Sait, Picciarelli contro i sindacati «Disdetta contestata? Tatticismi» Olivi: «Gli strappi non giovano» Cooperative
TRENTO La disdetta unilaterale del contratto integrativo per i lavoratori del Sait sembra riportare indietro il calendario all’anno scorso, quando si discuteva di licenziamenti. Ora il faro è puntato sui sindacati confederali, che secondo Usb (esclusa dalle ultime trattative) hanno la colpa di essere «concertatori di professione». Il fatto è che il consorzio gioca duro e anzi, il direttore Luca Picciarelli, dice: «La protesta dei sindacati dopo la disdetta è solo tatticismo». Per l’assessore provinciale Alessandro Olivi in Trentino c’è una cultura «di relazioni e confronto», che però in questo caso viene a mancare: «Non è con gli strappi che si arriva dove si vuole».
Intanto però lo strappo è stato consumato: se nei prossimi tre mesi sindacati e azienda non troveranno un accordo su un nuovo contratto integrativo, i 481 lavoratori dal primo gennaio 2019 avranno solo a disposizione il contratto nazionale, con una stima di perdita di 2500-3000 euro lordi all’anno.
Picciarelli torna a vestire i panni del manager lombardo costretto a scelte difficili. «È una questione di coerenza: stiamo snellendo i processi, con cambiamenti tali per cui certi indicatori non esisteranno più. Passiamo da una premialità basata sulla semplice presenza al lavoro a una valutazione della produttività. Ci sta che qualcuno si agiti, ma in verità non cambia nulla». Un mero rimbalzo emotivo dei sindacati, che non si aspettavano la notizia? «La disdetta è un atto formale — continua il direttore — impegna tutte le parti a stringere i tempi, evitando la liturgia. Però verso i dipendenti non ci saranno penalizzazioni: è vero, noi siamo negoziatori duri, ma onesti. Prima di mandare la disdetta io ho chiamato personalmente i sindacati per avvisarli: nessuno di loro era sorpreso. La buriana passerà, sono solo tatticismi».
La disdetta dell’integrativo «riguarda tutti i 481 dipendenti, meno i 4 dirigenti — riprende il direttore —. Dall’11 ottobre abbiamo dato disponibilità a trattare: questo contratto francamente va modernizzato, ci sono parametri che risalgono al 1945. Dobbiamo inserire parametri stimolanti e sfidanti, il mercato ce lo impone». Intanto ci sono timori anche per l’andamento dei Superstore di Trento e Rovereto. «Trento sviluppo ha effettivamente criticità di risultato — conferma Picciarelli —. Stiamo valutando diverse soluzioni, nessuna esclusa. Tutto tranne però l’idea di chiudere uno dei punti vendita: la proposta non è mai entrata all’ordine del giorno».
Olivi è d’accordo con la spinta «ad aumentare l’efficenza e la produttività, però bisogna aumentare anche la qualità del lavoro, quindi bisogna parlare di aumento di salari: chi lavora bene deve guadagnare di più, ne va delle performance dell’azienda». Certo in questa vicenda «difetta l’attitudine a porre sul tavolo questioni importanti attraverso il coinvolgimento di lavoratori — continua l’assessore —. La trattativa è diversa se nel frattempo il contratto è ancora in vigore oppure, come in questo caso, è stato disdetto». Il contratto integrativo «è un terreno tipico in cui si misura il sistema di relazioni — aggiunge —. Il Trentino ha buone possibilità in questo senso, grazie ai corpi intermedi, non solo sindacati, ma anche associazioni imprenditoriali. In questo senso è un fatto positivo che sia tornato in funzione il Coordinamento imprenditori».
La mossa del Sait, che ha spiazzato i confederali costretti pochi mesi fa ad accettare 80 licenziamenti (abbassati però dai 13o preventivati), dà benzina all’Usb. «Lo avevamo detto. Cgil, Cisl e Uil nelle assemblee blindate a noi vietate ci additarono per utopisti, idealisti, scontrosi e irrazionali. A quanto sembra invece fummo più che razionali, addirittura veggenti» dice Federico Menegazzi. I confederali «hanno preferito trasformare il conflitto in concertazione, garantendosi l’accesso alla stanza dei bottoni, accordandosi con l’azienda prima, mentre solamente dopo ai lavoratori è stata data per spacciata qualsiasi altra risoluzione». «Alla presidente Federcoop Mattarei chiediamo di intervenire».