POLITICA, STANCHI RITUALI NECESSARIO VOLTARE PAGINA
C’è una parola magica che in questi giorni di campagna elettorale si staglia sopra le altre: cambiamento. Tutti i partiti vogliono cambiare, e ci mancherebbe che non fosse così. Sto seguendo attraverso giornali e televisioni le tappe di avvicinamento alle elezioni provinciali. Lo faccio da cittadino deluso da questa politica, non la denigro perché la considero indispensabile, ma non mi piacciono i rituali che si porta appresso: per prima cosa le molte chiacchiere, poi le promesse che difficilmente potranno essere mantenute. Sono in crisi, nel senso che non so ancora se il 21 ottobre andrò ai seggi. Se dovessi farlo, non saprei per chi votare. L’ultima volta ho scelto il centrosinistra, ma oggi questa proposta arranca. Non mi sono piaciute le interminabili discussioni che hanno accompagnato la scelta del candidato presidente. Non conosco Ugo Rossi, ma se si voleva «cambiare» bisognava avere il coraggio di farlo all’indomani della debacle del 4 marzo. Invece ci si è incartati, dando uno spettacolo poco edificante sull’esterno. Potrei saltare sul carro dei vincitori (o presunti tali) come faranno alcune persone che conosco e votare centrodestra tanto, dicono i ben informati, i partiti sono tutti uguali. Per me non è così, non amo ragionare di pancia e non considero il tema della sicurezza, almeno per il Trentino, argomento attorno al quale scatenare pericolose guerre di religione. Sembra che tutto ruoti attorno alla chiusura del Cinformi, al presidio di piazza Dante, all’esercito da mandare a presidiare le piazze cittadine. Invece ci sarebbe da discutere attorno al tema del turismo, delle politiche del lavoro, delle infrastrutture (gomma o rotaia?). Spero di chiarirmi le idee in questi ultimi giorni, anche se sono poco fiducioso. Gabriele Salvaterra, PERGINE
Caro Salvaterra,
Innanzitutto le auguro di superare questa «crisi politica» perché siamo noi cittadini che abbiamo la possibilità di cambiare la situazione esercitando un grande diritto — e dobbiamo salvaguardarlo con tutte le nostre forze — che è quello del voto. L’offerta di proposte politiche è vasta e molto variegata. Qualcuno dice che undici candidati alla presidenza sono troppi: indubbiamente non sono pochi, ma è la democrazia e bisogna saper accettarne anche gli eccessi. Basta però leggere i programmi, unico modo per pesare la statura dei candidati, e le assicuro che una spontanea scrematura avverrà senza alcuna difficoltà. Detto ciò, è vero che la politica si trascina rituali fastidiosi: non si tratta però delle molte banalità o delle promesse, piuttosto del voler parlare per slogan, cavalcando l’onda del momento. Il generalizzare tutto può essere vincente al momento ma perdente sul lungo periodo. Dipende sempre dalle scelte che si vogliono fare e dalla voglia di metterci la faccia.