Profughi, indagato il prefetto di Bolzano C’
Il prefetto coinvolto assieme a due colleghi. L’inchiesta riguarda i presunti favori alla coop Ecofficina
è anche il nome del Commissario del governo di Bolzano, Vito Cusumano, nella maxi inchiesta sull’accoglienza in Veneto. È coinvolto insieme a due colleghi. L’inchiesta riguarda i presunti favori alla coop «pigliatutto» Ecofficina.
BOLZANO Nella maxi-inchiesta sull’accoglienza in Veneto è indagato anche il Commissario del governo di Bolzano, Vito Cusumano che prima di arrivare in Alto Adige è stato viceprefetto a Venezia.
L’indagine sui presunti favori a Ecofficina, la coop pigliatutto che gestisce alcuni dei più importanti hub per l’accoglienza dei migranti in Veneto, è arrivata ad un punto di svolta. Ieri i carabinieri di Padova hanno acquisito documenti nelle prefetture di Venezia e della città del Santo. Bocche cucite da parte degli inquirenti ma, stando alle indiscrezioni trapelate finora, gli investigatori avrebbero chiesto le relazioni e tutto il materiale relativo agli appalti tra il 2015 e il 2016. E nei registri degli indagati è finito anche il nome di Cusumano.
Sul fronte padovano, il sostituto procuratore Sergio Dini ha aperto un nuovo filone investigativo scaturito dalla maxi-inchiesta chiusa il mese scorso e che avanzava ipotesi di reato che vanno dalla frode nelle pubbliche forniture fino alla truffa. Ma se in quella prima fase erano finiti sotto accusa i vertici di Ecofficina, l’ex viceprefetto di Padova Pasquale Aversa, e la funzionaria Tiziana Quintario; la nuova indagine punta dritto su un altro viceprefetto: Alessandro Sallusto, dall’estate del 2016 trasferito a Bologna. Nei confronti di Sallusto si ipotizza il reato di rivelazione di segreto d’ufficio. Il sospetto della procura è che anche lui avrebbe trovato il modo di favorire Ecofficina, rivelando notizie relative alle attività (anche ispettive) che riguardarono i centri di accoglienza allestiti nell’ex base militare di Bagnoli di Sopra e alla «Prandina» di Padova, entrambi gestiti dalla coop che ha sede a Battaglia Terme. Fatti che emergerebbero dalle migliaia di intercettazioni che costituiscono l’ossatura dell’indagine chiusa ad agosto.
Il fronte veneziano - che già a gennaio aveva visto indagati i vertici di Ecofficina - è coordinato dal procuratore aggiunto Adelchi d’Ippolito e seguito dalla sostituta Lucia D’Alessandro alla quale è stata affiancata Federica Baccaglini. L’indagine coinvolge l’allora viceprefetto di Venezia – oggi prefetto a Bolzano – Vito Cusumano e il viceprefetto Paola Spatuzza. Anche in questo caso i magistrati vogliono accertare se vi siano stati favoritismi nei confronti di Ecofficina che tuttora gestisce il più grande hub del Veneto: quello di Cona, già a centro di polemiche e rivolte per le pessime condizioni di vita all’interno.
Accuse, è bene ribadirlo, ancora tutte da dimostrare. In queste settimane si sono levate diverse voci a difesa degli indagati, tutte concordi nel ricondurre le frasi intercettate al clima di emergenza che le prefetture erano costrette a fronteggiare quando in Veneto arrivavano centinaia di profughi ogni settimana. «Da qualche parte dovevamo metterli» si è sfogata il prefetto Patrizia Impresa in una recente intervista al Corriere del Veneto. «Dal governo centrale arrivavano continue pressioni per accoglierli. È lì che ho maturato il concetto della “solitudine dei prefetti”. Eravamo lasciati soli ad affrontare un fenomeno nuovo nella storia del nostro Paese». Sulla vicenda è intervenuto anche Antonio Giannelli presidente del Sinpref, il sindacato dei prefetti, che ha ricordato come «gli anni a cui si riferisce l’indagine sono stati durissimi per tutti noi. Eravamo chiamati a gestire una perenne emergenza senza una strategia, senza alcuna indicazione su dove dislocare queste povere persone, con direttive contraddittorie. Agivamo per spirito di servizio».
Giannelli
«Quegli anni sono stati durissimi per tutti noi Dovevamo gestire un’emergenza perenne»
Patrizia Impresa
«Ci siamo ritrovati da soli a gestire un fenomeno totalmente nuovo per l’Italia»