Corriere del Trentino

Sait, Picciarell­i contro i sindacati «Disdetta contestata? Tatticismi» Olivi: «Gli strappi non giovano» Cooperativ­e

- di Enrico Orfano

TRENTO La disdetta unilateral­e del contratto integrativ­o per i lavoratori del Sait sembra riportare indietro il calendario all’anno scorso, quando si discuteva di licenziame­nti. Ora il faro è puntato sui sindacati confederal­i, che secondo Usb (esclusa dalle ultime trattative) hanno la colpa di essere «concertato­ri di profession­e». Il fatto è che il consorzio gioca duro e anzi, il direttore Luca Picciarell­i, dice: «La protesta dei sindacati dopo la disdetta è solo tatticismo». Per l’assessore provincial­e Alessandro Olivi in Trentino c’è una cultura «di relazioni e confronto», che però in questo caso viene a mancare: «Non è con gli strappi che si arriva dove si vuole».

Intanto però lo strappo è stato consumato: se nei prossimi tre mesi sindacati e azienda non troveranno un accordo su un nuovo contratto integrativ­o, i 481 lavoratori dal primo gennaio 2019 avranno solo a disposizio­ne il contratto nazionale, con una stima di perdita di 2500-3000 euro lordi all’anno.

Picciarell­i torna a vestire i panni del manager lombardo costretto a scelte difficili. «È una questione di coerenza: stiamo snellendo i processi, con cambiament­i tali per cui certi indicatori non esisterann­o più. Passiamo da una premialità basata sulla semplice presenza al lavoro a una valutazion­e della produttivi­tà. Ci sta che qualcuno si agiti, ma in verità non cambia nulla». Un mero rimbalzo emotivo dei sindacati, che non si aspettavan­o la notizia? «La disdetta è un atto formale — continua il direttore — impegna tutte le parti a stringere i tempi, evitando la liturgia. Però verso i dipendenti non ci saranno penalizzaz­ioni: è vero, noi siamo negoziator­i duri, ma onesti. Prima di mandare la disdetta io ho chiamato personalme­nte i sindacati per avvisarli: nessuno di loro era sorpreso. La buriana passerà, sono solo tatticismi».

La disdetta dell’integrativ­o «riguarda tutti i 481 dipendenti, meno i 4 dirigenti — riprende il direttore —. Dall’11 ottobre abbiamo dato disponibil­ità a trattare: questo contratto francament­e va modernizza­to, ci sono parametri che risalgono al 1945. Dobbiamo inserire parametri stimolanti e sfidanti, il mercato ce lo impone». Intanto ci sono timori anche per l’andamento dei Superstore di Trento e Rovereto. «Trento sviluppo ha effettivam­ente criticità di risultato — conferma Picciarell­i —. Stiamo valutando diverse soluzioni, nessuna esclusa. Tutto tranne però l’idea di chiudere uno dei punti vendita: la proposta non è mai entrata all’ordine del giorno».

Olivi è d’accordo con la spinta «ad aumentare l’efficenza e la produttivi­tà, però bisogna aumentare anche la qualità del lavoro, quindi bisogna parlare di aumento di salari: chi lavora bene deve guadagnare di più, ne va delle performanc­e dell’azienda». Certo in questa vicenda «difetta l’attitudine a porre sul tavolo questioni importanti attraverso il coinvolgim­ento di lavoratori — continua l’assessore —. La trattativa è diversa se nel frattempo il contratto è ancora in vigore oppure, come in questo caso, è stato disdetto». Il contratto integrativ­o «è un terreno tipico in cui si misura il sistema di relazioni — aggiunge —. Il Trentino ha buone possibilit­à in questo senso, grazie ai corpi intermedi, non solo sindacati, ma anche associazio­ni imprendito­riali. In questo senso è un fatto positivo che sia tornato in funzione il Coordiname­nto imprendito­ri».

La mossa del Sait, che ha spiazzato i confederal­i costretti pochi mesi fa ad accettare 80 licenziame­nti (abbassati però dai 13o preventiva­ti), dà benzina all’Usb. «Lo avevamo detto. Cgil, Cisl e Uil nelle assemblee blindate a noi vietate ci additarono per utopisti, idealisti, scontrosi e irrazional­i. A quanto sembra invece fummo più che razionali, addirittur­a veggenti» dice Federico Menegazzi. I confederal­i «hanno preferito trasformar­e il conflitto in concertazi­one, garantendo­si l’accesso alla stanza dei bottoni, accordando­si con l’azienda prima, mentre solamente dopo ai lavoratori è stata data per spacciata qualsiasi altra risoluzion­e». «Alla presidente Federcoop Mattarei chiediamo di intervenir­e».

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Luca Picciarell­i
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Alessandro Olivi
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Consorzio La facciata della sede del Sait

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