ALLONTANARE I DUBBI CON IDEE CORAGGIOSE
In previsione delle elezioni provinciali mi sono posto una domanda: cosa si aspettano i cittadini trentini dalla loro sanità? A parte le ovvietà, cioè avere servizi veloci ed efficienti (eliminare le odiate liste di attesa), ospedali accoglienti e competenti, pronti soccorsi facilmente raggiungibili, medici di famiglia disponibili e quant’altro, mi chiedo come ragionino i nostri cittadini.
Nel contesto politico attuale, così aggressivamente attento a sprechi e privilegi, i cittadini vorrebbero per prima cosa che si evitassero sprechi, immettendo per contro risorse nei servizi ritenuti utili. Qui lo scenario si complica: quali sono le priorità per il cittadino medio?
Farei una distinzione tra chi risiede nelle valli e a Rovereto, e chi abita nel capoluogo. I primi pongono come prima istanza la difesa, e semmai il potenziamento, del proprio ospedale. A Trento il problema non si pone, non avendo mai notato particolare apprensione per il Santa Chiara. Insomma, non sono interessati al ruolo di riferimento dell’ospedale cittadino. Il problema è visto con distacco, prova ne sia il recepimento senza drammi del fallimento della gara per il nuovo nosocomio.
Certo è difficile governare politicamente un sistema non privo di contraddizioni: da una parte non sprecare denaro pubblico e fare scelte di priorità intelligenti, dall’altra sostenere le strutture ospedaliere di valle, anche con pretese al di fuori da ogni logica. Sono solo minoranze rumorose quelle che vanno sui media, ma fanno presa sulla politica.
A fronte di un quadro così difficilmente ricomponibile in un’azione di governo coerente, diventa assai arduo per la politica porsi come interlocutore razionale; più facile invece seguire gli umori del momento, anche se possono comportare spiacevoli esiti (il punto nascita di Cavalese, che prevedo sarà aperto prima delle elezioni per essere disattivato in tempi brevi).
Come impostare allora la politica sanitaria? Forse l’adozione di scelte razionalmente definite, realisticamente raggiungibili e attentamente mediate da un’intelligente ed efficace comunicazione può essere una soluzione; alternativamente promesse a posteriori mantenute in applicazione del principio di realtà o, come oggi di moda, a causa dei «poteri forti»(tale ipotesi rappresenta uno scenario ben conosciuto). Di certo la politica in generale oggi richiede ai suoi adepti capacità che la riduzione delle risorse disponibili rende necessarie: razionalizzare è più impegnativo che cercare consensi basati su obiettivi che spesso la realtà rende irrealizzabili.
In tale scenario, fatta salva la capacità di leadership necessaria per un ruolo pubblico di rilievo, penso che il ruolo tecnico, oggi «non pervenuto» sia ai livelli direzionali strategici che intermedi, diventi il supporto indispensabile alle scelte di programma e vieppiù nella fase realizzativa . In Trentino, per le sue caratteristiche, è fondamentale disporre di una medicina territoriale forte, preparata, motivata, organizzata in strutture integrate, anche utilizzando l’integrazione con gli ospedali di valle, con medici di famiglia operanti in equipe con i servizi infermieristici in stretto contatto con quelli sociali.
Una buona organizzazione sul territorio con compiti di primo soccorso affidati ad ambulatori territoriali gestiti da medici di famiglia, con il supporto di specialisti competenti, è in grado di risolvere il 90% dei problemi. Per gli ospedali la questione è più complessa e le decisioni più difficili. Si parla di rete, ma occorre definirne con chiarezza le caratteristiche: di certo i medici degli ospedali di riferimento debbono iniziare a operare anche in periferia. Credo comunque che in tempi non lunghi le attività chirurgiche saranno concentrate negli ospedali maggiori, lasciando alle strutture di valle le attività mediche e specialistiche di supporto al territorio e il ruolo di raccordo con gli ospedali di riferimento. In un simile modello è fondamentale che vi sia rotazione e movimentazione di medici specialisti competenti.
Certamente tale ipotesi sarà oggetto di critiche, ma penso che anche in questo caso sarà il principio di realtà a prevalere: il tempo mi darà ragione. Anche la costruzione delle nuove strutture ospedaliere, visti i tempi biblici, dovrà puntare sulla flessibilità operativa per adeguarsi ai nuovi scenari. Resta la formazione, la motivazione e l’integrazione del personale: obiettivi da sviluppare. Poi, all’interno dell’Azienda una dirigenza attenta alla storia del Trentino, motivata e tecnicamente adeguata, con un’autonomia decisionale in grado di gestire l’operatività con la necessaria competenza, portatrice di valori di equità forti.
Il futuro è incerto per la sanità trentina: risorse aggiuntive gettate nel calderone di Cavalese per un punto nascita senza futuro e la prospettiva, in caso di cambio di governo, che si riaprano punti nascita già chiusi. È pur vero che spesso le promesse, soprattutto se irrazionali e irrealistiche, non saranno mantenute. L’efficiente ed efficace organizzazione della sanità non si ferma comunque ai punti nascita, ma solo di questi finora si è discusso. Vi sono programmi più articolati in previsione delle prossime elezioni? Consiglio alla politica di cominciare con il ridare attenzione a una Azienda sanitaria che pare sfiduciata e confusa.