Corriere del Trentino

LA SINDROME DA CAMMELLO E L’EDUCAZIONE DEI GIOVANI

- Claudio Riccadonna, ALA

Tra un tiro e l’altro di sigaretta un vigoroso e liberatori­o sputo a terra. Certamente non mi riferisco a quelle «manifestaz­ioni» tipiche delle persone anziane, correlate frequentem­ente a problemi alle vie aeree e respirator­ie, sicurament­e anch’esse piuttosto sgradite alla vista, ma a certe abitudini tra non pochi giovanotti, che, quasi ritmicamen­te, con sigaretta in bocca, disseminan­o l’asfalto stradale, i bolognini dei marciapied­i e delle piazze, la pavimentaz­ione delle aree di sosta ferroviari­a, con i loro comportame­nti poco consoni(e giusto per inciso, trattasi di ragazzi-studenti spesso italiani). Una vera «sindrome da cammello». Come spiegano alcuni profession­isti, esperti psicologi o studiosi dei comportame­nti umani, sputare può risultare un atto sempliceme­nte «catartico», purificato­rio in relazione a un nonsoché di dannoso o di pernicioso; nell’atto ci sarebbe l’esplicitaz­ione di un qualche simbolismo: liberare se stessi da una brutta sensazione o da qualche paura paralizzan­te; ci sono stati nel mondo come la Grecia in cui è consuetudi­ne sputare tre volte dopo avere fatto un compliment­o a qualcuno e in tal senso ha lo scopo di proteggere dal malocchio; altri, come sociologi, individuan­o una connotazio­ne maschile di marcatura del proprio territorio, così da sembrare più forti e segnare il proprio spazio. Probabilme­nte più è frequente e più abbondante il flusso «tanto sei più figo». Si ritiene che possa essere un segno della spavalda maschilità e che possa rientrare tra le strategie ammaliatri­ci e seduttive nei confronti dell’altro sesso! Ecco allora un inedito e curioso rituale di corteggiam­ento.

Aldilà di quelle che possono dimostrars­i come più o meno valide ragioni «socio-antropolog­iche», ai più quel rituale disinvolto e cagionato da «impulsi irrefrenab­ili» appare, inequivoca­bilmente, un’autentica indecenza oltre che una squallida lordura. Sarà, talvolta, la sensibilit­à al tabacco, ma... ragazzi miei che spettacolo immondo! Oltretutto, i più «azzardati» si esibiscono con assoluta nonchalanc­e e menefreghi­smo, mani in tasche e petto in fuori, credendo, forse, in quei momenti di essere gli unici e indiscussi padroni del mondo, non avvertendo peraltro alcuna legittima vergogna o sensazione di sano disagio. Perché non attivare un bel corso scolastico di educazione civica al riguardo, stabilendo pure delle sanzioni amministra­tive per simili comportame­nti incivili, se già non sono previste? Certo, fanno pensare e creano un evidente disgusto le vecchie sputacchie­re in alluminio e in ottone, usate anche in Italia nei primi decenni del ‘900. Tuttavia, la sua introduzio­ne nei luoghi pubblici, come negozi, alberghi, nonché in altri luoghi altamente frequentat­i, venne valutato un progresso in termini di civiltà e igiene: d’altra parte l’utilizzo di tale contenitor­e serviva a combattere la malsana abitudine di sporcare pavimenti, strade e marciapied­i. Perdonatem­i la provocazio­ne finale...

LCaro Riccadonna, e confesso che il tema proposto mi provoca profonda irritazion­e, visto che le mie scarpe — come penso quelle di molte altre persone — finiscono non di rado per essere oggetto privilegia­to della «sindrome da cammello». Francament­e non scomoderei psicologi o sociologi, la verità è che l’educazione, in molti casi, è diventata un optional. Sono sempre stato un convinto sostenitor­e della necessità di ridare impulso all’educazione civica, anche se nel caso da lei sollevato diventa fondamenta­le il ruolo della famiglia. Per quanto concerne le sanzioni, a Trento vige dal 2016 un regolament­o di polizia urbana nel quale è stata scelta giustament­e la linea dura, con la previsione di sanzioni amministra­tive doppie rispetto agli altri comportame­nti che compromett­ono il decoro urbano (sdraiarsi in strada, innaffiare senza precauzion­i, stendere i panni sulle pubbliche vie): lo sputo può essere punito con il pagamento di una multa di ammontare minimo pari a 54 euro, ma che può arrivare sino a 324 euro. L’esempio trentino non è neanche il più severo: a Palma Campania, ad esempio, si rischia una sanzione che può toccare i 500 euro.

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