Johnny Mox canta la sua generazione: «Il futuro non sta arrivando, ma tu sì»
Il nuovo corso di Johnny Mox viaggia lungo i binari della forma canzone. «Future is not coming. But you will» è il titolo del terzo album del musicista trentino, in uscita il 26 ottobre per To Lose La Track, con distribuzione Audioglobe. Un disco di rottura anticipato da un singolo spiazzante come «Destroy Everything», che valorizza la vocalità di Gianluca Taraborelli, 40 anni, mai così in primo piano su un tappeto sonoro scarno ed essenziale che enfatizza ulteriormente il messaggio del testo. Dopo «We=Trouble» (2012) e «Obstinate Sermons» (2015) il polistrumentista di Trento mette temporaneamente da parte l’irruenza punk combinata al gospel e lo sperimentalismo musicale per sfornare un lavoro profondamente notturno influenzato dagli ascolti di Nick Cave, Tom Waits e Portishead. Con tre dischi alle spalle, due tour europei, un tour americano e centinaia di concerti in tutta la penisola, Johnny Mox ha sviluppato negli anni uno
stile personalissimo che mescola gospel, punk e sperimentazione. Assieme ad Above the Tree ha fondato nel 2016 «Stregoni», un progetto di band aperta e itinerante che ha portato sui palchi di tutta Europa più di quattromila migranti e richiedenti asilo. Nella primavera del 2019 uscirà il film documentario su questa originale esperienza che testimonia quanto si possa fare attraverso la musica per l’integrazione. Il nuovo tour di Johnny Mox, accompagnato dai suoi Moxters of the Universe, partirà il 24 ottobre dal Magnolia di Milano per toccare il 3 novembre il centro sociale Arcadia di Schio (Vicenza), la data più vicina per il pubblico regionale.
Johnny Mox, com’è nato questo nuovo lavoro?
«Volevo fare un disco di canzoni più che lavorare sui suoni e le sperimentazioni. Negli ultimi due anni ho voluto recuperare la struttura della forma canzone e ho scritto soprattutto di notte, quindi ne sono uscite delle canzoni con tanti riverberi che risentono di quell’atmosfera.
E il titolo?
«Per nove mesi il titolo del disco doveva essere “Future is not coming” e poi ci ho aggiunto “But you will”. Futuro e rivoluzione sono parole abusate nelle moderne strategie di marketing: ho voluto esprimere quanto il futuro per la mia generazione sia stato in parte perduto e in parte rubato.
Quale messaggio rivolge alla sua generazione?
«La mia generazione è quella dei quarantenni, siamo cresciuti con grandi aspettative, coi muri che crollavano e i confini che si aprivano. Ci aspettava un futuro radioso, invece ci troviamo in questa situazione».
Quale futuro vede per i quarantenni allora?
«“Il futuro non sta arrivando… ma tu sì” vuole significare che l’unico futuro sta nel re-
stituire centralità agli esseri umani: perché i migranti continueranno ad arrivare e i figli continueranno a crescere».
In copertina del disco c’è un cerotto, perché?
«Il cerotto in copertina richiama quello del mio primo album: ma se in quel caso copriva un ginocchio, ora copre la crepa nel muro della casa, un’allusione per tutta la struttura. La foto l’ho fatta a casa mia, ho trovato forte questa immagine».
Qual è la canzone che meglio rappresenta il suo nuovo corso?
«Sicuramente “Destroy Everything”. Sapevo di andare incontro a un cambio deciso con questo pezzo ma probabilmente è la mia preferita dell’intero disco».
Come la descriverebbe dal punto di vista musicale?
«È un brano che si basa su quattro accordi semplici senza nessun tipo di cambio armonico: mi piace il mood del crooner ha una sua forza parlare di lotta e voglia di distruggere tutto anche con toni pacati».
E il video di questa canzone com’è nato?
«È stato il più economico mai realizzato: riprende le immagini della mia laurea e della mia compagna».
Perché questa scelta?
«Ritorno ai concetti espressi prima, il giorno della laurea è il simbolo perfetto di quello che penso».
Vale a dire?
«La fine degli studi, la tesi, la corona d’alloro, i festeggiamenti non sono altro che l’inizio di un futuro che poi magari non sarà così radioso come ce lo figuravamo in quel giorno. E allora se il futuro che aspettavamo non sta arrivando, è anche vero che tu ci sei e sei centrale».
Lo spirito
Volevo fare un disco di canzoni più che lavorare sui suoni e le sperimentazioni. Ho scritto di notte, quindi ne sono uscite delle canzoni con tanti riverberi