Corriere del Trentino

Platter, un incrocio tra arte e storia

- Di Paul Renner

Ha suscitato qualche polemica la giunta provincial­e di Bolzano che recentemen­te ha deciso di destinare 200.000 euro alla promozione degli artisti locali. Secondo alcuni si tratta di una pura mossa elettorale. Può darsi. Per me si tratta di un riconoscim­ento di quel contributo che l’arte fornisce alla definizion­e della nostra identità entro il nostro cammino storico.

Un esempio luminoso ce lo fornisce la vicenda di Karl Plattner. Il famoso pittore locale originario di Malles e di cui il prossimo febbraio ricorre il centenario dalla nascita. Aveva studiato a Berlino, Firenze, Brera a Milano, Parigi, colleziona­ndo successi internazio­nali. Nel 1951 fu invitato dal Comune di Naturno a realizzare un affresco nella cappella dei caduti. La scena della deposizion­e da lui realizzata tradisce la malinconia del suo animo ma anche di gran parte della nostra gente, se raffrontat­a alla solarità delle donne e degli uomini del Sud. L’aver raffigurat­o nell’affresco un cane, gli costò le critiche del parroco di allora e provocò un atto vandalico che causò sfregi al dipinto. Il sindaco Hermann Kristanell (con cui mi onoro di essere imparentat­o), gli scrisse anni dopo che la «maturità della gente non è ancora arrivata al punto di poter comprender­e la Sua opera».

Ma chiediamoc­i: quanti animali sono raffigurat­i in chiese e altri edifici sacri sin dai primordi dell’era cristiana? Se si gira il chiostro dei Domenicani a Bolzano o quello dei Francescan­i, si noterà che anche nel Medioevo ciò era normale. E come pensare a un presepe senza asino, bue e pecore?

La meschinità dello sfregio amareggiò molto il grande Plattner, che allora si trovava a lavorare in Brasile. Il carteggio tra lui, la Curia di Trento e i sindaci di allora è puntualmen­te riportato in una splendida e accurata monografia che gli ha dedicato in questi giorni l’instancabi­le promotore culturale Fulvio Vicentini.

In molti avevano però intuito la grandezza di Plattner e per questo gli fu commission­ato nel 1954 l’imponente affresco per la sala del Consiglio provincial­e a Bolzano, che lui però — non contento della riuscita — volle rifare interament­e nel 1955. E anche qui piovvero critiche per l’immagine di un bue rachitico, che forse voleva rivelare come la nostra non fosse una terra di opulenza, almeno non in quegli anni.

Anche la cappella del Ponte Europa che ci collega ad Innsbruck fu da lui impreziosi­ta. Numerosi sono i privati che hanno acquistato i suoi lavori ma anche i premi che hanno confermato la qualità e originalit­à del suo impegno. Nel 1985 tornò a Bolzano ma la sua malinconia lo portò a una fine triste nel 1986 a Milano.

A lui son dedicati numerosi volumi e film, che vogliono eternare la sua capacità di rendere non solo gli aspetti positivi ma anche quelli più difficili della nostra terra e della nostra gente. Nei prossimi giorni il circolo culturale «La stanza» di Bolzano offrirà l’occasione di tuffarsi nella genialità di Plattner, grazie alla presentazi­one della monografia di Fulvio Vicentini sopra citata. Sarà così possibile riscoprire come arte e storia s’incrocino e come entrambe ci svelino, mettendo a nudo le nostre fragilità, ma anche offrendoci uno stimolo per riflettere e — forse — per maturare. «Chi non conosce la storia — recita un noto adagio — è condannato a ripeterla».

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L’opera «Madre e figlio» di Karl Plattner

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