Peso alle Parole Amore, odio o violenza: l’importanza del linguaggio Apre a Trento il rivoluzionario «Words Festival»
Poesia, libri scrittura, arte e musica per capire il cambiamento
Parole. Quanto sono importanti oggi? Il «peso delle parole» incide ancora nella comunicazioni e nelle relazioni, in un’epoca in cui i social velocizzano, tolgono cura e riflessione? L’immediatezza di sms, mail e messaggi sembra avere trasformato le parole in «nuvole»: leggere, evanescenti, usate (e consumate) con facilità e senza pensare alle conseguenze. Per riflettere e confrontarsi su un tema che può apparire antico, ma è più attuale che mai, apre a Trento un piccolo, rivoluzionario festival «indie», che punta tutto proprio sulle parole (già dal nome). E’ il «Words Festival. Peso alle parole», da oggi al 6 ottobre al Bookique di Trento. Tre giorni densi di contenuti per capire come la comunicazione verbale e scritta può incidere attraverso poesia, libri, scrittura, nella vita di tutti i giorni. Tra poetry slam, incontri con l’autore, comizi di poesie, concerti, letture e performance, il programma è fitto, con più eventi ogni giorno, dalle 18 in poi.
Il tema del festival è l’occasione per un confronto culturale che coinvolge scrittori e intellettuali.
A iniziare da Isabella Bossi Fedrigotti, giornalista e scrittrice trentina di Rovereto. «Le parole sono l’essenza dell’essere umano - dice -. Lo dimostra ad esempio il tedesco, una lingua che utilizza molte più parole e con significati più precisi per indicare qualsiasi cosa. E rispecchia un po’ la precisione dei tedeschi. I miei romanzi tradotti in tedesco, soprattutto nel caso di storie d’amore, con la scansione della traduzione, perdevano il valore emozionale, leggendo tutto diventava meno evocativo».
Ma il peso delle parole si trasforma velocemente nelle «parole d’odio», che spesso hanno innescato episodi di razzismo, anche in Trentino Alto Adige. Una violenza che corre sul filo del verbo, diventa incandescente, ferisce come pietra. «Credo sia un abuso terrificante - sostiene Isabella
Bossi Fedrigotti - . Parole pesanti usate come armi, mi colpisce quando avviene in politica. Oggi i politici si insultano quotidianamente via social, “scrivere” sui social toglie forza e impatto, così l’insulto sembra meno importante, ma se venisse gridato ad alta voce ritroverebbe la reale, enorme dose di violenza».
La soluzione? «Io sono favorevole a una cura intensiva di poesia, che può aiutare a rivalutare la lingua e toglie aggressività», conclude Isabella Bossi Fedrigotti.
Lorenzo Tomasin, uno dei massimi esperti di linguistica in Italia, docente di Filologia romanza e Storia della lingua italiana all’Università di Losanna (Svizzera) e giurato del premio letterario Campiello, fa notare: «Nell’era della tecnologia social le parole possono diventare proiettili. Cartucce di un continuo mass shooting. Penso proprio agli insulti razzisti, così facili da scagliare e da diffondere ovunque, micidiali».
Tomasin riflette poi sul fatto che «la disponibilità di mezzi digitali ci rende meno accurati, la responsabilità di poter correggere tutto al volo ci deresponsabilizza. Ma l’accuratezza e la capacità di dominare la parola sono merce sempre più rara. E la lentezza diventa il nemico da battere, il privilegio da riconquistare. Chi riesce ormai a pensare, parlare, scrivere lentamente?»
Matteo Righetto, scrittore veneto, cantore dell’ambiente e della montagna, raffinato nello stile narrativo, evidenzia: «Dale parole nasce qualunque cosa. Ogni cambiamento culturale parte dalla semantica. Bisogna ridare umanesimo al dizionario. L’importanza di un vocabolario ricco permette anche di vedere e raccontare il mondo con mille sfumature e mille colori. Le parole possono diventare poesie d’amore o dichiarazioni di guerra, l’alfabeto è lo stesso, ma l’uso che ne fa il singolo cambia i destini». E Righetto rivela: «Da mesi sto cercando di fare riscoprire e rendere attuale il significato di “patria” e “frontiere”».