Assemblea Ccb, statuto corretto: passo decisivo
Ieri l’assemblea straordinaria a Milano. In cda solo le banche affiliate migliori
Assemblea straordinaria di Ccb a Milano: approvate all’unanimità le modifiche allo statuto, passo decisivo per diventare capogruppo nazionale. Il nome: Cassa centrale banca - Credito cooperativo italiano spa.
TRENTO Approvate ieri all’unanimità le modifiche allo statuto di Cassa centrale banca, passaggio decisivo per la trasformazione in gruppo nazionale del credito cooperativo. Intanto però in Parlamento si assiste all’estremo tentativo di bloccare la riforma: De Bertoldi (Fdi) ha depositato un’interrogazione che solleva il tema dell’incostituzionalità della legge, sulla scia delle indicazioni del presidente emerito della Consulta Valerio Onida. Si attendono iniziative analoghe da M5s.
A Milano ieri si è tenuta l’assemblea straordinaria di Cassa centrale banca: d’ora in poi la nuova denominazione sociale sarà Cassa centrale banca - Credito cooperativo italiano spa. Le modifiche più rilevanti: gli amministratori saranno scelti solo dalle banche affiliate con i conti a posto nei tre esercizi precedenti; collocate nelle due migliori classi di rischio; che rispettino il patto di coesione e non abbiano subito sanzioni. In un cda da 15 componenti, 5 saranno indipendenti.
L’assemblea ieri ha deciso anche di conferire la delega al cda per aumentare il capitale sociale, attraverso l’emissione di azioni ordinarie o obbligazioni convertibili, entro 5 anni, fino all’importo massimo di 1,428 miliardi di euro. Sod- disfazione da parte del presidente Giorgio Fracalossi, che ha parlato di un ulteriore momento storico del percorso. Il direttore generale Mario Sartori ha sottolineato il lavoro fatto per creare un soggetto nuovo, in cui ognuno dovrà fare la sua parte e dove la capogruppo non farà invasioni di campo, ma nemmeno azioni di supplenza.
Una riforma che comunque continua ad essere avversata da una parte della politica. De Bertoldi, segretario della commissione Finanze del Senato, ha depositato un’interrogazione indirizzata al ministro dell’Economia Tria. L’obbligo di adesione al gruppo cooperativo, secondo Onida, è incostituzionale. De Bertoldi si chiede se Tria condivida il fatto che la norma contenga misure «contrarie al principio di libera iniziativa economica» e «contrarie alla logica della cooperazione», costituzionalmente tutelata. Da vedere se ci sarà un seguito.
Senato De Bertoldi (Fdi), interrogazione a Tria «Riforma con profili incostituzionali»