«Ma ora rischia la sospensione»
Ioppi: «L’unica giustificazione può essere la violenza. Rischia una sospensione»
«Si tratta di un fatto gravissimo». È già all’esame dell’Ordine dei medici di Trento, che dovrà valutare «quali provvedimenti assumere». Il presidente Marco Ioppi è categorico sul caso dell’uomo senza permesso di soggiorno denunciato ai carabinieri da un medico del Pronto soccorso di Cles.
Il giudizio è tranchant: «Si tratta di un fatto gravissimo». E già all’esame dell’Ordine dei medici di Trento, che dovrà valutare «quali provvedimenti assumere». Sul caso dell’uomo di nazionalità marocchina senza più permesso di soggiorno denunciato ai carabinieri da un medico del Pronto soccorso dell’ospedale di Cles (Corriere del Trentino di ieri), il presidente Marco Ioppi è categorico: «Il medico giura su un codice di deontologia che lo obbliga a non fare distinzioni di alcun tipo di fronte a un paziente che ha bisogno di essere curato» afferma.
Dottor Ioppi, che cosa rischia adesso questo medico?
«La commissione sta valutando quali provvedimenti adottare. L’Ordine è un organo disciplinare, applica le sanzioni in base alle violazioni del codice di deontologia. È può comminare un richiamo, una censura, cioè un avvertimento in cui si comunica all’interessato la scorrettezza del proprio comportamento, infine addirittura una sospensione temporanea dall’Ordine stesso, che inibisce la possibilità di esercitare l’attività professionale. Ma l’Ordine è anche un organo di giustizia, tanto è vero che ogni volta in cui si istituisce un provvedimento ne viene data comunicazione anche alla magistratura».
La vicenda può avere dunque anche un risvolto penale?
«Non siamo certo noi a stabilirlo, è compito della magistratura individuare eventuali responsabilità civili o penali. Il nostro, ripeto, è un organo disciplinare. Che deve dimostrarsi inflessibile se chi ha compiuto tale atto lo abbia fatto per motivi discriminatori: un Ordine professionale si dimostra autorevole nel momento in cui è capace di esprimere un giudizio corretto, senza ritenere che i suoi aderenti siano iscritti a una casta che bisogna proteggere. Naturalmente si dovranno fare tutte le verifiche del caso per capire quali siano i motivi che hanno indotto il medico a chiamare le forze dell’ordine: si parla molto di violenza nei confronti degli operatori sanitari, se si fosse manifestata una situazione di pericolo per la salute del professionista e di chi prestava in quel momento assistenza alla persona, allora il medico avrebbe avuto tutto il diritto di ricorrere ai carabinieri».
Avrebbe affermato, invece, di non conoscere la normativa in vigore, in base alla quale è stabilito il divieto di segnalare alle autorità lo straniero irregolare che chieda accesso alle prestazioni sanitarie.
«Quella dell’ignoranza è una giustificazione insostenibile. Il medico deve conoscere la legge. Anche perché ha giurato su un codice di deontologia di non fare distinzione alcuna, di religione, sesso, colore della pelle o altro, nei confronti dei propri pazienti: questo lo deve sapere, lo giura all’inizio della carriera. Se si vuole avere la fiducia dei cittadini si deve fare in modo che si possa instaurare una relazione di cura basata sulla stima, la disponibilità e l’umanità del medico e pretendere diritti e doveri da parte di ciascuno: il diritto del medico a essere rispettato nella sua funzione e il dovere di trattare il paziente secondo i suoi bisogni di salute e non certo rispetto al possesso o meno di una carta d’identità o un permesso di soggiorno».
Esiste infatti una circolare del ministero dell’interno del 2009, rilanciata poi nello stesso anno dall’allora direttore generale dell’Azienda sanitaria, che ribadisce il divieto di segnalare gli stranieri irregolari che chiedono di essere curati.
«È in linea con il nostro codice di deontologia professionale. È assurdo pensare che un paziente venga tutelato se sa di avere di fronte qualcuno che invece di curarlo lo denuncia: allontaneremmo chi ha bisogno se applicassimo direttive contrarie al codice, non possiamo amministrare la salute come degli impiegati statali, dipendiamo solo dalla nostra etica professionale. C’è ancora un aspetto, tuttavia, che mi preme sottolineare».
Quale?
Il codice Se si vuole avere la fiducia del cittadino bisogna essere disponibili e umani
Procura Se ci sarà una sanzione verrà poi trasmessa alla magistratura
Il dubbio In reparto non c’è solo il medico, ma tante figure. Perché nessuno ha obiettato?
«In un reparto non c’è solo il medico, ma un insieme di figure professionali che hanno ruoli sempre più importanti e di responsabilità: se il medico è arrivato a prendere questa decisione è perché è inserito in un contesto che l’ha indotto a farlo e in parte l’ha giustificato. Ciò che mi fa paura è che nessuno in quel momento abbia obiettato».