Corriere del Trentino

Ccb non gestirà il Fondo comune delle Casse rurali

Vadagnini: «Ok alla collaboraz­ione, ma noi siamo soci». In ballo un patrimonio da 115 milioni Oggi Cassa centrale in assemblea per modificare lo statuto e diventare capogruppo a gennaio

- Di Enrico Orfano

«La gestione del Fondo comune delle Casse rurali trentine non andrà a Cassa centrale banca». Lo dice il presidente Vadagnini. In ballo la gestione di un patrimonio da 115 milioni di euro. Oggi intanto a Milano è in programma l’assemblea straordina­ria di Ccb per cambiare lo statuto.

TRENTO «Il Fondo comune delle Casse rurali trentine non sarà gestito da Cassa centrale banca». Così ieri il presidente Carlo Vadagnini, in occasione della presentazi­one dell’iniziativa «Salva il tuo futuro» che in sostanza si propone di fornire ai giovani elementi di educazione finanziari­a.

Il «Fondo» ha storicamen­te il ruolo di cassaforte del sistema delle Casse rurali trentine. Nei giorni scorsi, in concomitan­za con la delibera di Ccb di uscita da Federcoop, è emersa anche la volontà da parte del costituend­o gruppo nazionale del credito cooperativ­o di gestire da sola il Fondo comune delle Rurali, che ha 115 milioni di euro di patrimonio, primo azionista di Cassa centrale banca con l’8,17% del capitale. Il Fondo ha come soci le venti Casse rurali trentine, Ccb, Federcoop e Federazion­e Bcc Friuli. Il patrimonio è proprietà delle Rurali trentine e, dopo la cessione di Phoenix informatic­a bancaria a Ccb (che adesso ha l’80%), intende operare per la promozione dello sviluppo locale. Ccb inassemble­e vece punterebbe a utilizzarl­o come strumento proprio nell’ambito del gruppo.

Ieri il presidente Vadagnini, sollecitat­o sul tema, ha ricordato: «Il Fondo comune è un socio di Ccb, quindi è proprietar­io di Ccb. Con il futuro gruppo e con Federcoop collabora attivament­e. Però non sarà gestito da Cassa centrale banca». E rispetto alla riforma, che costruirà un’architettu­ra in cui la capogruppo avrà un ruolo di regia forte, con relativame­nte poca libertà per le 90 Bcc affiliate (ma lo stesso vale per Iccrea e Cassa centrale Raiffeisen), ha parole positive. «Non sono preoccupat­o per il futuro: per tutte le banche il gruppo è un motivo d’orgoglio, cresce la sicurezza finanziari­a» dice Vadagnini.

Da vedere se la dialettica con il Fondo comune troverà posto oggi all’assemblea straordina­ria di Cassa centrale banca a Milano. All’ordine del giorno la modifica dello statuto per diventare capogruppo. Sarà la piattaform­a fondamenta­le in base a cui, nei prossimi giorni, si terranno le delle singole Bcc. Ogni banca dovrà recepire il contratto di coesione, che la lega alla propria capogruppo.

Ieri intanto il Fondo comune era al Muse per presentare un’iniziativa di educazione finanziari­a: si tratta di un ciclo di 4 appuntamen­ti aperti ai giovani dai 18 ai 37 anni. Il territorio trentino è stato suddiviso in quattro zone: di volta in volta fino a 100 giovani dei quattro distretti potranno rivolgersi alle Rurali di riferiment­o e iscriversi gratis. In ogni serata si parlerà di risparmio, digital banking, responsabi­lità, innovazion­e, financial planning, crescita e responsabi­lità. Il direttore del Muse Michele Lanzingher: «Non è bizzarro che il Muse si occupi anche di questi temi».

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(Nardelli) Presidente Carlo Vadagnini è presidente del Fondo comune delle Casse rurali trentine. Ieri al Muse ha presentato un’iniziativa di educazione finanziari­a

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