Le aziende vanno a scuola di credito
L’idea per risolvere il problema dell’accesso. Il protocollo coinvolge le piccole imprese
Provincia, associazioni di categoria, banche e Confidi hanno firmato un protocollo d’intesa per spiegare filo e per segno che cosa gli istituti di credito chiedono alle aziende e quindi agevolare l’accesso al credito. Un passaggio culturale assolutamente non scontato. Hanno firmato l’accordo Monte dei Paschi di Siena, Banca nazionale del lavoro, Cassa centrale banca, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Volksbank. In futuro anche altre banche potranno aderire.
TRENTO Il problema dell’accesso al credito in questi ultimi mesi è tornato prepotentemente a farsi sentire: benché la crisi economica morda di meno che in passato, le nuove regole che le banche devono rispettare rendono molto difficili i prestiti soprattutto a favore delle aziende più piccole. Ieri per la prima volta si sono confrontate allo stesso tavolo Provincia, associazioni di categoria, banche e Confidi. Ne è emerso un protocollo d’intesa che ha uno scopo primario: spiegare per filo e per segno che cosa gli istituti di credito chiedono alle aziende. Un passaggio culturale assolutamente non scontato. L’intesa è stata raggiunta sotto la supervisione di Pier Luigi Ruggiero, direttore della Banca d’Italia di Trento.
La discussione è stata voluta dal vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi, intervenuto insieme a Cassa del Trentino, Trentino sviluppo e Confidi. Per le banche hanno sottoscritto l’accordo Monte dei Paschi di Siena, Banca nazionale del lavoro, Cassa centrale banca, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Volksbank. In futuro anche altri istituti potranno aderire.
Il tavolo del credito negli anni scorsi aveva cercato soluzioni per affrontare la stretta sui finanziamenti. Il pressing aveva portato le banche a costituire plafond di finanziamenti a favore delle piccole e medie imprese. Ora però le regole sono in generale molto più stringenti e una mossa simile non avrebbe lo stesso successo. Sono state coinvolte dunque le associazioni di categoria: se un’azienda è strutturata, ha tempo da dedicare alle richieste che le banche avanzano per fornire credito; se invece non lo è affronta solo saltuariamente il problema e quando lo fa riceve risposte negative, perché le procedure sono molto più complesse di qualche anno fa.
L’idea allora è di chiedere agli istituti di aprirsi e far conoscere alle Pmi gli elementi che vengono analizzati in un’istruttoria per affidamenti, partendo innanzitutto dal piano industriale. Le associazioni di categoria dovrebbero occuparsi della formazione, con un sostegno anche da parte di Trentino sviluppo. Quello della formazione è il tassello fondamentale: solo in un secondo step le banche decideranno concretamente come mettere a disposizione finanziamenti.
Il protocollo è rivolto alle piccole imprese (entro i 50 dipendenti e i 10 milioni di fatturato) e alle micro (entro i 10 dipendenti e 2 milioni).
La formazione in particolare riguarderà le norme che disciplinano e vincolano la concessione di finanziamenti, le garanzie consortili, le fonti alternative, i metodi di valutazione e rating, il cash flow, la gestione della liquidità. In un secondo momento le banche si impegnano a impostare «plafond prioritariamente indirizzati alla concessione di finanziamenti alle piccole imprese ed alle micro imprese, nonché prodotti e condizioni dedicate per specifiche iniziative. L’impegno è anche a riconoscere alle piccole e micro imprese beneficiarie dei finanziamenti condizioni di favore in termini di miglior tasso di interesse rispetto alle condizioni di mercato, riservando quindi condizioni di vantaggio finanziario».
I Confidi concederanno garanzie a favore delle piccole imprese e micro imprese. Quanto alla concessione di credito direttamente, si fa notare che, pur con un innalzamento del tetto massimo dell’importo, i Confidi sono vigilati dalla Banca d’Italia. Quindi è improbabile che la singola azienda possa incontrare un trattamento molto diverso da banca a Confidi.