giacomini contro Cogo, il gip archivia
L’ex segretario dei laici contrattacca. «Le chiederò 242.000 euro di danni»
Post di Giacomini contro la Cogo: il gip archivia il caso motivando che quanto scritto sui social sono «fatti veri». Il fascicolo è stato chiuso, ma la battaglia tra l’ex assessore provinciale Margherita Cogo e l’ex segretario dei Laici Trentini, Alessandro Giacomini, è destinata a riservare altri colpi di scena. Giacomini è pronto a querelare l’ex assessora per calunnia.
TRENTO Il fascicolo è finito in archivio, ma la battaglia tra l’ex assessore provinciale Margherita Cogo e l’ex segretario dei Laici Trentini, Alessandro Giacomini, è destinata a riservare altri colpi di scena. Giacomini, «scagionato» dal giudice Marco La Ganga, è infatti pronto a contrattaccare e querelare l’ex assessora per calunnia. «Al grave danno biologico subito, all’anno di gogna legato all’ingiusto capestro, all’umiliazione, per tutto questo — scrive Giacomini in una nota — chiederò all’ex presidente della Regione, 242.000 euro di risarcimento, cioè il suo vitalizio».
Giacomini, difeso dall’avvocato Mauro Bondi, accusa Cogo di «malafede», perché «sapeva in partenza, che quanto descritto fosse vero». Al centro della vicenda giudiziaria c’erano alcuni post pubblicati su Facebook dall’ex segretario dei Laici trentini, parole ritenute dall’ex assessore «diffamatorie». Il caso era scoppiato alcuni mesi fa quando Cogo aveva sporto querela contro Giacomini dopo un’accesa discussione su Facebook. In particolare l’ex assessora aveva puntato il dito contro alcune esternazioni relative ai compensi di alcuni relatori della storica iniziativa, organizzata da Cogo e alcuni politici rendeneri, «Campiglio Tre per tre: idee d’alta quota». Nel dibattito Giacomini aveva citato alcuni compensi erogati a nomi noti del giornalismo e dello spettacolo. Cifre non vere secondo Cogo. Da qui la querela presentata attraverso l’avvocato Mariangela Di Biase. Il giudice però ha disposto l’archiviazione del fascicolo. Nessuna diffamazione, secondo il gip La Ganga, che riconosce l’esimente del diritto di critica, i fatti divulgati «in parte non assumono rilevanza penale e in altra risultano corrispondenti a quanto effettivamente accaduto».