La Haydn alla Biennale «Non è che un debutto»
Il direttore artistico Spini e il concerto dell’orchestra
Un appiccicoso luogo comune vuole che l’orchestra Haydn di Bolzano e Trento non ami la musica contemporanea e dunque la esegua poco. Sbagliato. Sia la nostra orchestra regionale sia i pubblici di Bolzano, di Trento e dell’intera regione conoscono e amano i Berio, i Nono (non solo loro) e i loro allievi più o meno prediletti. A provarlo definitivamente, ecco comunque il concerto che la Haydn terrà a Venezia, alla Biennale Musica diretta dal compositore Ivan Fedele, molto competente e molto coraggiosa guida del settore dell’istituzione lagunare.
L’appuntamento è al veneziano teatro alle Tese alle 17 di venerdì 5. Sul podio Tito Ceccherini, poi Francesco D’Orazio al violino, Roberto Miele al corno, Giulia Bolcato, soprano e Francesco Abbrescia all’elettronica. Prime assolute le esecuzioni delle partiture. Di Augusta Read Thomas In My Sky at Twilight (con versi di Neruda) e poi Silver Chants the Litanies (omaggio proprio a Berio, scomparso 15 anni fa e «abbraccio» alla sua ultima moglie). E di Brett Dean il ruvido ma insieme gentile Electric Preludes.
Daniele Spini, lei è il direttore artistico della Haydn. Venezia sarà davvero il suo habitat naturale per il suo concerto del 5 ottobre?
«La Biennale Musica e la Hadyn sono sempre state in sintonia. Sintonia almeno raddoppiata da quando Fedele dirige la prima e io la seconda, beninteso con il nostro direttore principale Volmer. Con Fedele ho lavorato anche quando era direttore
dell’orchestra Rai, a Udine, e poi proprio la Haydn ne ha eseguito alcune opere in anteprima».
Perché avete scelto, insieme, questi due compositori per il concerto veneziano?
«Sono autori importanti, lei meno eseguita, lui molto di più in Italia. I due brani di Read Thomas sono prime assolute nella versione con orchestra e solisti che sarà proposta a Venezia». Ci sarà anche un omaggio a Berio, col quale lei collaborò.
«Certo. Di musica contemporanea mi occupo da molto tempo e l’occasione veneziana di questi giorni arriva molto gradita alla Haydn e a me. Senza dimenticare i solisti e la cantante, tutti “plurilaureati” nei loro campi». E Ceccherini sul podio?
«Anche lui scelto insieme
da Fedele e da me. Direttore collaudato, esperto, grande conoscitore ad esempio di Salvatore Sciarrino con tanto di cd registrati con sue opere. Con lui lavoreremo di nuovo tra qualche mese. A conferma che la Haydn sinfonica “fa” musica contemporanea di grande qualità».
Spini, il concerto alla Biennale Musica a Venezia non sarà l’unica sortita della Haydn fuori regione nei prossimi mesi.
«Sì e ovviamente ci fa piacere. Il 25 e il 27 ottobre saremo a Milano in scambio con l’orchestra dei pomeriggi musicali, con il nostro direttore principale Arvo Volmer. Il 9 novembre saremo poi a Firenze. In febbraio 2019 saremo a Monaco di Baviera con Bach. E a fine maggio partiremo per una lunga tournée giapponese.
Tokio, Osaka e non solo».
Ma non vi accontentate di numerosi concerti nella nostra regione: perché il bisogno di «uscir fuori»?
«La realtà regionale è preziosa ma è importante andar fuori. Siamo stati ospiti di anima Mundi a Pisa, di Perugia. La Biennale veneziana ci mancava un po’. E finora non ci eravamo accordati esclusivamente per una ragione di date in calendario. Finalmente ci siamo riusciti e questa prima volta dovrà avere un seguito». Perché?
«Chi suona alla Biennale di Venezia riceve un imprimatur importante perché si tratta di un grande, davvero grande appuntamento di musica contemporanea».