Il turismo in Trentino tra redditività e mercati
Le recenti analisi di Enrico Franco attorno al turismo trentino (l’ultima sul Corriere del Trentino di ieri)suggeriscono qualche considerazione. Complessivamente il turismo trentino va bene: le statistiche confermano che le presenze tengono (un uno/due per cento in più o in meno non cambia lo scenario ) e il Trentino ha una posizione di rilievo nel contesto della vacanza italiana. Quello che pare un po’ meno soddisfacente è l’andamento economico: anche se mancano ancora dati ufficiali pare che quest’anno i turisti siano stati un po’ più risparmiosi rispetto agli anni scorsi e qualche albergo sulla distanza fa fatica a reggere. Lo dimostra il numero di alberghi in vendita, anche se spesso la dismissione è dovuta più che ai conti economici ai ricambi generazionale (i figli che non vogliono più essere albergatori come i padri).
Insomma c’è un problema di redditività. Come affrontarlo? Indicherei due strade. La prima è di abbassare il peso fiscale sugli alberghi (oggi è circa il 64%) e la seconda sta in un progetto di internazionalizzazione più deciso e determinato. Per quanto riguarda il primo aspetto la Provincia sicuramente può dare una mano abbassando le aliquote di Imis e Irap.
Il secondo aspetto è un po’ più complesso e ci riporta al consueto duello tra quantità e qualità. Anche questo non è facile: internazionalizzare significa andare a caccia di turisti su mercati completamenti nuovi. Da quello italiano e quello tedesco — tanto per dire — forse abbiamo già raschiato abbastanza. Bisogna puntare con coraggio su mercati nuovi e turisticamente interessanti (Cina, India, Paesi arabi, Stati Uniti) oltre che ad arare meglio sui mercati più vicini. Ma per puntare su mercati nuovi — la Svizzera e l’Austria lo insegnano — è necessario predisporre un’offerta che sia attrattiva e in grado di soddisfare innanzitutto le aspettative di questi turisti, quasi un’offerta «personalizzata», si deve poi avere a fianco tour operator internazionali, garantendo soprattutto collegamenti rapidi del Trentino con gli aeroporti vicini. Insomma non è un lavoro da poco, che chiama in causa in prima battuta anche gli albergatori, oltre che l’ente pubblico che deve predisporre infrastrutture e coordinare tali progetti.
Quando qualcuno mi chiede che cosa significa internalizzazione lo invito ad aprire il sito web di «Zell am See», località turistica austriaca di indubbio livello internazionale. Sul web le pagine sono tradotte in diciannove lingue, oltre al tedesco naturalmente. Sul sito della Trentino Marketing le traduzioni sono in sei lingue. Un esempio emblematico ma il fatto di esser presenti con 19 lingue significa che «Zell am See» fa promozione su 19 mercati diversi con offerte pensate e costruite per ciascuno di simili mercati e per i relativi target e che ha messo in piedi collegamenti adeguati e rapidi.
Il turismo nel suo complesso vive un periodo di grande espansione. I grandi player affacciati all’orizzonte (vedi Airbnb ) garantiscono flussi alti, ma spesso poco remunerativi. In Puglia quest’anno nel solo agosto 35.000 alloggi sono stati occupati da turisti che avevano prenotato tramite questo canale. Ma il problema del Trentino non è di aprire a tutti ma di selezionare e quindi andare a pescare turisti di quella fascia medio alta con capacità di spesa che non sia quella dei pendolari veneziani (25 euro al giorno ovvero una pizza) o per restare in loco alle decine e decine di persone che in estate vanno a Riva solo per mangiare il gelato. La qualità richiede innanzitutto un patto di ferro tra imprenditori e organizzazione turistica pubblica (Trentino Marketing e Apt) con strategie avanzate, politiche di prezzo chiare, affiancate da un miglioramento delle infrastrutture a cominciare dalla viabilità. Voglio dire, in altre parole, che qualità non significa rincorrere tutti i turisti, così come non significa costruire nuovi alberghi, visto che i posti letto sono già tanti e il livello di occupazione è assai contenuto almeno rispetto ad Alto Adige e Tirolo. Con una precisazione ulteriore: quando parlo di qualità non mi riferisco solo agli alberghi e alle strutture, che in genere in Trentino sono di buon livello se non ottimo. Mi riferisco a tutto il contesto che sta fuori dell’albergo: qualità dei ristoranti, dello shopping, dei servizi, dei rapporti con i turisti. Tutto può andar bene ma se poi il turista trova un noleggiatore un po’ «orso» cade il palco e magari il turista si porta a casa questa immagine e non il resto. Un processo di qualità, quindi, che coinvolga anche la comunità. Forse in questo caso non è errato l’invito degli albergatori a cominciare a spiegare che cos’è il turismo già nelle scuole.