Trekking riqualificato Coalizioni spaccate anche al loro interno
del Lagorai e non abbiamo cambiato rotta». Decidendo di partecipare alla stesura del progetto. «È facile criticare dopo — ammonisce la giunta Sat —, ma la parte faticosa è quella della costruzione di un percorso». Che, ci tiene a precisare il sodalizio, non è stato «a porte chiuse»: «Il percorso partecipativo c’è stato. Si sono fatti incontri in val di Fiemme e in Tesino, le sezioni interessate sono state coinvolte. E in Sat la delibera è passata un anno fa. Purtroppo sappiamo che spesso il percorso partecipativo viene disertato, salvo poi protestare».
Quindi l’analisi sul progetto vero e proprio. E sulle obiezioni sollevate in questi giorni. A partire dalla critica legata alla ristrutturazione delle malghe, con il pericolo — sollevato a gran voce dal gruppo Facebook «Giù le mani dal Lagorai» — della costruzione di ristoranti in quota. «Non è così. Le malghe, con le dovute precauzioni, possono essere ristrutturate per diventare una sorta di posti tappa gestiti, che potrebbero anche fungere da presidio di quel territorio». Per malga Lagorai (la più contestata) la proposta è di farne «un piccolo rifugio o un agritur». Ponendo dei vincoli. Anche naturali: «Gli interventi dovranno essere quanto più possibili attenti a evitare nuovi e più brevi collegamenti con l’Alpe Cermis». Tenendo conto, osserva Sat, che «se davvero le funivie volessero colonizzare il Lagorai non avrebbero bisogno di un punto tappa del trekking: hanno soldi e potere politico per farlo comunque». Non solo: i parametri posti e il carattere pubblico delle malghe, secondo Sat, scongiurerebbero «colate di cemento e squilibri».
E i bivacchi? «All’apparenza sembrano una facile e ragionevole soluzione — è la risposta del sodalizio — ma in realtà hanno diverse complicanze di carattere ambientale e gestionale». Di qui il rifiuto della Sat a nuove strutture di questo tipo in quota.
«Sia chiaro, non abbiamo firmato alcuna cambiale in bianco. Vigileremo affinché la filosofia della proposta non venga snaturata. Siederemo al tavolo tecnico con tutti gli attori del progetto. Faremo la nostra parte» sottolinea il sodalizio. Che allarga lo sguardo: «Non sarà la TransLagorai a mettere in pericolo l’integrità e la wilderness dell’area. Non saranno le 20 persone in più che ogni giorno potenzialmente cammineranno sui sentieri e sosteranno nei posti tappa a creare problemi, bensì l’aumento del traffico motorizzato sulla strada del Manghen, le eventuali espansioni delle aree sciabili del Cermis, l’aumento del flusso dei biker, in particolare delle e-bike».
Anna Facchini Non abbiamo firmato una cambiale in bianco e sulla tutela di questa zona non abbiamo cambiato rotta Ci preoccupano le e-bike