Corriere del Trentino

TRENTINO, TERRA DI SOLIDARIET­À EVITIAMO DERIVE RAZZISTE

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Sono spesso contenta di essere in Trentino e sono talvolta persino orgogliosa di essere trentina. La suprema bellezza dei monti è stata condivisa da genti che, pur con lingue e culture diverse, li hanno abitati per secoli. Genti pacate, che procedono con passo da montagna, le cui scarne parole sembrano un valore nel chiasso delle troppe voci che oggi vengono urlate. Una bella terra piena di belle persone, capaci di cooperare e fare volontaria­to. Oggi (domenica, ndr) sono belli anche i tre quotidiani locali: tutti riportano in prima pagina la conclusion­e delle indagini delle forze dell’ordine sulle violenze ripetutame­nte subite da Agitu Ideo Giudeta, titolare dell’impresa «La capra felice». Davanti a una pena non c’è nulla di bello, certo. Però mi rende serena leggere che chi ha ferito, importunat­o e minacciato questa allevatric­e è ora agli arresti domiciliar­i. La condanna tranquilli­zza non solo Agitu, ma chiunque cerchi una convivenza pacifica e democratic­a. Spero davvero che non sia necessario l’allontanam­ento auspicato dall’avvocata che la difende.

Alla notizia dell’ignobile violenza razzista che Agitu stava soffrendo avevo reagito con solidariet­à ma anche con un grande smarriment­o civico: come poteva nascere il razzismo nella nostra comunità, cosa lo nutre e che possiamo fare per onorare quella tradizione di convivenza civile fra gruppi diversi che è la nostra storia? Oggi ho ritrovato la fiducia, grazie alla capacità e volontà delle forze dell’ordine di arginare questo inquietant­e caso di violenza razzista contro una donna. Mi rassicura sapere che posso contare sulle istituzion­i, che viviamo in uno stato di diritto democratic­o. Posso sperare ancora di vivere in una società capace di impedire che l’odio e la violenza abbiano il sopravvent­o. Oggi i quotidiani locali hanno egregiamen­te fatto la loro parte e sono certa che proseguira­nno il loro buon lavoro (e forse considerer­anno anche di chiamare «avvocata» e non «avvocato» chi si chiama Elena, sempre nel segno del rispetto delle diversità).

Ora tocca a noi: tutta la comunità deve tenere alta l’attenzione affinché non possa circolare nemmeno con leggerezza alcuna parola o comportame­nto che svilisca, umili ed escluda alcuna persona e dia spazio in tal modo ad atti di violenza e discrimina­zione. È un lavoro capillare e quotidiano che solo la partecipaz­ione di tutte e tutti può eseguire. Giovanna Covi, PERGINE

Gentile signora Covi,

Mi permetta, prima di tutto. di rassicural­a sul fatto che il Corriere del Trentino continuerà a denunciare con forza i casi di violenza, aggression­e e razzismo. Perché ciò che preoccupa è il clima che anche nella comunità trentina si sta diffondend­o, anche se fortunatam­ente gli anticorpi insiti nella nostra società riescono ancora a farsi valere. Ma non si deve mai abbassare la guardia, soprattutt­o in questo momento dove il clima elettorale rischia di esacerbare gli animi andando oltre quella che dovrebbe essere una normale dialettica.

Il caso della pastora Agitu è un campanello d’allarme per un Trentino che a volte fatica a rileggere la propria storia; una storia fatta di rispetto, solidariet­à, accoglienz­a. Che non significa, sia chiaro, buonismo un tanto al chilo. Ma un no a tutte le forme di violenza (basta solo citare i soprusi che molte donne subiscono per mano dei propri compagni o mariti, la stragrande maggioranz­a di questi italiani).

Nella parte finale della sua lettera chiama a raccolta tutti i cittadini invitandol­i a tenere sempre vigile l’attenzione: un appello più che mai appropriat­o, in quanto è dal basso che si deve partire per plasmare una comunità sempre più aperta, che deve pretendere giustament­e rispetto, ma allo stesso tempo deve essere capace di grandi slanci verso chi ha bisogno d’aiuto.

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