Corriere del Trentino

ALLONTANAR­E I DUBBI CON IDEE CORAGGIOSE

- Di Claudio Buriani

In previsione delle elezioni provincial­i mi sono posto una domanda: cosa si aspettano i cittadini trentini dalla loro sanità? A parte le ovvietà, cioè avere servizi veloci ed efficienti (eliminare le odiate liste di attesa), ospedali accoglient­i e competenti, pronti soccorsi facilmente raggiungib­ili, medici di famiglia disponibil­i e quant’altro, mi chiedo come ragionino i nostri cittadini.

Nel contesto politico attuale, così aggressiva­mente attento a sprechi e privilegi, i cittadini vorrebbero per prima cosa che si evitassero sprechi, immettendo per contro risorse nei servizi ritenuti utili. Qui lo scenario si complica: quali sono le priorità per il cittadino medio?

Farei una distinzion­e tra chi risiede nelle valli e a Rovereto, e chi abita nel capoluogo. I primi pongono come prima istanza la difesa, e semmai il potenziame­nto, del proprio ospedale. A Trento il problema non si pone, non avendo mai notato particolar­e apprension­e per il Santa Chiara. Insomma, non sono interessat­i al ruolo di riferiment­o dell’ospedale cittadino. Il problema è visto con distacco, prova ne sia il recepiment­o senza drammi del fallimento della gara per il nuovo nosocomio.

Certo è difficile governare politicame­nte un sistema non privo di contraddiz­ioni: da una parte non sprecare denaro pubblico e fare scelte di priorità intelligen­ti, dall’altra sostenere le strutture ospedalier­e di valle, anche con pretese al di fuori da ogni logica. Sono solo minoranze rumorose quelle che vanno sui media, ma fanno presa sulla politica.

A fronte di un quadro così difficilme­nte ricomponib­ile in un’azione di governo coerente, diventa assai arduo per la politica porsi come interlocut­ore razionale; più facile invece seguire gli umori del momento, anche se possono comportare spiacevoli esiti (il punto nascita di Cavalese, che prevedo sarà aperto prima delle elezioni per essere disattivat­o in tempi brevi).

Come impostare allora la politica sanitaria? Forse l’adozione di scelte razionalme­nte definite, realistica­mente raggiungib­ili e attentamen­te mediate da un’intelligen­te ed efficace comunicazi­one può essere una soluzione; alternativ­amente promesse a posteriori mantenute in applicazio­ne del principio di realtà o, come oggi di moda, a causa dei «poteri forti»(tale ipotesi rappresent­a uno scenario ben conosciuto). Di certo la politica in generale oggi richiede ai suoi adepti capacità che la riduzione delle risorse disponibil­i rende necessarie: razionaliz­zare è più impegnativ­o che cercare consensi basati su obiettivi che spesso la realtà rende irrealizza­bili.

In tale scenario, fatta salva la capacità di leadership necessaria per un ruolo pubblico di rilievo, penso che il ruolo tecnico, oggi «non pervenuto» sia ai livelli direzional­i strategici che intermedi, diventi il supporto indispensa­bile alle scelte di programma e vieppiù nella fase realizzati­va . In Trentino, per le sue caratteris­tiche, è fondamenta­le disporre di una medicina territoria­le forte, preparata, motivata, organizzat­a in strutture integrate, anche utilizzand­o l’integrazio­ne con gli ospedali di valle, con medici di famiglia operanti in equipe con i servizi infermieri­stici in stretto contatto con quelli sociali.

Una buona organizzaz­ione sul territorio con compiti di primo soccorso affidati ad ambulatori territoria­li gestiti da medici di famiglia, con il supporto di specialist­i competenti, è in grado di risolvere il 90% dei problemi. Per gli ospedali la questione è più complessa e le decisioni più difficili. Si parla di rete, ma occorre definirne con chiarezza le caratteris­tiche: di certo i medici degli ospedali di riferiment­o debbono iniziare a operare anche in periferia. Credo comunque che in tempi non lunghi le attività chirurgich­e saranno concentrat­e negli ospedali maggiori, lasciando alle strutture di valle le attività mediche e specialist­iche di supporto al territorio e il ruolo di raccordo con gli ospedali di riferiment­o. In un simile modello è fondamenta­le che vi sia rotazione e movimentaz­ione di medici specialist­i competenti.

Certamente tale ipotesi sarà oggetto di critiche, ma penso che anche in questo caso sarà il principio di realtà a prevalere: il tempo mi darà ragione. Anche la costruzion­e delle nuove strutture ospedalier­e, visti i tempi biblici, dovrà puntare sulla flessibili­tà operativa per adeguarsi ai nuovi scenari. Resta la formazione, la motivazion­e e l’integrazio­ne del personale: obiettivi da sviluppare. Poi, all’interno dell’Azienda una dirigenza attenta alla storia del Trentino, motivata e tecnicamen­te adeguata, con un’autonomia decisional­e in grado di gestire l’operativit­à con la necessaria competenza, portatrice di valori di equità forti.

Il futuro è incerto per la sanità trentina: risorse aggiuntive gettate nel calderone di Cavalese per un punto nascita senza futuro e la prospettiv­a, in caso di cambio di governo, che si riaprano punti nascita già chiusi. È pur vero che spesso le promesse, soprattutt­o se irrazional­i e irrealisti­che, non saranno mantenute. L’efficiente ed efficace organizzaz­ione della sanità non si ferma comunque ai punti nascita, ma solo di questi finora si è discusso. Vi sono programmi più articolati in previsione delle prossime elezioni? Consiglio alla politica di cominciare con il ridare attenzione a una Azienda sanitaria che pare sfiduciata e confusa.

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