Corriere del Trentino

«Di stanza in stanza» Il filo della memoria nelle opere di Vazzoler

- Gabriella Brugnara

Quaranta opere ad olio che s’intreccian­o lungo lo stesso itinerario: un’esplorazio­ne di interni domestici e di altri edifici che, pur svuotati della presenza umana, raccontano l’essenza di donne e di uomini, del loro passaggio attraverso quelle stanze. È questo il tema che Elisabetta Vazzoler, insegnante bolzanina di storia dell’arte, indaga in Di stanza in stanza… tra oblio e memoria, la mostra di pittura organizzat­a dal Comune di Isera e curata da Mario Cossali, fino al 14 ottobre visitabile presso il Palazzo de Probizer, a Isera.

Un’estetica che, come osserva Cossali «fa pensare a tutta prima alle atmosfere incombenti di Edward Hopper, ma a ben guardare la narrazione è molto diversa. Qui uomini e donne non appaiono mai, anche se molte ombre sembrano parlare e muoversi. Si procede di stanza in stanza seguendo un filo nascosto, ma resistente e persistent­e, il filo del sentimento interiore».

Una pittura carica di tensione, divani, sedie, stoviglie sembrano in attesa, e forse è proprio questo stato di sospension­e a fare da colonna sonora alla pittura di Vazzoler. Anche la sua tavolozza di colori sottende inquietudi­ne, con tonalità che tendono al terragno, tra verde scuro, viola, un giallo senape che s’insinua tra azzurri sbiaditi. «Tutte gradazioni che tendono quasi a evaporare, coperte da una patina che assomiglia a una polvere: quella dell’oblio, contrastat­a in ogni momento dalla tenacia della memoria», osserva il curatore. A questo clima di incertezza sembra fare da contrappes­o la scelta di prospettiv­e nette e calcolate, in cui nulla pare affidato al caso. Su quelle poltrone invitanti forse qualcuno tornerà a sedersi, forse le persone saranno più di una, nascerà un dialogo e la memoria tornerà a fluire, le zone d’ombra potranno dileguarsi. Le stanze sono vuote, eppure si intuisce una ricerca della luce, a tratti un improvviso squarcio di chiarore s’insinua.

«Un giro del mondo in poche stanze» – definisce Cossali la mostra – e in questo viaggio l’artista esprime consapevol­ezza «dell’inestricab­ile groviglio di ciò che vorremmo ricordare e di ciò che preferiamo lasciarci alla spalle, di ciò che rimane insopprimi­bile e di quanto invece ci proietta in un futuro di desiderio e di precarietà». Dei quaranta lavori che compongono il percorso espositivo, dieci sono di grandi dimensioni (100 x 1.70 centimetri), mentre gli altri molto più piccoli e tutti rigorosame­nte senza cornici, con il colore che sborda. Tra i soggetti, colpisce la presenza di una caffettier­a che domina la scena su un tavolo appena accennato.

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