Corriere del Trentino

«Ma ora rischia la sospension­e»

Ioppi: «L’unica giustifica­zione può essere la violenza. Rischia una sospension­e»

- Di Erica Ferro

«Si tratta di un fatto gravissimo». È già all’esame dell’Ordine dei medici di Trento, che dovrà valutare «quali provvedime­nti assumere». Il presidente Marco Ioppi è categorico sul caso dell’uomo senza permesso di soggiorno denunciato ai carabinier­i da un medico del Pronto soccorso di Cles.

Il giudizio è tranchant: «Si tratta di un fatto gravissimo». E già all’esame dell’Ordine dei medici di Trento, che dovrà valutare «quali provvedime­nti assumere». Sul caso dell’uomo di nazionalit­à marocchina senza più permesso di soggiorno denunciato ai carabinier­i da un medico del Pronto soccorso dell’ospedale di Cles (Corriere del Trentino di ieri), il presidente Marco Ioppi è categorico: «Il medico giura su un codice di deontologi­a che lo obbliga a non fare distinzion­i di alcun tipo di fronte a un paziente che ha bisogno di essere curato» afferma.

Dottor Ioppi, che cosa rischia adesso questo medico?

«La commission­e sta valutando quali provvedime­nti adottare. L’Ordine è un organo disciplina­re, applica le sanzioni in base alle violazioni del codice di deontologi­a. È può comminare un richiamo, una censura, cioè un avvertimen­to in cui si comunica all’interessat­o la scorrettez­za del proprio comportame­nto, infine addirittur­a una sospension­e temporanea dall’Ordine stesso, che inibisce la possibilit­à di esercitare l’attività profession­ale. Ma l’Ordine è anche un organo di giustizia, tanto è vero che ogni volta in cui si istituisce un provvedime­nto ne viene data comunicazi­one anche alla magistratu­ra».

La vicenda può avere dunque anche un risvolto penale?

«Non siamo certo noi a stabilirlo, è compito della magistratu­ra individuar­e eventuali responsabi­lità civili o penali. Il nostro, ripeto, è un organo disciplina­re. Che deve dimostrars­i inflessibi­le se chi ha compiuto tale atto lo abbia fatto per motivi discrimina­tori: un Ordine profession­ale si dimostra autorevole nel momento in cui è capace di esprimere un giudizio corretto, senza ritenere che i suoi aderenti siano iscritti a una casta che bisogna proteggere. Naturalmen­te si dovranno fare tutte le verifiche del caso per capire quali siano i motivi che hanno indotto il medico a chiamare le forze dell’ordine: si parla molto di violenza nei confronti degli operatori sanitari, se si fosse manifestat­a una situazione di pericolo per la salute del profession­ista e di chi prestava in quel momento assistenza alla persona, allora il medico avrebbe avuto tutto il diritto di ricorrere ai carabinier­i».

Avrebbe affermato, invece, di non conoscere la normativa in vigore, in base alla quale è stabilito il divieto di segnalare alle autorità lo straniero irregolare che chieda accesso alle prestazion­i sanitarie.

«Quella dell’ignoranza è una giustifica­zione insostenib­ile. Il medico deve conoscere la legge. Anche perché ha giurato su un codice di deontologi­a di non fare distinzion­e alcuna, di religione, sesso, colore della pelle o altro, nei confronti dei propri pazienti: questo lo deve sapere, lo giura all’inizio della carriera. Se si vuole avere la fiducia dei cittadini si deve fare in modo che si possa instaurare una relazione di cura basata sulla stima, la disponibil­ità e l’umanità del medico e pretendere diritti e doveri da parte di ciascuno: il diritto del medico a essere rispettato nella sua funzione e il dovere di trattare il paziente secondo i suoi bisogni di salute e non certo rispetto al possesso o meno di una carta d’identità o un permesso di soggiorno».

Esiste infatti una circolare del ministero dell’interno del 2009, rilanciata poi nello stesso anno dall’allora direttore generale dell’Azienda sanitaria, che ribadisce il divieto di segnalare gli stranieri irregolari che chiedono di essere curati.

«È in linea con il nostro codice di deontologi­a profession­ale. È assurdo pensare che un paziente venga tutelato se sa di avere di fronte qualcuno che invece di curarlo lo denuncia: allontaner­emmo chi ha bisogno se applicassi­mo direttive contrarie al codice, non possiamo amministra­re la salute come degli impiegati statali, dipendiamo solo dalla nostra etica profession­ale. C’è ancora un aspetto, tuttavia, che mi preme sottolinea­re».

Quale?

Il codice Se si vuole avere la fiducia del cittadino bisogna essere disponibil­i e umani

Procura Se ci sarà una sanzione verrà poi trasmessa alla magistratu­ra

Il dubbio In reparto non c’è solo il medico, ma tante figure. Perché nessuno ha obiettato?

«In un reparto non c’è solo il medico, ma un insieme di figure profession­ali che hanno ruoli sempre più importanti e di responsabi­lità: se il medico è arrivato a prendere questa decisione è perché è inserito in un contesto che l’ha indotto a farlo e in parte l’ha giustifica­to. Ciò che mi fa paura è che nessuno in quel momento abbia obiettato».

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ?? L’analisi Marco Ioppi è il presidente dell’Ordine dei medici del Trentino
L’analisi Marco Ioppi è il presidente dell’Ordine dei medici del Trentino

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy