Valli di Non e Sole, l’isola felice che voterà di pancia
Tra i solandri si avverte il vuoto lasciato da Carlo Daldoss In piazza: «Pensavamo di votare per lui, ora siamo incerti»
Politici «tutti uguali», «attaccati solo alle poltrone», «voltagabbana». Anche se c’è consapevolezza che il Trentino sia un’isola felice. Nelle valli di Non e Sole, si respira pragmatismo e disillusione. Pochi gli elettori che non andranno a votare. «Prima i trentini» è lo slogan che fa breccia nei territori famosi per i meleti. Mentre in val di Sole Carlo Daldoss rimane protagonista.
TRENTO Pragmatismo e disillusione. Che in Trentino si viva bene lo ammettono in tanti: da più di una bocca esce l’espressione «isola felice». Eppure, nei confronti della politica, che il territorio lo amministra, c’è sfiducia: i politici sono, nell’ordine, «tutti uguali», «attaccati solo alle poltrone», «voltagabbana senza vergogna». Pensieri che i cittadini esprimeranno nelle urne fra una decina di giorni, visto che, a parte qualche raro caso, andranno a in massa a votare. Non dovrebbe vincere, insomma, il partito dell’astensionismo, almeno nelle valli di Non e Sole. «Prima i trentini» riecheggia più spesso fra le colline ricoperte dai meleti; scorre forte il sentimento autonomista, invece, procedendo verso ovest, ai piedi della catena settentrionale delle Dolomiti di Brenta, con un grande protagonista: Carlo Daldoss.
Val di Sole
L’ex assessore tecnico della giunta di Ugo Rossi, per vent’anni sindaco di Vermiglio, in valle è sulla bocca di tutti: «Noi eravamo già certi di votare lui, una persona valida — spiegano Angelo e Guido, indosso le divise del lavoro — adesso non sappiamo più cosa fare». Nella piazza di Malè un grande striscione con la foto di Samantha Cristoforetti ricorda l’emozionante epopea di quattro anni fa, quando il piccolo centro solandro finì alla ribalta delle cronache internazionali in concomitanza con il viaggio nello spazio della sua illustre concittadina. I due sentono soffiare il vento del cambiamento in Trentino: «Non vorrei che l’autonomia finisse in mano al Veneto» sussurra Guido. «Invece che dividere, il centrosinistra doveva unire — aggiunge Angelo — succede- rà che la val di Sole non avrà nessun rappresentante in consiglio provinciale, o forse solo uno (Ugo Rossi, ndr). E per le valli periferiche è estremamente importante che ci sia qualcuno in grado di valorizzare le istanze dei territori».
Si parla di Daldoss pure a Dimaro, anche se, secondo il signor Aldo Rosatti, «nonostante dimostri capacità superiori alla media di tutti gli altri rappresentanti politici, in questo caso ha penalizzato il Trentino». Anche Rosatti, in sella alla sua bici in un centro piuttosto vuoto in clima da fine stagione, sostiene che «molti, anche in valle, voteranno di pancia». Ovvero «per la Lega». Ma lui, con grande concretezza, cita il ritiro del Napoli («venti giorni di Ferragosto») e il «salvataggio» delle funivie di Folgarida Marilleva e dice che sarà «fedele a chi quelle scelte le ha sposate». Tradotto: a Ugo Rossi. «Anche se i suoi errori li ha fatti — ammette — dall’aver cercato un amico in chi poi l’ha tradito al non aver saputo interloquire bene con qualche esponente del Pd come Donata Borgonovo Re».
Anche Andrea, pochi minuti prima del termine della pausa pranzo, non ha dubbi: «Autonomista da sempre — afferma — ho fatto una scelta anni fa e non la cambio: conosco le persone, dunque le voto. E Rossi ha fatto bene in questi cinque anni». Chi invece in Trentino non è nato, ma vi si è trasferito per i motivi più disparati, la prima cosa che sottolinea è la qualità della vita. Come Antonio, che vende frutta e verdura in piazza a Malè ma è originario di Torino: «L’autonomia è gestita molto bene, chi ambisce a dei risultati col lavoro li ottiene — ammette — paura e sfiducia, tuttavia, sono diffuse, perché la sensazione è che a chiunque si indirizzi il proprio voto esso vada perso: chi viene eletto dà la colpa a chi c’era prima e la situazione non cambia».
Val di Non
Una sensazione, questa, che in val di Non si fa palpabile. A parte chi dice di avere fretta, un appuntamento, un impegno di lavoro, «problemi» e preferisce non parlare (molti), chi invece lo fa esprime spesso disagio di fronte alla parola «elezioni». Astio a tratti. C’è chi arriva a dire che della politica farebbe «un gran falò» e chi chiede «al suocero cosa votare». Pur ammettendo che «in Trentino si sta bene» e che, soprattutto per le famiglie, l’attenzione è elevata. Lo confermano le molte mamme con passeggino e bimbi al seguito che si incontrano. «Bonus, nidi, assegni: per le famiglie con bambini le agevolazioni sono molte, non lo si può negare — ci dice Sara, che incontriamo a Taio con la più piccola dei suoi due figli — anche se comunque si può sempre migliorare». Lei, come molte altre donne e madri, ammette di non aver avuto il tempo di informarsi sulle imminenti elezioni provinciali: «Seguire tutto è dura, i bambini riempiono le giornate — ammette — approfitterò del silenzio elettorale per decidere, adesso non ho le idee chiarissime. Anche perché ci sono candidati che si conoscono personalmente, ma non è giusto votare qualcuno solo per questo o perché ti promette qualcosa».
Samantha e Deborah, invece, altre due giovani mamme con i loro bimbi, le incrociamo davanti al municipio di Cles: «Per le famiglie le agevolazioni sono tante, il Trentino è ancora una terra che offre prospettive ai giovani — riconoscono — viviamo in un’isola felice». «L’importante però è aiutare prima i trentini e poi tutti gli altri — sostiene la prima — gli stranieri che ad esempio stanno fuori dall’ospedale o che ti rincorrono per chiederti l’elemosina andrebbero proprio eliminati».
«Prima i trentini» è un concetto che esprime anche Mauro, cinquantenne di Taio. Anche lui, di origine lombarda, parla di «isola felice»: «Si aiuta chi viene da fuori e questi ne approfittano, comportandosi con prepotenza e maleducazione» evidenzia. Qui ci sono il lavoro, i servizi, insomma «c’è tutto quello che serve», ma «occorre usare meglio l’autonomia che c’è, soprattutto per valorizzare i nostri giovani, e non perderla».
Per Laura e Veronica, madre e figlia di Cles, «i politici sono tutti uguali: tante parole e nessuna azione. Continuano a cambiare poltrona senza vergogna né coerenza». Andranno a votare, anche se non sanno ancora per chi. Veronica quando si imbatte nelle tribune elettorali facendo zapping cambia canale: «Sono noiosi, è la solita minestra riscaldata». Proprio per questo Riccardo, pensionato, alle urne non si recherà: «I politici guardano solo alla loro sedia, che sia ben calda — sentenzia, insieme a Gina, appena fuori gli ambulatori medici di Taio — basterebbero dieci donne come mia nonna Barbara: altro che il Trentino, farebbero funzionare tutta l’Europa».
Riccardo Basterebbero dieci donne come mia nonna Barbara: altro che il Trentino farebbero funzionare tutta l’Europa