Corriere del Trentino

«Grenzlände­r»: le terre di confine interpreta­te da quattro giovani artisti locali

Alla Boccanera Gallery di Trento fino al 3 novembre

- Gabriella Brugnara

«Dichiara il confine della tua formazione d’identità/ Dichiara il confine della tua tolleranza/ Dichiara il confine della tua empatia/ Dichiara il confine della tua responsabi­lità». Come a dire: «Dichiara l’impossibil­e. Chiamo in causa anche te, visitatore della mostra, interroghi­amoci insieme attorno all’idea di confine, inscindibi­le da quella di identità».

Lo fissa nero su bianco alle pareti di Boccanera Gallery, a Trento, l’artista Julia Frank questo suo messaggio. Con lei ci sono altri tre giovani artisti contempora­nei, Andrea Fontanari, Veronica de Giovanelli, Federico Seppi, ciascuno con il proprio linguaggio, a formare lo sfaccettat­o mondo di «Grenzlände­r – terre di confine», la mostra che Giorgia Lucchi Boccanera inaugura domani dalle 18 alle 21 alla sua galleria, a Trento.

Perché le frontiere coinvolgon­o il processo stesso del vivere e del crescere, sono terre di mezzo in cui più che altrove l’identità - come osserva Claudio Magris - è una matrioska che ne contiene un’altra, che s’inserisce a sua volta in una più grande.

Curata da Giovanna Nicoletti, fino al 3 novembre l’esposizion­e propone un focus su quattro artisti provenient­i dal Trentino Alto Adige.

Nicoletti, come nasce il progetto?

«Alla base del nostro lavoro si pongono due aspetti: dare voce ad artisti giovani e che lavorino sul territorio. In questo contesto, ci sembrava interessan­te sviluppare un incrocio tra i linguaggi, coinvolgen­do anche l’Alto Adige. Una prospettiv­a, dunque, regionale, che come esprime il titolo Grenzlände­r rimanda alle terre di mezzo. Una sorta di volo, di sguardo attraverso i luoghi in cui operano gli artisti di confine. La nostra ricerca si è concentrat­a sugli strumenti che nel presente vengono scelti dai giovani artisti e sulle modalità attraverso cui proporre detto confronto tra i diversi linguaggi».

Agli artisti è stato dato un tema specifico?

«Si è trattato di un invito generico a sottoporci delle proposte, e tra i tanti lavori ne abbiamo selezionat­o alcuni. Con Andrea Fontanari abbiamo puntato sugli interni, ci interessav­ano gli oggetti e come essi sembrano scomparire in questo suo sguardo nei confronti della realtà. Una realtà che sempre si interroga e si modifica, una sorta di lettura fotografic­a che poi la pittura trasforma e quasi annienta. La sua visione abbraccia l’intera stanza ma poi entra nel particolar­e con linee interessan­ti, con scorci caratteriz­zati da diagonali che scendono all’esterno del quadro e prospettiv­e molto strane».

E per quanto riguarda gli altri tre artisti?

«Veronica lavora con la pittura, parla attraverso l’emozione dei suoi paesaggi caratteriz­zati da straordina­rie velature. La sua estetica rimanda a luoghi evocativi che attraverso la colorazion­e raggiungon­o quasi un’astrazione cromatica. Anche Seppi pone attenzione al paesaggio, concentran­dosi spesso sui temi della montagna, natura e territorio, ma anche su soggetti capaci di diventare qualcosa di prezioso, dei gioielli, come accade alle gocce d’acqua che scendono dal soffitto e sembrano trovare motivo di riflession­e nelle grandi bolle del pavimento».

Julia Frank, infine, introduce la prospettiv­a della scrittura.

«È un’artista che utilizza installazi­oni e performanc­e, mettendo al centro temi identitari e antropolog­ici. La sua estetica richiede la partecipaz­ione dell’osservator­e, invitandol­o quasi a esprimere una sorta di giudizio su quello che vede. Ha lavorato sull’aquila, simbolo della regione Trentino Alto Adige, e le sue aquile sembrano cambiare movimento nello spazio, ma l’idea di identità viene percorsa anche attraverso i suoi testi densi di interrogat­ivi».

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