«Figli o lavoro, madri costrette a scegliere»
Il consigliere di parità: «Gli strumenti di tutela sono poco conosciuti» Parte la campagna rivolta alle donne in attesa del primo bambino
TRENTO «La nascita di un figlio sul mercato del lavoro italiano tende ad avere conseguenze opposte: se per un uomo infatti è vista positivamente, come un fattore stabilizzante, nelle donne viene associata a stanchezza e disattenzione rispetto alle proprie mansioni». A dirlo, dati alla mano, il consigliere provinciale di parità Emanuele Corn, che spiega: «La riduzione del numero di figli non è una questione culturale, ma strutturale».
Ne è prova il fatto che mentre le famiglie immigrate da poco tendono ad avere più bambini rispetto alle famiglie trentine, nelle coppie straniere inserite da anni nel nostro mercato del lavoro, gli indici di natalità sono in linea con quelli — bassi — delle coppie italiane. «Le statistiche — continua Corn — rivelano che nel settore privato le mamme si dimettono quando arriva il secondo o il terzo figlio, ma la verità è che spesso, già al rientro dalla prima gravidanza, la pressione è così forte da convincerle a non averne una seconda». Pensiamo all’aspettativa: se gli stipendi delle donne sono più bassi rispetto a quelli dei maschi, è quasi automatico che sia la mamma e non il papà a rinunciare alla propria professione in favore della cura del bambino.
Eppure, i fattori di riequilibrio ci sarebbero: alcuni — come il bonus bebè erogato in base al calcolo della differenza reddituale tra i salari dei genitori — sono teorizzati solo sui libri. Altri — come il contributo economico per le imprese che nei primi anni di vita del bambino concedono il part time alle mamme o il «progetto co-manager», in cui le libere professioniste si mettono a disposizione delle colleghe in gravidanza tramite un apposito registro, per aiutarle a portare avanti il pacchetto clienti durante il periodo della maternità per poi restituirlo intatto al rientro — sono previste dalle politiche sociali già attuate dalla Provincia.
«Ma a conoscere l’esistenza di questi sistemi di conciliazione — lamenta Corn — sono in pochi». Di qui l’avvio, in primavera, delle trattive tra il suo ufficio, la fondazione Demarchi e l’azienda provinciale per i servizi sanitari, per costruire un percorso informativo indirizzato alle donne potenzialmente più a rischio di subire una discriminazione, ovvero le gestanti in attesa del primo figlio. A partire dal mese di ottobre, all’interno dei corsi preparto organizzati dalle ostetriche a Trento e Rovereto, è stato dunque inserito un momento formativo libero e gratuito aperto anche ai papà in cui Corn e la psicologa Daniela Drago, parleranno di empowerment femminile e offriranno una panoramica completa degli strumenti di conciliazione e di tutela anti-discriminatoria già previsti dalla normativa provinciale e nazionale. «L’obiettivo di questi appuntamenti — conclude il consigliere — è quello di informare, ma anche di raccogliere le esigenze più sentite dai neogenitori per tenerne poi conto in fase di aggiornamento triennale del piano per le politiche del lavoro, che cade proprio nel 2019».
Corn
Vogliamo raccogliere le esigenze più sentite dai neo genitori