Platter, un incrocio tra arte e storia
Ha suscitato qualche polemica la giunta provinciale di Bolzano che recentemente ha deciso di destinare 200.000 euro alla promozione degli artisti locali. Secondo alcuni si tratta di una pura mossa elettorale. Può darsi. Per me si tratta di un riconoscimento di quel contributo che l’arte fornisce alla definizione della nostra identità entro il nostro cammino storico.
Un esempio luminoso ce lo fornisce la vicenda di Karl Plattner. Il famoso pittore locale originario di Malles e di cui il prossimo febbraio ricorre il centenario dalla nascita. Aveva studiato a Berlino, Firenze, Brera a Milano, Parigi, collezionando successi internazionali. Nel 1951 fu invitato dal Comune di Naturno a realizzare un affresco nella cappella dei caduti. La scena della deposizione da lui realizzata tradisce la malinconia del suo animo ma anche di gran parte della nostra gente, se raffrontata alla solarità delle donne e degli uomini del Sud. L’aver raffigurato nell’affresco un cane, gli costò le critiche del parroco di allora e provocò un atto vandalico che causò sfregi al dipinto. Il sindaco Hermann Kristanell (con cui mi onoro di essere imparentato), gli scrisse anni dopo che la «maturità della gente non è ancora arrivata al punto di poter comprendere la Sua opera».
Ma chiediamoci: quanti animali sono raffigurati in chiese e altri edifici sacri sin dai primordi dell’era cristiana? Se si gira il chiostro dei Domenicani a Bolzano o quello dei Francescani, si noterà che anche nel Medioevo ciò era normale. E come pensare a un presepe senza asino, bue e pecore?
La meschinità dello sfregio amareggiò molto il grande Plattner, che allora si trovava a lavorare in Brasile. Il carteggio tra lui, la Curia di Trento e i sindaci di allora è puntualmente riportato in una splendida e accurata monografia che gli ha dedicato in questi giorni l’instancabile promotore culturale Fulvio Vicentini.
In molti avevano però intuito la grandezza di Plattner e per questo gli fu commissionato nel 1954 l’imponente affresco per la sala del Consiglio provinciale a Bolzano, che lui però — non contento della riuscita — volle rifare interamente nel 1955. E anche qui piovvero critiche per l’immagine di un bue rachitico, che forse voleva rivelare come la nostra non fosse una terra di opulenza, almeno non in quegli anni.
Anche la cappella del Ponte Europa che ci collega ad Innsbruck fu da lui impreziosita. Numerosi sono i privati che hanno acquistato i suoi lavori ma anche i premi che hanno confermato la qualità e originalità del suo impegno. Nel 1985 tornò a Bolzano ma la sua malinconia lo portò a una fine triste nel 1986 a Milano.
A lui son dedicati numerosi volumi e film, che vogliono eternare la sua capacità di rendere non solo gli aspetti positivi ma anche quelli più difficili della nostra terra e della nostra gente. Nei prossimi giorni il circolo culturale «La stanza» di Bolzano offrirà l’occasione di tuffarsi nella genialità di Plattner, grazie alla presentazione della monografia di Fulvio Vicentini sopra citata. Sarà così possibile riscoprire come arte e storia s’incrocino e come entrambe ci svelino, mettendo a nudo le nostre fragilità, ma anche offrendoci uno stimolo per riflettere e — forse — per maturare. «Chi non conosce la storia — recita un noto adagio — è condannato a ripeterla».